Contratto giornalistico all’ufficio stampa della Regione Lazio: la Consulta decide, la FNSI tace

Senza Bavaglio
Roma, 6 gennaio 2019

Martedì prossimo si discuterà alla Consulta, in udienza pubblica, la delicata questione della norma riguardante i giornalisti iscritti all’albo che prestano servizio presso gli uffici stampa istituzionali della Giunta e del Consiglio regionale del Lazio. Introdotta un anno e mezzo fa dalla Regione Lazio fu impugnata dal governo si centrosinistra, presieduto da Paolo Gentiloni, tramite l’Avvocatura generale dello Stato. Relatore sarà il professor Giulio Prosperetti. La Presidenza del consiglio dei ministri sarà rappresentata dall’avvocato dello Stato Massimo Salvatorelli.

Il palazzo della Consulta a Roma. Costruito nella prima metà del Settecento, il palazzo, che si trova di fronte al Quirinale, è sede della Corte costituzionale dal 1955.

E la FNSI che fa? Al momento tace, sembra assente mentre invece sarebbe necessaria una forte reazione. Magari una mobilitazione sotto la sede della Consulta. Ecco come quella organizzata in difesa dei giornalisti turchi davanti all’ambasciata di Ankara.

Il giudice costituzionale, prof. Giulio Prosperetti

Almeno sarebbe importante almeno un comunicato congiunto della FNSI, Ordine dei giornalisti, INPGI e CASAGIT e/o del Coordinamento degli enti di categoria. Per difendere i colleghi si deve prendere una chiara e netta posizione contro il ricorso del governo Gentiloni contro quella legge che, doverosamente, restituisce dignità a colleghi giornalisti.

Il riconoscimento della legittimità di tale norma, che prevede l’applicazione del contratto Fieg-Fnsi negli uffici stampa della Regione Lazio, rilancerebbe il primato del contratto giornalistico, messo in discussione dai direttori del personale di varie regioni, subito dopo il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione. E’ infatti della scorsa primavera l’introduzione della figura del cosiddetto “giornalista pubblico” nel contratto degli enti locali, che è quello applicato ai dipendenti delle regioni e che prevede un inquadramento di tipo impiegatizio.

Se quella norma sarà giudicata anticostituzionale, decadrà nel Lazio, ma anche tutte le altre regioni che l’hanno sempre applicata si sentiranno legittimate a non applicare il contratto giornalistico, anche se formalmente la propria legge sul Cnlg dovesse continuare a rimanere in vigore.

Ugo Degl’Innocenti

Dopo alcuni tentativi vani – il primo durante la legislatura di centrodestra con Renata Polverini governatrice del Lazio – la norma proposta dall’Associazione Stampa Romana, e promossa in sede legislativa, durante il primo mandato di Zingaretti, dalla consigliera regionale Marta Bonafoni, e inserita nel cosiddetto “collegato” al bilancio (legge numero 9/2017 del Lazio), approvato dall’Aula il 5 agosto del 2017. Era stata pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio del 16 agosto dello stesso anno.

Il segretario di Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo

Due giorni prima della scadenza dei termini, il Consiglio dei ministri, presieduto dal giornalista professionista emerito Paolo Gentiloni Silveri, aveva deciso d’impugnare la norma innanzi alla Consulta, per presunta illegittimità costituzionale. La reazione dell’Associazione Stampa Romana, guidata dal segretario Lazzaro Pappagallo, era stata immediata: con una nota sosteneva le ragioni per rivendicare la correttezza della norma impugnata, frutto di un lungo e paziente lavoro di sensibilizzazione – svolto da parte del delegato dell’ASR, Ugo Degl’Innocenti, uno degli animatori storici di Senza Bavaglio, in servizio nell’ufficio stampa del Consiglio regionale del Lazio – teso a fare comprendere le ragioni della categoria, presso i consiglieri regionali.

Lì per lì nessuna presa di posizione da parte della FNSI che però aveva investito della questione l’avvocato Bruno Del Vecchio. Del Vecchio aveva poi riferito alla commissione uffici stampa della FNSI che non era tecnicamente possibile per il sindacato dei giornalisti costituirsi autonomamente innanzi alla Corte Costituzionale. Unica possibilità per il sindacato: coadiuvare con i propri legali l’Avvocatura regionale, ma la mancata costituzione in giudizio della Regione Lazio ha precluso ogni possibile intervento.

Risultato finale: la norma apparirà come un’orfanella agli occhi del professor Prosperetti. Di qui la necessità di fare sentire forte e chiara  la voce dei giornalisti, attraverso gli organismi della categoria. Senza Bavaglio chiede dunque l’immediata  presa di posizione di FNSI, Ordine, INPGI e Casagit, sulla centralità del contratto nazionale di lavoro giornalistico quale riferimento normativo per tutti gli operatori dell’informazione.

Senza Bavaglio

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