I giornalisti non dipendenti (freelance e parasubordinati/cococo) iscritti alla gestione separata dell’Inpgi, con un reddito tra 3 mila e 25 mila euro nell’ultimo triennio, potranno «accedere gratuitamente all’assistenza sanitaria di Casagit». Lo ha deliberato l’Istituto di previdenza dei giornalisti nei giorni scorsi. Ma, prima di entrare in vigore, il provvedimento dovrà essere approvato dai Ministeri vigilanti (Lavoro ed Economia).
Finalmente una buona notizia, dunque? In attesa che si concretizzi, va precisato che è gratuita la “contribuzione”, ovvero la quota associativa che si versa ogni anno per usufruire dei servizi Casagit.
Oltre alla forma principale di assistenza integrativa che riguarda i dipendenti, Casagit prevede altri tre profili (2,3 e 4) per i non dipendenti, con una copertura sanitaria diversa in base al contributo annuo versato (http://www.casagit.it/casagit/it/Profili_assistenziali/index.html ).
A quale profilo, dunque, si potrà accedere gratuitamente? L’Inpgi non lo specifica; dal comunicato pubblicato sul sito, però, si deduce che si tratta del profilo 4 (contribuzione che non supera i 500 euro l’anno): «La gestione separata dell’Inpgi, dopo l’eventuale approvazione della delibera da parte dei Ministeri vigilanti, si farà carico del relativo onere di iscrizione al nuovo profilo Casagit – nel limite di 500 euro per ciascun iscritto – per i giornalisti che manifesteranno il proprio interesse e che siano in possesso di tre requisiti specifici: l’iscrizione in via prevalente alla gestione separata dell’Inpgi; il regolare versamento dei contributi previdenziali dovuti e un reddito annuo medio, riferito all’ultimo triennio, compreso tra un minimo di 3.000 euro e un massimo di 25.000 euro».
Ma quali sono le prestazioni previste dal profilo 4?
Le prestazioni oggetto di rimborso – ovvero prima si paga la prestazione e poi, dietro esibizione di fatture e ricevute, si ottiene il rimborso in base ai massimali previsti – sono: accertamenti clinici, accertamenti diagnostici ordinari e di alta specializzazione, cure odontoiatriche, cure oncologiche e altre terapie, lenti correttive della vista, pacchetto maternità (prestazioni rimborsate fino a un massimo di 250 euro l’anno), ricoveri con intervento chirurgico, Casagit card, assistenza in emergenza.
Va premesso che l’assistenza ospedaliera, le cure di emergenza, quelle oncologiche, la dialisi sono prestazioni garantite dal Servizio sanitario nazionale gratuitamente, senza alcuna spesa da parte dell’assistito (prestazioni erogate in assistenza diretta, quindi non si anticipa per poi essere rimborsati. Quanto alla diaria per i ricoveri in seguito a intervento chirurgico, per i cococo è già prevista (come pure l’indennità di malattia). La novità riguarderebbe solo i liberi professionisti.
Pure gli accertamenti clinici, diagnostici ordinari e di alta specializzazione, essenziali per la salute, sono a carico del Servizio sanitario nazionale, anche se può essere richiesto il ticket (con differenze da Regione a Regione). Ma, secondo le norme vigenti, sono esenti dalla compartecipazione alla spesa – almeno finora – coloro che soffrono di malattie croniche o rare, come pure è prevista l’esenzione in base al reddito (sempre con differenze tra Regioni) e l’esenzione per gravidanza (le donne in attesa hanno diritto a eseguire gratuitamente, senza partecipazione alla spesa alcune prestazioni specialistiche e diagnostiche, utili per tutelare la loro salute e quella del nascituro).
