Pubblica amministrazione: contratti sulla testa dei giornalisti. E la Fnsi applaude

Speciale per Senza Bavaglio
Ugo Degl’Innocenti

Roma, 2 marzo 2018.

“Negli uffici stampa l’individuazione e la regolamentazione dei profili professionali sono affidate alla contrattazione collettiva nell’ambito di una speciale area di contrattazione, con l’intervento delle organizzazioni rappresentative della categoria dei giornalisti”: questo è il comma 5 dell’articolo 9 della legge 150/2000, mai attuato. Se tanto mi dà tanto, la FNSI avrebbe quindi dovuto denunciare tempestivamente per comportamento antisindacale l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran).

Il segretario generale della FNSI, Raffaele Lorusso

Infatti, contrariamente a quanto previsto dalla citata norma di garanzia, il sindacato unico dei giornalisti non è stato ammesso a trattare per il rinnovo dei contratti riguardanti l’amministrazione centrale e i comparti scuola, enti locali e sanità, siglati tra dicembre e i giorni scorsi, nei quali però compare il profilo di riferimento del “Giornalista pubblico” oltre a quello, incomprensibile, dello “Specialista dei rapporti con i media”.

Il ministro per la Semplificazione e la pubblica amministrazione, Marianna Madia.

E’ di dominio pubblico l’incontro tra i vertici della Fnsi e la ministra per la Semplificazione e la pubblica amministrazione, Marianna Madia, che ha accompagnato l’atto d’indirizzo della ministra stessa, per la definizione delle nuove figure professionali addette alla comunicazione e all’informazione negli uffici pubblici. A meno che non salti fuori documentazione probante sull’avvenuta partecipazione della Fnsi alla trattativa con l’Aran ai sensi del sopra ricordato comma 5, articolo 9, della legge 150/2000, permangono forti dubbi di natura procedurale e di natura politico-sindacale sui nuovi accordi tra i sindacati firmatari dei contratti pubblici e l’Aran riguardanti i giornalisti in servizio nella pubblica amministrazione.

La sede del Consiglio regionale del Lazio innevata in una rara immagine.

E’ accaduto qualche anno fa nel Consiglio regionale del Lazio: le sigle sindacali firmatarie del contratto hanno raggiunto un’intesa con l’Amministrazione che ha permesso il varo del nuovo profilo professionale dell’addetto stampa, senza che, al momento della firma dell’accordo, fosse presente un rappresentante dell’Associazione stampa romana, articolazione nel Lazio della Fnsi.

Per tale “dimenticanza” Stampa romana a suo tempo ha fatto ricorso al Tribunale del lavoro di Roma, che le ha dato ragione. Il giudice monocratico Umberto Buonassisi ha stabilito che la mancata partecipazione della sigla dei giornalisti avente diritto al tavolo di delegazione trattante ha rappresentato un comportamento antisindacale, e ha ordinato alla Regione Lazio “di rimuovere gli effetti di tale condotta convocando la Asr e consentendo alla ricorrente la partecipazione effettiva e preventiva prevista dalla legge e quindi a esercitare le proprie prerogative sindacali” e “di astenersi da ogni atto diretto a reprimere, inibire, comprimere i diritti di partecipazione e concertazione della Associazione stampa romana”  e di pubblicare la sentenza sul Messaggero (pubblicata il 14/8/2015). Di conseguenza, l’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale del Lazio, aveva sospeso la propria delibera con cui aveva varato i nuovi profili professionali, limitatamente al nuovo profilo dell’addetto stampa.

Alessandra Costante, segretario della Ligure
Alessandra Costante, vicesegretaria della FNSI con delega agli uffici stampa pubblici.

La mancata partecipazione del sindacato dei giornalisti alla trattativa può essere dunque una condizione il cui mancato rispetto è suscettibile di serie conseguenze riguardo alla piena validità ed efficacia dell’integrale contenuto degli accordi sottoscritti in sua assenza, ovvero il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, dato anche che la legge 150/2000 si configura come una lex specialis rispetto alla normativa generale sulla rappresentanza sindacale in sede di contrattazione collettiva di pubblico impiego. Sede nella quale, come è noto, la Fnsi non è stata ammessa, verosimilmente a causa della disposizione generale che prevede l’ammissione delle sole sigle sindacali maggiormente rappresentative. Infatti, per legge l’Aran ammette alla contrattazione collettiva nazionale le organizzazioni sindacali che abbiano nel comparto o nell’area una rappresentatività non inferiore al cinque per cento (art. 43, dlgs 165/2001).

