Servizio pubblico? Un guaio. E’ invaso dalla tv spazzatura

Speciale Per Senza Bavaglio
Stefano Bigazzi
Genova, 24 settembre 2021

Un caso. Sbircio il televisore e ascolto i toni concitati, la partecipazione drammatica, la consapevolezza di spazzare via ombre per illuminare di verità la cronaca. E un po’ trasecolo. Perché l’impianto scenico e in parte anche ideologico del programma sarebbe consono alle trasmissioni spesso nazionalpopuliste delle emittenti che invocano ordine e disciplina (altrui), eppure i titoli estrapolati da giornali e televisioni di casa nostra che mi sorprendono animano “Storie italiane” in onda su Rai uno verso le 10 del mattino.

E penso: ma guarda (ma ascolta) un po’ di tv spazzatura nel servizio pubblico. Probabilmente dovrei seguire di più i programmi televisivi per capire che questa è la quotidianità dell’informazione, ma non me ne capacito: così leggo il minestrone di notizie sul prete drogato, il parroco pusher, l’attore che compra un’autobotte di droga dello stupro, gli italiani che si drogano e via spacciando in un crescendo di ovvietà, luoghi comuni e terrorismo in forma di spettacolo, sinché sento la conduttrice attenuare i decibel per rivolgersi sommessamente a un sacerdote chiamato a spiegare perché esistano i preti tossici.

Sottovoce, come in un confessionale. Nel frattempo scorrono le immagini, un susseguirsi rapido di esponenti delle forze dell’ordine che mostrano dosi di stupefacente, altri che sorreggono bottiglie, un ministro di culto dal volto oscurato e probabilmente lo stesso travisato della mascherina, immagini di repertorio di autopattuglie: un lampo dopo l’altro a suggerire visivamente il degrado di questa nostra società in cui oltre i preti pedofili e il Papa che ammette come qualcuno (molti) lo voglia morto (sai la notizia: sono anni che pregano perché accada) ora c’è anche il don che fruga nella cassetta delle elemosine.

Non c’è più religione? Forse. Ma il servizio pubblico? Mah.

Stefano Bigazzi

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