Querele temerarie, nuova legge condanna chi chiede in malafede denaro ai giornalisti

Senza Bavaglio
Roma, 15 giugno 2019

Entro questo mese di giugno dovrebbe essere introdotto nell’ordinamento italiano l’istituto della “querela temeraria”. Nelle scorse settimane, si sono concluse in Senato le audizioni del ddl e, finalmente, dopo 20 anni di inutili tentativi in Parlamento, la proposta di legge del senatore M5s Primo di Nicola, giornalista querelato da D’Alema negli anni ’90 per violazione della privacy, si avvia a diventare legge. Un articolo prevede la punibilità di chi chiede denaro per intimidire i giornalisti, articolo che interviene così sul codice di procedura civile (art.96):

Di Nicola si dice fiducioso poiché “l’abuso delle liti temerarie e delle richieste eccessive è uno dei fenomeni che più toccano la libertà di stampa, la qualità dell’informazione e della democrazia. Investe l’attività dei giornalisti che non si limitano ‘a portare veline’. Va a colpire cioè la parte più vitale del giornalismo, quella che scava e raccoglie notizie che non sono contenute in atti giudiziari con sentenze”.

Primo di Nicola

Numerosi sono i casi dei giornalisti intimiditi in Italia con richieste esorbitanti di denaro avanzate dai politici o dai potenti di turno solo per imbavagliare il giornalista e mettere in crisi gli editori. In un paese come il nostro, dove la crisi dei giornali è ormai un fatto acclarato, bastano poche querele per far andare i bilanci in rosso e procedere con il taglio dei posti di lavoro. Una situazione che può determinare la chiusura dei piccoli giornali o delle testate online. Di solito, queste cause sono intentate a costo zero, ma l’effetto potrebbe essere dannosissimo, anche se finiscono quasi sempre con il proscioglimento del giornalista.

Ma cosa dice il provvedimento? “In caso di temerarietà della lite – afferma Di Nicola – riconosciuta dal giudice, questi ti può condannare ad una cifra pari ad almeno il 50 per cento della pretesa dell’attore. Quell’almeno non è lì caso ma per dire che tu non fissi delle cifre per legge, ma lasci al giudice la libertà di decidere, ma comunque non sotto la soglia di quello che hai chiesto. Così chi avanza una causa di cui non è convinto perché lo fa per scopo intimidatorio sarà attento alla cifra che oggi butta lì come fosse niente. Non significa che la gente non chiederà più risarcimenti, ma che lo farà solo quando ha motivi validi per cui il giudice non dichiarerà che quella lite era temeraria perché infondata, ma che avevi buone ragioni per ritenerla fondata, che si sono rivelate sbagliate. Ma se tu prendi e chiedi soldi dicendo che sei stato diffamato ma non hai elementi solidi per sostenerlo in giudizio, come avviene di solito, a quel punto sai che rischi di lasciare sul campo il 50 per cento della somma che chiedi. Quindi anche in caso di richiesta temeraria la farai di 10mila euro, non di 20 milioni”.

Senza Bavaglio

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