La ministra della Pubblica istruzione, ricerca, università, Valeria Fedeli.

Dalla succitata sentenza le trattative tra Stampa romana e amministrazione del Consiglio regionale non sono approdate ad alcunché, perché il punto di disaccordo non era tanto sulla declaratoria delle mansioni dell’addetto stampa quanto invece sul trattamento economico. Il sindacato chiede il D3 del contratto degli enti locali, anziché quello più basso D1, riconosciuto in ingresso agli addetti stampa del Consiglio regionale.

E qui s’impone un’altra questione. Da molti anni la FNSI rivendicava la posizione giuridica d’ingresso D3 per i giornalisti nella pubblica amministrazione parificandoli così alle categorie professionali per le quali è necessaria l’abilitazione professionale (come avvocati, ingegneri o architetti). Con questo nuovo contratto degli enti locali (ora denominato “del comparto funzioni locali”) tale distinzione tra D1 e D3 in ingresso viene disapplicata.  Insomma, se fino a ieri il sindacato dei giornalisti rivendicava in primis l’applicazione del contratto giornalistico Fieg-Fnsi e in subordine il trattamento tabellare D3 del contratto degli enti locali, da adesso rischia, se non si intraprenderanno azioni legali mirate, di non poter più chiedere l’applicazione delle norme contrattuali contenute nel contratto degli enti locali prima del rinnovo di cui stiamo parlando. Contratto che a sua volta si ancorava alle previgenti disposizioni di legge in materia (dpr 347/83 come integrato dal dpr 333/90).

La ministra della Salute, Beatrice Lorenzin.

Il nuovo contratto stabilisce per il “Settore informazione” l’inquadramento nella categoria D (art. 18 bis), ma poi aggiunge: “In relazione ai propri fabbisogni, le amministrazioni potranno definire altresì profili per la categoria C, tenendo conto delle declaratorie previste per la categoria”. Che vuol dire? Che, per esempio nei comuni e nonostante il protocollo d’intesa Anci-Fnsi, ci si può avvalere di giornalisti senza inquadrarli correttamente nella categoria D?

Forse il segretario generale della FNSI, Raffaele Lorusso, e la vicesegretaria con delega agli uffici stampa, Alessandra Costante, non si sono accorti delle ricadute effettive per i giornalisti derivanti dai nuovi contratti della pubblica amministrazione. Continuano infatti a diramare comunicati di plauso all’azione delle ministre Marianna Madia, Beatrice Lorenzin e Valeria Fedeli (per di più proprio in campagna elettorale).

E non si sa neppure se si rendano conto, Lorusso e Costante, in che cosa esattamente consista il profilo di riferimento “Specialista nei rapporti con i media”. Che dovrebbe fare questo specialista? Siamo sicuri che i sindacati firmatari del contratto e l’Aran intendano proprio prescrivere che debba essere un giornalista iscritto all’albo?

L’attuale segreterio dell’Associazione Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo.

E’ evidente che questo profilo di riferimento formulato dagli altri sindacati e dall’Aran non è farina del nostro sacco, come non lo è quello del “Giornalista pubblico”. Denominazione, quest’ultima, tanto suggestiva quanto ridondante, data la funzione sociale e quindi pubblica del giornalista in sé, sia che lavori per la pubblica amministrazione che per un editore privato. In soldoni: qual è la differenza tra “Specialista nei rapporti con i media” e “Giornalista pubblico”?

Winston Churchill, primo ministro del Regno Unito dal 1940 al 1945 e dal 1951 al 1955.

Speriamo che Lorusso si chiarisca le idee e poi magari ce le chiarisca in uno dei corsi che un paio di associazioni regionali di stampa fiancheggiatrici hanno prontamente organizzato per spiegare le nuove figure. Intanto auspichiamo un immediato approfondimento legale circa gli effetti e la validità stessa dei contratti collettivi di comparto firmati senza la partecipazione del sindacato dei giornalisti, nuovamente in barba alla legge 150/2000.

A Lorusso – che nei convegni non trova di meglio che riferire citazioni dal film “The Post” – suggeriamo di andarsi a vedere il film “Le ore più buie”. Il segretario della FNSI potrebbe così citare Winston Churchill, quando di fronte alla Camera dei Comuni pronuncia la famosa frase “We shall never surrender” (non ci arrenderemo mai).
Ci rendiamo però conto che per lui ormai è troppo tardi.

Per lui. Non per noi.

Ugo Degl’Innocenti
Senza Bavaglio
ugodeglinnocenti@yahoo.it
twitter@sbavaglio

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