Credete che questa sfida verrà raccolta? Ma nemmeno per sogno. La temono, purtroppo non hanno argomenti. Dico purtroppo, perché mi piacerebbe convincermi di avere torto. Nella nostra conferenza stampa abbiamo individuato sette gravi minacce alla libertà di stampa (il distacco, i licenziamenti, i service interni che rompono l’unità redazionale, avranno un rapporto intimo con la pubblicità e faranno uscire i giornali in caso di sciopero, i cdr indeboliti eccetera eccetera: avete tutto qui sotto). Non hanno replicato nemmeno su uno di questi punti. E’ vero come sosteniamo noi che il distacco non esiste in nessun contratto assimilabile al nostro? Silenzio. E’ vero che nel contratto degli edili esiste (articolo 96), ma il lavoratore deve essere d’accordo, mentre in quello dei giornalisti si viene distaccati per forza, altrimenti c’è il licenziamento per giusta causa? Silenzio. E’ vero che i Cdr non possono dire più nulla sul licenziamento per giusta causa, che è addotta dall’editore? Silenzio.
Abbiamo ricevuto soltanto offese (“stravolgimento dei fatti intollerabile”, “manipolazione della realtà”) da una corrente sindacale, Autonomia e Solidarietà, che credevamo fosse di sinistra e invece ha accettato (in verità fra molti mal di pancia interni) un contratto di destra, che toglie autonomia, e non dà solidarietà. A proposito, sapete che solo pochi mesi fa la vicesegretaria della Fnsi Daniela Stigliano aveva giurato e spergiurato che mai e poi mai i distacchi sarebbero stati forzosi? Ma che ve lo dico a fa’, è tutto molto chiaro, purtroppo. Un contratto per reprimere, normalizzare e licenziare. Tornati al giornale dalla conferenza stampa, venerdì 15, abbiamo trovato l’azienda Messaggero ad aspettarci, con un piano di 48 esuberi. E al Corriere ne volevano licenziare 90. Esattamente come al Messaggero, il 25 per cento circa della redazione. Tutto programmato.
A proposito, la conferenza stampa del “no” è andata molto bene. Ne hanno parlato, oltre al Barbiere, Dagospia, Apcom, Ansa, Italia, Radio radicale, Canale Italia, Emotion tv e, soprattutto, non me ne voglia chi non è d’accordo, il miglior telegiornale italiano, quello di Sky, che ha mandato il servizio in ben quattro differenti edizioni. La Rai, il servizio pubblico, non c’era. A presto. E votate no il 29 e 30 maggio!
Corrado Giustiniani
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