Il presidente di un Ordine regionale può partecitare alla campagna elettorale di un politico?

Senza Bavaglio
Milano, 18 luglio 2021

In attesa di conoscere quando si voterà per il rinnovo delle cariche all’Ordine dei Giornalisti ci permettiamo di rivolgere una domanda al presidente nazionale Carlo Verna: può il presidente in carica dell’Ordine dei Giornalisti di una qualsiasi regione partecipare alla campagna elettorale di un candidato sindaco, o di centrosinistra o di centrodestra o civico o grillino che sia, in una delle grandi città interessate al prossimo appuntamento amministrativo?

Non è affatto un quesito superfluo di questi tempi. Impegnare e coinvolgere l’Ordine dei Giornalisti in una contesa politica è al di fuori del mandato che ha un presidente e da un punto di vista etico-professionale non è un esempio da iscrivere nei manuali deontologici come virtuosa metodologia di governo dell’Ordine.

Intendiamoci, tutti i cittadini hanno il diritto sacrosanto di schierarsi con chi apprezzano, vale anche per i giornalisti. Ma chi ha una carica importante nel nostro Ordine può essere parte della contesa?

Accade a Milano che a una cena elettorale del candidato sindaco del centrodestra (in Galleria Meravigli, un centinaio di invitati) fra i commensali si sieda il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Essendo i due molto amici non apparirebbe così sconveniente o addirittura censurabile.

Il guaio è che si tratta di un evento elettorale, non di una cena privata o di un dibattito da moderare, e la partecipazione a un evento elettorale è un atto politico dal quale il presidente di un Ordine regionale dovrebbe astenersi per il ruolo superpartes che ha. A meno che non intenda essere coinvolto in prima persona nella competizione, o come candidato assessore o come semplice e riconoscibile simpatizzante. Ma in questo caso un passaggio è essenziale: le dimissioni dalla carica per essere libero di esprimersi e di chiamare i cittadini a votare a favore della coalizione che ha sposato o intende sposare.

Non si tratta di fare processi alle idee, al contrario si tratta di esaltare le idee lasciandole libere di correre spogliandosi però delle cariche istituzionali che si ricoprono. Altrimenti il sospetto (scontato e fondato) è che si intendano utilizzare le stesse cariche ordinistiche per promuovere una causa di parte, magari utilizzando strumentalmente il paravento o il pretesto della cosiddetta società civile di cui si è parte proprio grazie al ruolo pubblico al quale si è stati chiamati.

Non ci pare che sia questo il modo più trasparente di esercitare il sacrosanto diritto di dichiarare la propria simpatia politica e di guidare un Ordine che è organo estraneo alla competizione elettorale politica. Non ci può essere confusione. Non ci possono essere equivoche mimetizzazioni.

Partecipare alla politica è un atto di coraggio e forse di servizio. Ma bisogna essere chiari e intellettualmente onesti: se si aspira a una carriera da presunto civil servant in prestito alla politica lo si dice e si abbandona senza indugio la scena istituzionale-giornalistica. La confusione di ruoli, se voluta, legittima i cattivi pensieri.

Che cosa ne pensa il nostro presidente nazionale Carlo Verna?

Senza Bavaglio
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