C’è un giornalismo cui gli ultimi contratti firmati dalla Fnsi, e quello che l’attuale segreteria si appresta a sottoscrivere, si adattano benissimo. E’ il giornalismo senza dignità di quelli che corrono in spiaggia inseguendo Beppe Grillo; di quelli che reggono il microfono sotto il mento di un politico e lo lasciano parlare, senza porre neppure una domanda. E’ il giornalismo incolto di chi ignora le regole più elementari della grammatica: di quelli che usano il congiuntivo imperfetto come esortativo (“prendessero piuttosto provvedimenti …”); di quelli che passano i loro servizi in redazione e neppure si accorgono che andrebbero corretti.
E’ il giornalismo incompetente di chi considera troppo faticoso imparare qualche lingua, e va in giro per il mondo, di solito al seguito di politici o squadre sportive, parlando solo romanesco.
E’ il giornalismo pigro delle frasi fatte, dei luoghi comuni: ogni riunione fra il maresciallo dei carabinieri e il pretore è un “vertice”; le indossatrici sono tutte “top model”, le modelle normali non esistono più; qualunque forma di contrasto è una “guerra”; ogni “sfida” è immancabilmente “l’ultima”.
E’, soprattutto, il giornalismo di quelli che fiutano il vento, che si tengono sempre aggiornati sulle partecipazioni finanziarie dell’editore, che sul proprio stemma hanno un coniglio rampante sormontato dal motto “Chi me lo fa fare?”.
Sono persone (“colleghi” no di certo) privi di ogni consapevolezza del valore civile della professione, del loro ruolo di occhi e orecchie dei concittadini.
Persone che scrivono per caso, o peggio. Persone geneticamente incapaci di trattare da pari a pari con qualunque autorità, figuriamoci con i potenti veri. Figuriamoci, se eletti ai vertici del sindacato, con i portavoce dei miliardari che possiedono i giornali (chiamarli “editori” sarebbe un complimento del tutto immeritato).
A queste persone i contratti degli ultimi quindici anni, e quello in arrivo, vanno a pennello. Un ruolo subordinato è quel che vanno cercando dalla culla. Dei lettori e ascoltatori se ne infischiano. Per loro, i potenti vanno blanditi, perché lascino cadere qualche briciola dal tavolo.
La busta paga indecente non è un problema, anche perché si risparmia sui libri. E poi, il giornalismo offre mille occasioni di arrotondarla, o moltiplicarla, accumulando marchette. Ecco, forse una possibile linea di resistenza giuridica al contratto che sta per essere firmato potrebbe essere una denuncia penale per istigazione alla prostituzione.
Michele Concina
ex CdR del Messaggero
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