l’accordo raggiunto sul nuovo Cnlg è devastante. La Fieg è un gatto affamato
dalle unghie e dai denti aguzzi che, dopo averci ignorati per anni e avere
ignorato 18 giorni di sciopero, ha invitato nel momento della massima crisi
tanti stupidi topolini altrettanto affamati alla sua mensa promettendo di
dar loro un po’ del suoi avanzi. Ovviamente li ha fatti a fette. Non gli
avanzi. Gli stupidi topolini.
La bozza tenuta segreta fino a ieri mattina – e con buone ragioni, visti i
contenuti – prevede una “una tantum”, che abbiamo elargito agli editori (la
drastica riduzione fino al 2011 del pagamento delle festività
infrasettimanali) che contiene un messaggio preciso: “E’ un momento di
crisi, non ignoriamo i vostri sforzi, siano disposti a un piccolo
sacrificio”. Discutibile, ma comprensibile. Contiene poi una serie di pacchi
dono – sia chiaro da parte della Fnsi alla Fieg -, a livello normativo ed
economico, da fare invidia al più munifico dei benefattori. Quello veramente
regale riguarda gli scatti di anzianità, o meglio un aspetto specifico: il
fatto che “non saranno soggetti a future rivalutazioni”.
Questo significa ad esempio che nel mio caso quelle iniziali 31.493 lire
ottenute con il primo scatto biennale del 1° dicembre 1976 oggi, anziché
essere diventate 153,46 euro corrisponderebbero a 16,26 euro. Ma su questa
somma che è in parte alta dello stipendio si perderanno anche tutti i
riflessi di questa cifra su straordinari, domeniche, etc. Sommate il danno
per i 15 scatti totali e vi renderete immediatamente conto che questo non è
stato un contratto ma una catastrofe senza precedenti: una resa
incondizionata senza l’onore delle armi. Con un particolare: non sono i
colleghi che hanno trattatto – che come me hanno già maturato ottimi
stipendi e pensioni – ad essersi consegnati nelle fauci del gatto famelico.
Hanno accettato di lasciare in ostaggio le nuove generazioni per farne
squadre di signorsì. I giovani e i futuri colleghi avranno stipendi al
limite del sostentamento e pensioni da fame. E un’unica possibilità per
rimediare a questo: piegare la schiena ogni volta che sarà chiesto loro e
sbranarsi gli uni con gli altri. Questo il vero risultato politico – oltre
alla riduzione dei costi – che la Fieg voleva ottenere. Che triste fine per
la nostra categoria!
Possiamo ancora limitare i danni? E’ quasi impossibile, ma abbiamo una sola
possibilità. In “Un anno sull’Altipiano” Lussu fa dire al suo personaggio
chiave, il tenente Ottolenghi, interpretato nel film di Rosi dal grande Gian
Maria Volonté, che il vero nemico non è nelle trincee austriache, ma sono i
vari folli generali Leone. E allora – dice Ottolenghi – contro di loro “alzo
zero e fuoco a volontà”.
I colleghi hanno un solo strumento per tentare di rimediare ai danni sulle
loro (il sottoscritto ormai è fuori dai giochi) buste paga ed è una cosa che
io faccio oggi stesso. Dimettersi dalla Fnsi o per chi preferisce uno
strumento più morbido sospendersi revocando all’azienda la delega per la
trattenuta dei contributi sindacali. Se a Roma in corso Vittorio Emanuele II
arriverà entro pochi giorni un numero significativo di dimissioni la Fnsi
non potrà non prenderne atto. Questo non ci impedirà di partecipare al
referendum (per altro simbolico) sul contratto per dire i nostri “NO” e per
mandare a casa i nostri generale Leone.
Salvatore Rotondo
La Stampa
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