Bene. Il presidente sarà votato dai freelance? Ma neanche per sogno; sarà un membro della Giunta, nominato dalla Giunta stessa a ricoprire quest’incarico. I freelance, infatti, hanno bisogno di un tutore, di uno che li guidi e li indirizzi. Perfino i pensionati si autogestiscono con un organismo di base. I freelance no. Non possono avere questo privilegio, che spetta invece anche ai giornalisti RAI. Come ha spiegato il vicesegretario Daniela Stigliano, scatenata difensore della Commissione, per giustificare questo papocchio: “In questo modo il presidente avrà un maggiore coordinamento con la dirigenza della FNSI”.
Tra l’altro anche i coordinatori regionali verranno cooptati dalla Giunta regionale. Ma è giusto così. La dirigenza, previdente come un buon papà, ha pensato che senza permessi sindacali e senza uno straccio di compenso non si può pensare che un freelance si possa occupare di sindacato. Quindi meglio evitare che l’idea di affidare la gestione dei freelance a un freelance, possa passare per la testa a qualcuno.
A Daniela Stigliano ha risposto Massimo Alberizzi che ha accusato i capi del sindacato di essere privi di un’etica democratica, di voler “guidare la democrazia”, esattamente come fanno le dittature. “Poteva essere deciso il contrario: il presidente, freelance votato dai freelance, avrebbe potuto partecipare di diritto alle riunioni di giunta. Come fanno i pensionati o i giornalisti RAI. Una procedura senz’altro più democratica e più rappresentativa dei freelance”, ha detto il Consigliere Nazionale di Senza Bavaglio, sostenendo che un freelance per fare sindacato deve essere ricompensato.
L’obbiettivo chiaro e lampante della dirigenza della FNSI (come ha puntualizzato durante una riunione di Giunta uno dei suoi membri) non è quello di occuparsi dei freelance, ma di togliere a Senza Bavaglio ogni influenza su questi colleghi, nonostante i colleghi di SB si occupino dei problemi dei liberi professionisti dell’informazione da anni. Quindi i freelance sono stati sacrificati sul ring delle lotte di potere all’interno della FNSI. La maggioranza non tollera il dissenso. I dissidenti sono dei nemici e quindi vanno cancellati.
Ovviamente l’obbiettivo vero è stato tenuto nascosto. Per giustificare la loro posizione i dirigenti della FNSI sono ricorsi a contorsioni stravaganti. Come sostenere che la mozione votata all’unanimità al congresso di Saint Vincent e riproposta come raccomandazione a quello successivo di Castellaneta era da considerarsi superata. Una mozione che IMPEGNAVA la dirigenza. Ribadiamo, IMPEGNAVA e non CONSIGLIAVA. Che valore hanno allora le decisioni dei congressi? Carta straccia per la dittatura che governa la FNSI.
La mancanza di democrazia sindacale sta corrodendo un sindacato più attento a non perdere i propri posti di potere che a difendere i colleghi.
L’apice dell’arroganza è stato raggiunto al termine della discussione sul lavoro autonomo quando il presidente Roberto Natale ha letto una mozione della Giunta che invitava il Consiglio Nazionale a votare contro il riconoscimento dell’Organismo di Base.
Peccato che non solo l’argomento non era all’ordine del giorno, ma non si era neppure discusso durante il dibattito. Massimo Alberizzi ha sostenuto che la mozione non poteva essere messa in discussione: non c’era stato un dibattito in proposito e i documenti dell’USGF non erano stati inviati ai Consiglieri, molti dei quali non sapevano bene di cosa si stesse parlando.
L’affondo di Corrado Giustiniani è stato giocato sulla mancanza di qualunque fair play. Non si tratta di merito ma di metodo, come si può mettere ai voti un argomento di cui non si è neppure parlato?
Le richieste di Alberizzi e Giustiniani hanno spaccato la maggioranza. Guido Besana (Vice Segretario) e Daniele Carlon (segretario del Veneto) hanno cercato una mediazione, consci probabilmente che non essendo l’argomento all’ordine del giorno non poteva essere messo in votazione, ma i rappresentanti di Quarto Potere, la vicesegretaria Daniela Stigliano e il consigliere Denis Artioli, sono stati durissimi. Sono andati avanti come un
sol uomo: ignorare il lavoro di 700 persone e schiacciare l’USGF, una minaccia al sindacato “morbido e cooperativo con gli editori”, tanto caro alla dirigenza della FNSI.
Per smantellare l’USGF si è ricorsi a palesi bugie, come quella secondo cui finalmente in questo modo i freelance avrebbero potuto trattare con gli editori. Falso la situazione rimane uguale: tre rappresentanti freelance in commissione contratto c’erano anche prima. Una conquista tenacemente voluta proprio da quei colleghi che hanno costituito l’USGF, così tanto disprezzati dalla dirigenza della FNSI.
Infine patetico e anche un po’ ridicolo Artioli. Quando dal microfono Alberizzi gli ha chiesto come mai difendesse la Commissione se non aveva mai visto lo statuto e il programma dell’USGF ha risposto: “Certo me lo hai spiegato tu”. Peccato, perché Alberizzi non aveva spiegato un bel nulla: l’argomento, infatti, non era in discussione.
Senza Bavaglio
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