Nuova ennesima ridicola indagine INPGI sui freelance

Questo tipo di ricerche a buon mercato, rimestate e riproposte periodicamente, servono solo a creare l’alibi che i proponenti stiano facendo qualcosa per la categoria

Speciale per Senza Bavaglio
Paolo Crespi
Milano, 27 ottobre 2022

Negli anni non so a quante indagini sulla professione giornalistica autonoma mi è toccato di rispondere se non le avevo prima cestinate. L’ultima richiesta mi è arrivata via mail alle 13.23 di mercoledì 26 ottobre a doppia firma Inpgi-Marina Macelloni.

Il primo impulso sarebbe di non prenderla neanche in considerazione, per le buone ragioni che: è l’ennesima, che di quelle precedenti, a cura di varie entità, non si è mai saputo nulla a distanza di mesi o anni dalla raccolta dei dati e che, tra noi giornalisti autonomi, c’è la diffusa percezione che questo tipo di ricerche a buon mercato, rimestate e riproposte periodicamente alla nostra platea, serva solo a creare l’alibi che i proponenti stiano facendo qualcosa per la categoria.

E invece… questa volta apro il link https://forms.gle/mKwLJxhGn5UVuES56 per vedere se la cosa mi riguarda, anche solo un pochino.

Già la premessa è di quelle che ti fanno passare la voglia: “Poiché l’indagine è stata predisposta per le diverse Casse previdenziali e vuole tener conto di tutte le categorie professionali, molto eterogenee tra loro, alcune domande potrebbero risultare poco appropriate e/o estranee alla singola specifica attività svolta”. Transeat…

Dopo qualche generica domanda di rito, il questionario a risposta multipla si preoccupa tra l’altro di sapere chi si occupa dei miei figli o dei miei parenti non autosufficienti mentre lavoro (baby sitter / asili è una delle alternative in entrambi i casi!), quale percorso scolastico ho seguito (fermandosi alla scuola secondaria, ma con le denominazioni del vecchio ordinamento), com’è ripartita indicativamente la dimensione del mio “mercato di riferimento” e altre amenità del genere.

Man mano che procedo, rispondendo un po’ a casaccio per vedere cosa mi riservano i moduli successivi, mi rendo conto che mi siinterroga su un’ipotetica professione che ha molto poco a che fare con il lavoro del giornalista freelance, giovane, meno giovane o anzianotto come me. Forse uno studio associato di geometri o commercialisti sarebbe un target più appropriato.

Il clou è quando mi si chiede se prima della pandemia svolgevo l’attività professionale anche utilizzando strumenti di lavoro da remoto… e, last but not least, se rispetto al mio futuro “sono ottimista, sono pessimista o non so rispondere”. Sic!

Giunto a questo punto propenderei naturalmente per annullare il mio prezioso contributo a un imprescindibile sondaggio di inesistente valore statistico, ma… accipicchia, il mio temino è stato già acquisito, senza che potessi rivedere, come di solito si usa, il tenore delle mie rispostine a vanvera…

Insomma, anche dal punto di vista informatico, la pomposa indagine di Inpgi e Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati) è un vuoto a perdere.

Che ci fa perdere tempo e soprattutto non ci rassicura per niente sul futuro di un ente dimezzato che pretende di continuare a occuparsi del nostro welfare e delle nostre future mini pensioni, a fronte dei maxi stipendi che continua a erogare ai suoi dirigenti. Beh, questa di per sé è un’ottima ragione per continuare a esistere… O no?

Paolo Crespi
paolo.crespi@fastwebnet.it

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