CONTRATTO/I commenti alla Ridolini di Siddi

Fenomenale, il commento di Franco Siddi sul referendum. “Il contratto”, rivela l’impareggiabile segretario della Fnsi, “tutela e tutelerà anche chi non lo ha voluto e non lo ha votato”. E’ come se Berlusconi sentisse il bisogno d’informare la cittadinanza che la Costituzione e le leggi valgono anche per chi ha votato Pd.

E’ la conferma che la dirigenza e la maggioranza della Fnsi hanno acquisito, nei confronti del sindacato unico che dovrebbe rappresentare e curare gli interessi di tutti i giornalisti, una desolante mentalità proprietaria.

Usano le strutture, i dipendenti, gli uffici, i mezzi di comunicazione e le risorse anche  finanziarie della Federazione al fine di consolidare e blindare il potere di una corrente.

Quell’Autonomia e solidarietà, che tutti, al suo nascere, avevamo salutato come portatrice di aria nuova, veicolo di pluralismo, strumento di difesa e rafforzamento del ruolo d’interesse pubblico senza il quale questo mestiere non ha senso.

Il lavoro sindacale? “Una fatica vera, come vera è la democrazia che si vive dentro il sindacato dei giornalisti”, afferma l’Ineguagliabile. Se il parallelo non è puramente retorico, temo che l’impegno di Siddi (che del resto vive in permesso sindacale dal 1987) sia assai modesto; dato che di democrazia vera, in questi anni, nella Fnsi ne ho vista pochissima. E in questo referendum meno ancora.

Tanto per dirne qualcuna, si è votato a un mese e mezzo dalla sigla di quella che formalmente era solo un’ipotesi di contratto, quando le clausole erano ormai già in vigore; violando la lettera e lo spirito di una decisione congressuale.

Si è votato alla vigilia di un lungo ponte. Si è votato in due sole giornate e solo di persona – niente voto elettronico, stavolta -, tagliando fuori chiunque era in viaggio per lavoro, chiunque è iscritto a un’associazione territoriale diversa dalla città dove risiede o da quella dove lavora, chiunque lavora all’estero.

Solo i colleghi della Rai, a Saxa Rubra, hanno ottenuto il privilegio di un seggio a un passo dalla redazione; guarda caso, l’attuale maggioranza della Fnsi si regge sulla spartizione del potere fra l’Usigrai e le cosiddette “piccole associazioni” territoriali (raccolgono forse un terzo dei giornalisti italiani, ma sono loro a decidere). Moltissimi giornalisti sono stati respinti ai seggi, perché erano regolarmente iscritti alla Fnsi, ma non risultavano negli elenchi di un ente esterno, l’Inpgi.

Questo contratto, e questo sindacato, non tutelano e non tuteleranno proprio nessuno. Se ancora ci sono delle tutele, sono quelle del Codice civile, dello Statuto dei lavoratori, dei tribunali. A questi dovremo rivolgerci, per ottenere protezione da “un contratto da cui difendersi”, come ha sintetizzato alla perfezione una collega, membro del Cdr del Messaggero, che qualche elemento di sindacalismo potrebbe averlo orecchiato crescendo:
Rossella Lama.

Michele Concina
Il Messaggero

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