Franco Siddi si difende: “Non c’è stato niente da fare. La chiusura degli editori era totale”. La chiusura sarà stata anche totale, ma i negoziatori dei giornalisti hanno rinunciato persino a chiedere l’applicazione delle leggi dello Stato, accettando supinamente trattamenti che le peggiorano.
La parola freelance, leitmotiv di tutti questi anni in attesa del contratto, è stata cancellata dal vocabolario di Siddi, che dovrebbe spiegare a questo punto perché un libero professionista dovrebbe restare iscritto al sindacato, se non per puro masochismo.
Ma la cosa che indigna di più è l’inettitudine e l’arroganza di questi dirigenti e anche la loro ignoranza.
L’Accordo Collettivo Nazionale già inserito nel vecchio contratto resta confermato, peccato che sia da sempre ampiamente disatteso. L’ipotesi di contratto però porta una novità:
“… omissis …
Art. 2) Il corrispettivo di massima scaturisce dalla quantità e qualità della collaborazione effettivamente prestata (n.d.r. se si fosse rispettata questa norma i compensi non sarebbero mai arrivati ai livelli umilianti di oggi). Il corrispettivo deve essere comunque liquidato entro la fine del mese successivo a quello di pubblicazione (la dicitura precedente era: “non oltre 60 giorni dalla pubblicazione”) con l’emissione delle ricevute fiscali previste dalla legge. Il costo dei mezzi organizzati resta a carico del collaboratore. Sono rimborsate le spese preventivamente autorizzate.
… omissis …
E’ una conquista: l’unico sindacato che è stato in grado, in questa ipotesi di contratto, di lasciare applicare pedissequamente tutte le leggi “negative” per i contrattualizzati e di inserire invece per i freelance una regola peggiorativa rispetto alla norma.
Si pagheranno i compensi quindi non a 30 giorni dalla prestazione (cioè dalla consegna) con la messa in mora automatica come previsto dalla legge ma alla pubblicazione. Infatti la legge n.231/2002, che recepisce una direttiva europea del 2000, all’articolo 4 stabilisce i termini di pagamento in “trenta giorni dalla data di prestazione dei servizi” e determina inoltre che “gli interessi decorrono, automaticamente, dal giorno successivo alla scadenza del termine per il pagamento”.
Per di più la modifica “migliorativa” inserita nell’ipotesi aumenta la sensazione di essere stati presi in giro: non più “a 60 giorni dalla pubblicazione” ma “entro la fine del mese successiva a quello di pubblicazione”. Il che significa che se si lavora per un mensile il pagamento sarà esattamente come prima, per un quotidiano dipende se si avrà la fortuna di pubblicare verso fine mese, idem per i settimanali.
La dirigenza sembra vivere in un altro mondo e fa finta di ignorare la temporalità della prestazione di chi lavora fuori dalle redazioni. Non conosce nemmeno le pessime abitudini perpetrate nelle redazioni: commissionare i pezzi e tenerli in “ghiacciaia” all’infinito; pagare le lunghezze dei testi tagliati come si decide di pubblicarli, fregandosene altamente se magari le cartelle ordinate erano anche il doppio.
Non solo quindi una diminutio rispetto alla legge, ma pure una connivenza con il malcostume che regna ovunque.
Simona Fossati
Segretario Associazione Lombarda dei Giornalisti
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