Senza Bavaglio
Milano, 28 gennaio 2019
Il 22 gennaio scorso la società editoriale News 3.0 , che fa capo a Matteo Arpe e ha come amministratore delegato Giorgio Gabrielli, ha licenziato, con effetto immediato, un giornalista e membro del Cdr del quotidiano online Lettera43, diretto da Paolo Madron. Il provvedimento estremo, per cosiddetta “giusta causa”, è stato preso, come spiega il comunicato della redazione che riportiamo sotto, al primo richiamo (dopo sette anni di incontestato lavoro) per un fatto minimo e tutto da accertare: chiaramente un pretesto.
La lettera consegnata era, a quanto ci risulta, priva del nulla osta da richiedere al sindacato per provvedimenti riguardanti i membri del Cdr. Il procedimento che l’ha preceduta, rapido e sostanzialmente sordo anche al diritto di difesa del licenziato, ha avuto tutta l’aria di un’espulsione.
È un’altra brutta storia, per chi conosce almeno un po’ l’azienda. Si tratta del secondo rappresentante sindacale licenziato in tronco da News 3.0 in poco più di un anno: nel dicembre del 2017 la ragione fu, a detta della dirigenza, economica; le tre fuoriuscite in totale, brusche e dopo la pubblicazione di alcuni comunicati sindacali, portarono alla chiusura del settimanale pagina99 da poco acquistato. Da allora si è aperta per la redazione rimanente di Lettera43 una fase di difficile trattativa sindacale per la regolarizzazione – in parte incompiuta – dei giornalisti che vi lavorano da anni. Alcune posizioni, come quella del redattore licenziato, erano state appena sanate. Contemporaneamente la redazione si è svuotata di diversi giornalisti con contratti a termine non rinnovati o di dipendenti accompagnati alla porta, nell’impotenza di un Cdr che si vorrebbe piegato ai diktat aziendali.
Ci si chiede che valore abbia, per News 3.0, un accordo sindacale sottoscritto nel 2018 se poi tre mesi dopo la stessa licenzia, per un supposto fatto minimo, uno dei giornalisti regolarizzati. È un atteggiamento di grave sfida al sindacato e ai dipendenti: subito dopo l’episodio, anche in presenza di membri del Cdr è stato prospettato che di fronte a prossime inadempienze, dovute anche ai ritmi incalzanti di lavoro, scatteranno altri “provvedimenti”.
Colpirne uno per educarne cento: in questi mesi di confronto anche serrato, il contesto lavorativo e relazionale si è sempre più degradato a Lettera43. Alcuni dipendenti, con una durezza di trattamento alla quale sono oramai avvezzi, hanno subìto pressioni, intimidazioni o proposte inaccettabili. Non negoziabili per chi come i giornalisti ha il dovere, oltre che di obbedire all’azienda, di fornire un servizio pubblico.
“O così o fuori” è il messaggio ai redattori che dal 2010 hanno contribuito – sottopagati per anni – a mettere e a tenere in piedi il giornale; e che tuttora, in un compromesso per ripianare i conti dell’azienda, hanno accettato di lavorare più ore del dovuto e con contratti solo in parte adeguati, nella maggioranza dei casi non ancora a norma. Dalla dirigenza della Lombarda ci aspettiamo una durezza verso News 3.0 pari e se possibile superiore a quella di Gabrielli, Madron, e in ultima analisi di Arpe. Più incisività, come chiede a Stampa democratica la nutrita opposizione: nessuna mediazione con i vertici della società, che si portino subito i boss in tribunale. A rendere conto a un giudice dell’ostilità verso il sindacato e del bieco ricorso a logiche punitive e ricattatorie verso i dipendenti. Sempre in una generale insofferenza per le regole.
Senza Bavaglio
Comunicato della redazione di Lettera43.it e LetteraDonna.it
I giornalisti condannano il licenziamento di un collega e membro del Cdr.
Il 22 gennaio 2019 la società editoriale News 3.0 ha consegnato la lettera di licenziamento “per giusta causa” a un giornalista nonché membro del Comitato di redazione del quotidiano online Lettera43.it. La redazione condanna il comportamento dell’aziendagiudicando il provvedimento esagerato e pretestuoso.
Il collega, che prima dell’avviso formale che ha preceduto questo licenziamento non aveva ricevuto alcun richiamo scritto in 7 anni, è stato accusato di aver copiato frammenti di un articolo da altri siti online. Un fatto che, qualora venisse accertato, non giustificherebbe in alcun modo una reazione tanto sproporzionata. Si tratta oltretutto della seconda volta in poco più di un anno che News 3.0 licenzia un rappresentante sindacale.
Esprimendo solidarietà al collega, la redazione manifesta tutta la sua preoccupazione per un episodio che rischia di incrinare il rapporto di fiducia con i vertici aziendali. Peraltro il provvedimento è stato preso al termine di una lunga trattativa sindacale con cui l’azienda si era impegnata in un processo, avviato ma non ancora concluso, volto a regolarizzarediverse posizioni lavorative, inclusa quella del giornalista appena licenziato.
In un contesto di conti zavorrati da passate scelte strategiche aziendali, i redattori avevano risposto in maniera positiva alla richiesta di uno sforzo ulteriore – oltrepassando i limiti previsti dagli inquadramenti contrattuali – con lo scopo di migliorare i dati di audience della testata e di riflesso la situazione economica del gruppo. Obiettivo che i giornalisti stavano e stanno conseguendo.
La redazione di Lettera43.it e LetteraDonna.it
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