Così in un video due senatori pentastellati spiegano le ragioni dei nostri 21 coraggiosi

Senza Bavaglio
Roma, 7 dicembre 2017

Libertà d’informazione, fake news, poteri forti e giornalismo indipendente. Con un video di quasi 18 minuti che ha totatizzato in poche ore 16 mila visualizzazioni, i senatori del Movimento 5 stelle Alberto Airola e Nicola Morra stanno facendo conoscere le ragioni dei 21 giornalisti che hanno impugnato il contratto di lavoro Fieg-Fnsi del 2014 e che sono stati condannati a pagare circa 40 mila euro di spese legali. Il video non è diretto solo al mondo pentastellato, ma un po’ a tutti coloro che hanno a cuore la libertà di stampa.

Airola e Morra sostengono la raccolta di fondi per coprire le spese legali della causa persa in primo grado, invitando chi li ascolta a effettuare un versamento a favore del gruppo Senza Bavaglio aI quale fanno riferimento la maggior parte dei 21 coraggiosi, Massimo Alberizzi in primis. Il video è molto lusinghiero: i due senatori hanno riconosciuto nei giornalisti di Senza Bavaglio il coraggio e la libertà di giudizio che a loro avviso dovrebbe guidare l’agire di qualsiasi operatore dell’informazione, con spirito d’indipendenza dai poteri forti.

La consigliera regionale del Lazio Silvana Denicolò (M5s).

Il video di Airola e Morra segue la presa di posizione dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle alla Camera e al Senato che avevano diffuso un documento di solidarietà nei confrobti dei 21 coraggiosi.

La consigliera regionale del Lazio del Movimento 5 stelle Silvana Denicolò ha dichiarato in un post: “Mi unisco alla nota di solidarietà dei colleghi parlamentari del M5s verso i 21 giornalisti che si sono visti rigettare l’impugnazione del contratto e condannare ad un esoso pagamento dal Tribunale di Roma”.

La possibilità di indignarsi e reclamare i propri diritti – prosegue il post della consigliera pentastellata – non può essere oggetto di ricatto o subordinata ad appartenenze sindacali/ideologiche. Qui viene messo in discussione il concetto stesso di LIBERO giornalismo!“.

Con la condanna a pagare una cifra esorbitante ai tre soggetti convenuti in giudizio, Fieg, Fnsi e Presidenza del Consiglio dei ministri,  la sentenza del Tribunale dei Roma appare punitiva e tutto sommato intimidatoria, tanto più che i ricorrenti sono perlopiù precari e freelance.

La giudice monocratica non è entrata nel merito del ricorso ma lo ha respinto, basandosi semplicemente sulla mancata titolarità dei ricorrenti a costituirsi in giudizio, in quanto iscritti alle associazioni stampa regionali e non alla Fnsi. Alla giudice sarebbe bastato informarsi meglio, per apprendere che essere iscritti al sindacato dei giornalisti significa essere iscritti innanzi tutto a un’associazione regionale di stampa federata alla Fnsi e che non è possibile iscriversi solo a quest’ultima.

Senza Bavaglio

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