Se l’attesa col Servizio sanitario nazionale è molto lunga e l’esame va eseguito con urgenza, si chiede al medico di famiglia – in base a norme nazionali e regionali – di attivare la relativa procedura (in base alle cosiddette “classi di priorità”). Per esempio, se la gastroscopia va fatta con urgenza, il medico di famiglia chiama il numero dedicato (non quello pubblico) del Cup e la prenota (presso l’asl o l’ospedale pubblico) per conto del paziente, che la eseguirà nel giro di 48-72 ore. Non è fantascienza, ma si tratta di diritti previsti da norme vigenti e quindi da esigere.
I casi in cui la copertura sanitaria integrativa sarebbe utile, ma…
La copertura integrativa di Casagit potrebbe essere utile per chi ha bisogno di lenti correttive – ma il rimborso previsto non deve superare i 50 euro l’anno – e, soprattutto, per le cure odontoiatriche che di solito si pagano e sono pure costose, ma il profilo 4 prevede solo il rimborso dell’igiene orale, che oggi si trova anche low cost, a 20-30 euro a seduta.
Col profilo 3, invece, il concorso della Cassa nelle spese sostenute per le cure odontoiatriche, per esempio, ci sarebbe stato anche per corone protesiche (per un massimo di 2 per anno) e implantologia (per un impianto osteointegrato per anno), mentre col profilo 2 anche per chirurgia orale, prestazioni di parodontologia, terapie conservative e radiologia, protesi, ortodonzia e implantologia. Certo, si tratta di profili che, prevedendo una maggiore copertura, richiedono un contributo annuo più alto. Per offrire prestazioni davvero utili, non sarebbe stato il caso di chiedere una “compartecipazione” degli editori (come prevedeva la nota a verbale del Contratto giornalistico firmato l’anno scorso: “la Fnsi ha chiesto di prevedere l’obbligo di iscrizione dei cococo con reddito annuo non inferiore a 3.000 euro – quindi anche superiore a 25.000 euro ndr – alla Casagit con una quota a carico dell’azienda»)?
E ancora: quei circa 3 milioni di euro (500 euro l’anno per circa 6000 giornalisti che ne avrebbero diritto, secondo l’Inpgi) per una copertura integrativa che prevede benefici irrisori per i non dipendenti, non potevano essere utilizzati per costituire un fondo di solidarietà e sostenere, per esempio, quei colleghi che perdono la collaborazione da un giorno all’altro senza avere diritto ad ammortizzatori sociali?
Infine, l’accordo contrattuale prevedeva anche «il passaggio dei collaboratori coordinati e continuativi dalla gestione separata alla gestione principale dell’Inpgi». Non è ancora avvenuto a distanza di più di un anno.
“Pensionati” ma poveri
E qui si apre il capitolo delle future pensioni per chi è iscritto alla gestione separata. Nei giorni scorsi la stampa ha dato risalto ai dati rilevati dall’Istat, in particolare ha destato scalpore che circa il 40% dei pensionati italiani percepisca meno di mille euro al mese. I giornalisti non dipendenti, iscritti alla gestione separata, perlopiù percepiranno mille euro, ma in un anno! Se, per esempio, un freelance ha versato in media per circa 20 anni tra 1.500 e 2.000 euro di contributi l’anno (percependo un reddito tra i 15 e i 20 mila euro), avrà una pensione che in media oscilla tra i 700 e i 1.000 euro (calcoli fatti da Inpgi). Poveri, insomma, pur avendo lavorato come e a volte più di un dipendente, guadagnando il necessario per vivere (o sopravvivere). Una questione di dignità e diritti di cui la nostra categoria non parla.
Che fine faranno quei contributi versati con fatica nel corso degli anni? Se non si raggiungeranno i 20 anni di versamenti si potrà riscattare l’ammontare versato, ma a 66 anni. E se invece si superano i 20 anni? Si percepirà la ridicola “pensione” calcolata in base ai contributi o si potrà accedere all’assegno sociale (ora pagato da Inps)?
Ma allora: la nostra categoria vuole occuparsi seriamente di diritti previdenziali e di welfare?
Maria Giovanna Faiella
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