Bruno Vespa, l’errore veniale sui pipistrelli e la “sua” pubblicità sul “suo” vino

Speciale per Senza Bavaglio
Alessandra Fava
27 dicembre 2020

Altro che pipistrelli, il problema del giornalismo dovrebbe essere la pubblicità dilagante e le marchette palesi. Invece siti web e giornali si sono soffermati sull’errore di Bruno Vespa che ha scambiato i pipistrelli per uccelli e un ragazzo tredicenne lo ha corretto dicendo che sono mammiferi. Il botta e risposta diventato virale è andato in onda su Rai 1 domenica 20 dicembre alla trasmissione pomeridiana “Da noi…A ruota libera” condotta da Francesca Fialdini. 

Nessuno si è soffermato sul fatto che alla fine dell’intervento in diretta e in studio di Vespa che verteva principalmente sul che fare per il Natale Covid 2020, Vespa ha pubblicizzato il suo ultimo libro (che ci sta, come dicono i millennials), ma anche il suo vino “Il Bruno di Vespa, Primitivo di Manduria”. Che non ci sta per niente. Ci chiediamo come sia possibile che i nostri media e la nostra tv pubblica ospitino sempre più pubblicità. 

 

Una volta le chiamavamo marchette, erano viste come un veleno e tutti se ne tenevano a distanza. Oggi siccome dilagano sui social, sulle pagine web anche dei media, siccome siamo bombardati da messaggi legati alla microprofilazione, siccome abbiamo per sbaglio dato il consenso a qualche app, siccome la pubblicità ci cade addosso minuto per minuto anche se i negozi sono chiusi e la zona è rossa, dovremmo averci fatto il callo. Spesso ci chiediamo quando mai abbiamo cercato sul web un caminetto, il depilatore, la stufa a cherosene, le pantofole di pile o la finestra antisfondamento, l’antirughe al carciofo, la bava di lumaca, e come mai, quindi, ci arrivano messaggi subliminali. 

Allo stesso modo non dovremo stupirci più che anche il Corriere della sera piazza una bella pubblicità in mezzo a un articolo: una volta la si metteva a lato, occupava mezza pagina o la colonna laterale o la pagina intera. Poi ha occupato regolarmente la pagina a destra nei settimanali patinati e nei femminili mensili che per leggere gli articoli sempre a sinistra dovevi fare uno sforzo notevole essendo ormai a letto, sotto le coperte, con il giornale mezzo appeso sul lenzuolo. Hanno trovato il modo di inserire pubblicità ovunque. 

Sorge solo una domandina: come pensate di salvare i media e una qualche credibilità se ogni volta che uno apre la televisione o una rivista o un sito web invece che informazioni si trova propinate marchette? 

Alessandra Fava
Consigliere del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti
twitter @sbavaglio
www.senzabavaglio.info

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