Open Day alla Lombarda il 25 settembre per svegliare assieme l’informazione

Dalle 10 alle 19 l’Associazione Lombarda dei Giornalisti,
viale Monte Santo 7, Milano è aperta a tutti: un’occasione per incontrare
i dirigenti, i funzionari e gli esperti, fare le vostre proposte e illustrare le vostre idee.
Raccontate i vostri problemi: vogliamo conoscerli, capirli e affrontarli con voi.
S. B.

Speciale per Senza Bavaglio
Marinella Rossi
Milano, 24 settembre 2024

Due parole (si fa per dire) sulla mia idea di sindacato – e sulla mia scelta, nonostante tutto, di starci caparbiamente dentro. Se penso al mio sindacato non penso a ombre, personaggi sconosciuti (a me) e cresciuti anno dopo anno come incrostazioni calcaree di scrivanie più o meno lontane da redazioni, luoghi vivi e vivaci di confronto e scontro tra lavoro e cronaca.

Se penso al mio sindacato, penso a una casa fatta su principi semplici e solidi, lineari, trasparenti. Penso a un’informazione limpida, corretta, sfrondata da pregiudizi e censure e autocensure. Un’informazione che sorvegli, svincolata da paure e limitazioni se non quello della misura, della compostezza, dell’equilibrio.

Quell’informazione, cane da guardia di una democrazia, organo indispensabile a vigilare su una società democratica, da anni non subisce solo le pressioni – inevitabili e persino fisiologiche – di centri di potere economico e politico, alle quali competenza, professionalità e onestà intellettuale possono fare da contraltare, ma subisce gli effetti nefasti di una crisi profonda – di valori, di strumenti culturali e non solo di mezzi economici.

Chi fa informazione, i giornalisti, sono da oltre un decennio assoggettati – nella loro autonomia, professionalità e persino esistenza in vita – a strapazzi editoriali, tragedie economiche, impoverimento di strumenti, desertificazioni di luoghi di lavoro, disfacimento dei principi cardine della difesa del lavoro e, con quella, della professionalità e dignità.

E se i giornalisti soffrono, se l’informazione si pianifica su comunicati, veline, o, peggio, sul passaparola del web, se una notizia falsa passa in cavalleria come fosse vera, chi ne soffrirà se non la stessa società democratica? Chi se non noi tutti.

Quando nacque il primo sindacato, in tempi che sono ormai a distanze siderali (era a Milano ed era il 1906) non nasceva come sindacato di e per giornalisti, ma nasceva da un’esigenza primaria che lega tutte le forme di lavoro e le categorie professionali (anche la nostra): la solidarietà, la difesa del lavoro, la dignità del lavoratore, il riconoscimento della sua identità e della collocazione in una categoria aperta.

Sono passati molti anni, e molte crisi ha attraversato questa idea di unione che fa la forza, fino a dispenderne l’archetipo. I sindacati, tutti, si sono indeboliti, anche i più forti: la società viene attraversata da correnti autolesioniste e nichiliste; il concetto stesso di unità si frantuma nei molti individualismi sempre più impoveriti di sostanza e prospettive, e in una rassegnazione vittimistica che porta alla fuga.

Può sembrare antistorico invertire la linea di tendenza e la corsa autodistruttiva, ma se c’è una categoria che denuncia tutta la sua debolezza in questa frammentazione di interessi e in questa solitudine professionale ed esistenziale, questa è la nostra.

Ed è la nostra a dover necessariamente invertire il senso di marcia verso il nulla, scartando dai binari, facendo passi a lato e (forti di nuove conoscenze e competenze) ricomporre una società di donne e uomini che ritrovi in regole condivise la forza di contrastare l’abbattimento dell’idea stessa di informazione attraverso continui (spesso ingiustificati) stati di crisi, contratti fantasma, compensi affamanti, azzeramento di consolidate e autorevoli professionalità in forza di tagli per età, quando il più che desiderabile subentro di nuove, fresche professionalità dovrebbe fare da collante tra una “vecchia” e una “nuova” informazione”.

Se c’è una buona ragione per cui oggi un sindacato – e un sindacato di una categoria così maltrattata come quella dei giornalisti – debba avere ragione di esistere, sono le vecchie ragioni, le stesse di sempre:  difesa del lavoro e della sua qualità, a protezione dei diritti di tutti coloro che abitano un pianeta così variegato, in cui le differenze di formazione, di sensibilità, di cultura devono confrontarsi e condensarsi dando luogo a maggior forza, solidarietà e unità.

Un sindacato può e deve essere la casa di questo confronto, e da questa casa partire con maggiore coscienza di chi siamo e di cosa non vorremo mai diventare.

In poche (non pochissime) parole ho raccontato la mia idea di sindacato. Proviamo a confrontarla insieme, a breve, il 25 settembre dentro la sede del sindacato dei giornalisti lombardi, senza quella rassegnazione perdente e quel nonnullismo che mette al riparo dal rischio di crederci. Proviamo a scoprire ciò che ora abbiamo, ciò che manca, ciò che potremmo cambiare, ciò che potremo, insieme, scoprire. Perché tra il nulla e la sfida, i giornalisti – in genere – scelgono la sfida.

Marinella Rossi
marinella.rossi1956@gmail.com
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Le iconografie di Senza Bavaglio sono di Valerio Boni

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Vieni a conoscere il tuo sindacato: lunedì 25 settembre Open Day in Lombarda

 

 

 

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