False accuse di razzismo a Marinella Rossi Il capo della Campania sfidato al Gran Giurì

Speciale per Senza Bavaglio
Massimo A. Alberizzi
Milano,24 febbraio 2019

Sul settimanale on line campano iustitia.it, Claudio Silvestri, segretario dell’associazione stampa locale, riapre il “caso razzismo” al Congresso di Levico. Così possiamo finalmente leggere il testo della censura rivolta alla nostra Marinella Rossi. Quel testo, chiesto ripetutamente alla presidenza, era come d’incanto scomparso. Sparito, volatilizzato. Infatti negli atti del congresso, che ho appena ricevuto, quella censura non c’è.

Credevo che quel caso fosse chiuso dopo la stretta di mano tra Marinella e uno dei delegati napoletani, invece qualcuno vuole riaprirlo, nonostante il chiarimento.

E mi stupisco. Quel “documento di censura” rivolge pesanti accuse, del tutto infondate, a Marinella. La collega, infatti, non ha mai parlato di Africa e siamo pronti a sfidare Silvestri davanti a un Gran Giurì, per dimostrare la falsità delle sue accuse. Naturalmente Silvestri è un uomo d’onore e io sono certo che accetterà la sfida. Scrive infatti “le sue parole (di Marinella Rossi, ndr) sono state ascoltate nitidamente da decine di delegati di varie regioni”. Un falso, ripeto, perché Marinella non ha mai pronunciato quelle parole.

I processi sommari non mi sono mai piaciuti e ritengo che siano l’ultima risorsa di chi non ha ragioni da far valere. Ed è per questo che chiedo un Gran Giurì. Fino ad allora, sono io ad accusare Silvestri di aver scritto il falso, per calunniare strumentalmente una delegata di cui bisogna aver paura, per la sua intelligenza e per la sua storia.

Marinella aveva stigmatizzato il congresso con un’altra frase:Adesso siamo senza cartellino, senza casco e senza denti” (come c’è scritto sempre sul sito iustitia.it). Una critica rivolta a tutto il congresso – senza particolare riferimento ai colleghi campani – giacché alcuni capidelegazione dichiaravano voti inesistenti espressi da delegati che non erano neppure in sala. Sono a disposizione di Silvestri foto e video di questi comportamenti, già in passato da noi criticati.

Io credo che i dati del contendere vanno ricercati altrove. Marinella, infatti, poco prima, aveva presentato una mozione nella quale si stigmatizzava l’INPGI che ha chiesto un incomprensibile risarcimento danni, per un totale di 75.000 euro, a Frank Cimini e Manuela D’Alessandro, due giornalisti che si erano occupati del caso Camporese/Sopaf. Una querela da parte del nostro istituto di previdenza che potrebbe rasentare la temerarietà e che ci sembra sconveniente provenga da chi censura in continuazione (e giustamente!) la pratica di usare le richieste di danni esorbitanti come manganello intimidatorio contro i giornalisti. Io sono uno dei firmatari di quella mozione.

Per chiedere il voto contro la mozione illustrata da Marinella, i leader della maggioranza si erano mobilitati a tal punto da sostenere dal palco che quel documento fosse una richiesta surrettizia di riapertura delle indagini (altro falso). E allora hanno deciso di colpire non solo la nostra collega, ma tutto Senza Bavaglio e l’opposizione in genere.

La strumentalizzazione della battutama che razza di votazioni sono senza i cartellini, mica siamo in Africa” (prendo per buono questo testo, così come lo riporta iustitia.it, mai pronunciata da Marinella) da parte di Silvestri è poi chiarissima. La delegazione della Campania, infatti ha sempre votato correttamente con i badge, non fosse altro perché era formata da una maggioranza e una minoranza e i due gruppi si controllavano a vicenda. Io che vivo e lavoro in Africa, parlando con un delegato napoletano, più tardi gli ho chiosato scherzando: “Hanno fatto un complimento, perché in Kenya votiamo con sistema elettronico su un tablet e in fretta”. E lui, giustamente, si è messo a ridere.

Inoltre, forse è meglio spiegarlo a Silvestri, il termine “Africa” non viene utilizzato per definire con spregio qualcuno, ma per classificare il basso livello di democrazia. Insomma la “democrazia bulgara” e la “democrazia africana” non sono accezioni razziste ma, piuttosto, politiche.

