Poche righe per rispondere a cristiano: E’ vero che siamo troppi (freelance, collaboratori, precari, giornalisti raccomandati, giornalisti assunti non raccomandati, aspiranti usciti dalle scuole e dalle università) ma se la tua domanda, che poi è un’affermazione, parte dal presupposto: “io non lavoro perchè ci sono altri cento coglioni che si ostinano a lavorare al posto mio”, mi sembra un presupposto sbagliato.
Delle due l’una: o conosci un modo per persuadere o impedire a chi vuole scrivere di scrivere, anche fosse a costo zero, e quindi di fare concorrenza (sleale se vogliamo) in un Paese dove cmq c’è libertà di fare il mestiere che ognuno si sceglie, oppure proponi un’alternativa e vorrei sapere qual è.
Io eviterei davvero la strategia del “tutti contro tutti” perchè non porta a niente in nessun settore. Ok chiedere più regole, più diritti, salari minimi se vogliamo, ma se uno è ricco di suo e vuole fare il giornalista gratis, per assurdo, non glielo potrai impedire.
Idem per chi crede che prima o poi, lavorando a due soldi, verrà assunto o ‘farà curriculum’. E chi può” garantire che non sarà così? Spiegaglielo a uno di 18-20 anni, magari appena uscito da una scuola o da un corso di laurea, temo che non lo convincerai mai..
Capisco gli sfoghi, però direi di concentrarci sulle cose concrete che si possono ottenere: maggiore rappresentatività delle categorie, salari decenti e un freno allo sfruttamento degli stagisti nelle redazioni, per esempio.
Quest’ultimo punto, secondo me, è dumping professionale, ma non è colpa degli stagisti, è colpa di chi consente loro di stare mesi gratis nelle redazioni e fare anche desk (quindi anche colpa degli interni, oltre che degli editori). Ma ci sono tante altre cose da rivendicare, e battaglie da fare, meglio spiegate già da altri prima di me.
Il prendersela tra di noi, o con altri che psumibilmente “ruberebbero” il lavoro, mette anche un po’ tristezza.
Io spero che questo gruppo non serva a stilare una graduatoria tra chi è più giusto salvare tra free lance, precari, collaboratori fissi o part time o praticanti ma serva allo scopo di garantire più diritti e pari dignità per tutte queste figure.
Beatrice Nencha
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