Speciale per Senza Bavaglio
Paolo Tripaldi
Roma, 28 luglio 2020
Con una sentenza del Consiglio di Stato (N. 04771/2020) si è stabilito il diritto degli iscritti dell’Inpgi, l’ente previdenziale dei giornalisti italiani, di prendere visione della documentazione sull’operazione dismissione immobili attraverso l’istituzione di un Fondo Immobiliare gestito dalla società Investire Sgr.
Un’operazione che era stata presentata come salvifica per i conti in rosso dell’Istituto di previdenza e che aveva l’obiettivo originario di incassare entro il 2020 circa 700 milioni di euro su quattro trance di vendita. Una cifra che non è mai stata raggiunta, neanche lontanamente, nonostante sia stata messa in campo una quinta trance di immobili.
Il Consiglio di Stato ha sancito che l’interesse ad accedere agli atti, così come richiesto dal giornalista “sussista anche nella qualità di semplice iscritto all’istituto previdenziale poiché, diversamente da quanto assume l’appellante, l’attività di gestione del patrimonio immobiliare, come questo Consiglio di Stato ha già chiarito in analoghe vicende, non si può ritenere meramente privatistica, ma ha un sicuro rilievo di interesse generale ed è sottoposta al controllo della Corte dei Conti”.
Ma c’era davvero bisogno di una sentenza del Consiglio di Stato per permettere l’accesso agli atti di una operazione che riguarda l’Istituto di previdenza dei giornalisti? Inpgi, peraltro, gestito dagli stessi giornalisti, quindi tra colleghi?
Ciò che è stato sempre contestato dagli inquilini degli alloggi Inpgi, poi confluiti nel Fondo Giovanni Amendola, è il prezzo di vendita degli immobili. Prezzi più alti del mercato che hanno portato ad una vendita al rilento soprattutto a Roma.
Gli inquilini hanno sempre chiesto di praticare i prezzi in base ai valori stabiliti dall’Omi, l’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, che rispecchia maggiormente la realtà. A questa pretesa è stato sempre “risposto picche” asserendo che i valori stabiliti dall’esperto indipendente erano quelli reali e venivano completamente rigettate le stime e perizie che gli affittuari presentavano a proprie spese.
Ma è ormai chiaro e lampante che a prezzi più vicini al mercato l’operazione dismissione immobili si sarebbe già conclusa e con successo e si sarebbero anche rispettati tutti quegli affittuari che per anni hanno versato i canoni di locazione.
Sappiamo anche che la Investire Sgr percepisce delle commissioni in base al numero degli appartamenti che gestisce e che, ad oggi, è l’unica che ci ha veramente guadagnato dall’operazione dismissione immobili Inpgi.
È per questo che è fondamentale poter visionare tutta la documentazione che ha portato alla creazione del Fondo Giovanni Amendola, istituito nel 2013, e i criteri di accertamento del valore degli immobili, poi confluiti nel fondo stesso, e che hanno permesso di creare delle plusvalenze nei bilanci.
In una audizione parlamentare i vertici dell’Istituto hanno riferito che l’idea di creare un Fondo immobiliare e farlo gestire da terzi “ha permesso di limitare l’impatto della discesa dei prezzi delle abitazioni e delle minusvalenze impliciti per l’istituto al 31 dicembre 2018. Sulla base dei valori d’apporto e dei dati ISTAT, se l’istituto avesse mantenuto in portafoglio tutti gli immobili, senza procedere al piano di dismissione, avrebbe avuto, a fine 2018, una minusvalenza implicita di circa 87,5 milioni”.
Il calo dei prezzi, tanto segnalato dagli inquilini, era cosa ben nota ma i prezzi di vendita sono stati tenuti alti dall’esperto indipendente.
Con una nota è stato comunicato che l’Inpgi “nel rispettare quanto statuito dal Collegio giudicante – darà ovviamente attuazione alla sentenza nei confronti del ricorrente. Tuttavia, è opportuno ribadire che l’Ente applica correttamente i principi e le normative esistenti, volti a tutelare la trasparenza e l’accesso agli atti, avendo come obiettivo prioritario la salvaguardia degli interessi superiori dell’Istituto e dei propri iscritti”.
Paolo Tripaldi
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