Tra l’altro, Marinella ha subìto un’aggressione fisica da parte del delegato campano Stefano Andreone, evitata soltanto dall’intervento di Carlo Gariboldi che ha impedito all’assalitore di scagliarsi sulla collega. Questo particolare è sfuggito alla ricostruzione pubblicata da iustitia.it.

Comunque alcune delegazioni sedute dietro di noi avevano votato senza mostrare il badge e dichiarando un numero di voti superiore al numero di delegati presenti in sala.

A questo punto è necessario il confronto davanti a un Gran Giurì indipendente. Se il segretario della Campania non si presenterà, ammetterà implicitamente di aver scritto il falso, per attaccare strumentalmente una delegata dell’opposizione, brava e preparata, qualità sempre più rara.

Naturalmente si può chiudere tutto. Basta che Silvestri chieda scusa a Marinella e a Senza Bavaglio, per il linciaggio mediatico. Poi assieme concorderemo un documento per sigillare con la parola fine quest’increscioso caso.

Il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti

Io non so se i colleghi napoletani – che sedevano davanti a noi nella sala congressuale – siano stati aizzati apposta contro i milanesi dell’opposizione. So però che quella del linciaggio personale è una tecnica già più volte sperimentata in seno alla FNSI.

Una prova? La sconcertante dichiarazione del presidente del Congresso, Rocco Cerone, il quale, presa la parola dopo la denuncia dei colleghi della Campania, ha sentenziato: “Evidentemente io penso di parlare a nome dell’ufficio di presidenza e non posso che censurare questo inaccettabile comportamento” (quello di Marinella, ndr).

E bravo Rocco, sincero democratico e uomo dai processi sommari. Invece di avviare un’indagine per capire cosa stesse succedendo, lui ha deciso che la colpevole fosse Marinella e non i colleghi campani che, nella loro denuncia, spiccia e approssimativa, avevano preso un granchio.

Evidentemente Rocco non sa che la presidenza deve essere indipendente e rappresentare tutti. Non deve schierarsi con una parte sola. Da sanzionare (dopo accurate indagini) sarebbe il suo comportamento superficiale e affrettato. Sarebbe educato ricevere anche le sue scuse.

C’è poi un piccolo episodio da chiarire ai colleghi che hanno avuto una versione parziale e distorta dei fatti. Mostra l’ostilità pregiudiziale verso Senza Bavaglio e in genere verso l’opposizione. Mentre Marinella illustrava la mozione sull’INPGI, con la platea che rumoreggiava, io sono andato verso il palco e all’ex segretario della FNSI, Paolo Serventi Longhi, che sbraitava seduto in una delle prime file in platea, ho urlato che prima di votare andasse a leggere gli articoli dei due colleghi cui l’INPGI aveva rivolto la richiesta danni.

Articoli – a mio parere – che raccontavano fatti e accuse della magistratura verso Camporese: un lavoro da buoni cronisti. Non ho fatto in tempo a dirgli che se li avesse letti avrebbe votato a favore di quella mozione, che sono stato sommerso da improperi (non solo suoi, ma da parte di tanti). Urla e insulti ma nessun contatto fisico, come qualcuno ha scritto.

La sala del Congresso a Levico

Torno al mio posto e Rocco Cerone sentenzia al microfono: “Alberizzi espulso dall’aula”. Maria Grazia Mazzola, Cristiano Fantauzzi e Cristina Prezioso, della delegazione Romana che avevano visto il mio scontro verbale con Serventi Longhi, si precipitano alla presidenza per testimoniare che lui voleva picchiare me e non viceversa. La sanzione sommaria di espulsione nei miei confronti viene ritirata. Alla sera, a cena, io e Paolo ci siamo abbracciati come vecchi amici (e lo siamo veramente, con tutte le critiche e gli insulti che possiamo rivolgerci vicendevolmente).

Piccola chiosa. A un collega di una delegazione di maggioranza che su un’altra mozione presentata al Congresso chiedeva al suo capodelegazione: “Ma questa mozione è intelligente, perché non possiamo votarla?”, è stato risposto lapidariamente: “L’hanno scritta gli altri, quindi vota contro”. Ecco, caro Silvestri, un esempio di “democrazia bulgara” o, se preferisci, “africana”.

Questo (ed altro) il Congresso della Stampa: per qualcuno i nemici siamo noi, per noi i nemici sono gli editori.

Massimo A. Alberizzi
Consigliere Nazionale della FNSI per Senza Bavaglio

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