Giornalisti di tutto il mondo insorgono: “Non estradate Assange negli USA”

Speciale per Senza Bavaglio
Francesca Canino
Roma, 3 marzo 2020

Scende in campo Amnesty International per chiedere agli Stati Uniti d’America di annullare tutte le accuse contro Julian Assange, opponendosi, contemporaneamente “all’eventualità che sia estradato o trasferito in ogni altro modo negli Usa, dove rischia di subire gravi violazioni dei diritti umani, tra cui condizioni di detenzione che potrebbero equivalere a tortura e altri maltrattamenti, come un prolungato isolamento”.

Assange, sotto processo per il suo lavoro di giornalismo investigativo, è attualmente detenuto nel Regno Unito. I tentativi del governo Usa di processarlo, in seguito alla pubblicazione di documenti riguardanti anche possibili crimini di guerra commessi dalle forze armate statunitensi, si configurano come un esplicito attacco alla libertà d’espressione e indurrebbe i giornalisti all’autocensura onde evitare procedimenti giudiziari. L’essere stato Assange, inoltre, l’obiettivo di una campagna ostile da parte dei funzionari Usa compromette il suo diritto alla presunzione di innocenza e lo espone al rischio di un processo iniquo.

Alla vigilia dell’udienza sull’estradizione di Julian Assange, Amnesty ha lanciato una campagna per chiedere alle autorità Usa di annullare tutte le accuse di spionaggio, o relative a questo reato, affinché sia subito rilasciato. E se le accuse non saranno annullate, le autorità del Regno Unito dovranno assicurare di non estradare Assange negli Usa, dove rischia di subire gravi violazioni dei diritti umani.


Dal sito Antimafia 2000 http://www.antimafiaduemila.com/

A cura di Carlotta Becchi* – Video
“Se volete Julian dovrete passare sui nostri cadaveri”. Il front man dei Pink Floyd ha marciato insieme a numerosi sostenitori del giornalista contro la sua estradizione negli USA

Sento una vera forza e del vero calore provenire da tutti voi in questo piccolo raduno. Ed è stato un grande onore camminare lungo Whitehall con tutti voi quindi vi ringrazio per avermi dato questa opportunità. Ci sono alcune persone alle quali mi vorrei rivolgere. Il primo, ovviamente, è Julian Assange stesso: un giornalista, un coraggioso raggio di luce nei posti oscuri dal quale le potenze vorrebbero che ci allontanassimo. Julian Assange, un nome che va scolpito con orgoglio in ogni monumento per il progresso umano. Julian è il motivo per il quale siamo qui oggi ma non è un progetto parrocchiale. Oggi noi siamo parte di un movimento globale che potrebbe essere l’inizio dell’illuminazione globale che questo fragile pianeta necessita così disperatamente.

Mentre ci incontriamo qui a Londra, oltre l’Atlantico, in Argentina, migliaia di donne stanno scendendo in piazza per chiedere la legalizzazione dell’aborto al presidente Fernandez.
Non è solo l’Argentina: quest’anno abbiamo visto grandi proteste scoppiate in tutto il mondo contro i regimi fascisti neoliberali in Cile, Libano, Colombia, Ecuador, Haiti, Francia e ora ovviamente anche in Bolivia che sta lottando contro la nuova dittatura militare imposta dagli USA. Dove noi vediamo il nome dell’Inghilterra allegato a quella nobile lista. Ci piace pensare che questo sia un paese libero, ma siamo davvero liberi?
Quando Julian Assange viene portato al buio nella minuscola pretura, all’interno della prigione di Belmash, ci sono così tanti posti occupati da anonimi colletti bianchi americani che sussurrano istruzioni all’orecchio attento del principale avvocato dell’accusa, James Lewis QC. Perché? Perché non viviamo in un paese libero. Viviamo in un canile glorificato e abbaiamo e scodinzoliamo al comando dei nostri signori e padroni dall’altra parte dell’oceano. A grande richiesta, oggi mi trovo qui, davanti alla madre del Parlamento, e lì la vedo arrossita in tutto il suo imbarazzo.

Ieri ho fatto un’intervista a Sky News per promuovere questo evento. Non c’era nessun collegamento visivo, quindi il mio unico contatto con la signora che mi ha fatto le domande è stato tramite un auricolare su un filo riccioluto. Ho imparato qualcosa sul dire la verità nella formulazione delle sue domande. Si è presentata a me come un Don Chisciotte impazzito; ogni domanda era densa di sbavature e insinuazioni e di false accuse con le quali i potenti hanno cercato di annerire il nome di Julian Assange. Ha fatto scattare la stanca ma ben preparata narrazione e poi l’ha interrotta costantemente quando le ho dato una risposta. Non so chi sia, può darsi che abbia buone intenzioni. Se così fosse, il mio consiglio per lei sarebbe di smettere di bere il kool-aid e se davvero gliene frega qualcosa della professione che ha scelto, porti il suo sedere dispiaciuto quaggiù e si unisca a noi!

Inghilterra, chiedo al nostro Primo Ministro, Boris Johnson, di dichiarare le sue vere intenzioni: sostiene lo spirito della Magna Carta, la democrazia, la libertà, il fair play, la parola e soprattutto la libertà di stampa? Se la risposta a questa domanda è sì, allora venga, signor Primo Ministro, sia il bulldog britannico che vuole far credere a tutti noi. Si opponga di fronte alla spacconeria dell’egemonia americana, annulli questo processo-spettacolo, questa farsa, questo tribunale fittizio. L’equità davanti alla corte è incontestabile! Julian Assange è un uomo innocente!
Non posso lasciare questo palco senza menzionare Chelsea Manning, che ha fornito parte del materiale che Julian ha pubblicato. Chelsea è stata in una prigione federale per un anno, incarcerata dagli americani per aver rifiutato per principio di testimoniare davanti a una giuria appositamente convocata contro Julian Assange. Un grande coraggio! Le stanno anche facendo una multa di 1.000 dollari al giorno dall’altra parte dell’oceano, il tuo, Chelsea è un altro nome da scolpire nell’orgoglio. Una vera eroina. Anche quello di Daniel Hale è un nome da scolpire nell’orgoglio.
Chi di noi non ha mai compromesso la propria libertà nella causa della libertà stessa, chi non ha mai preso in mano la torcia accesa e l’ha tenuta tremante per i crimini dei suoi superiori, non può che immaginarsi il coraggio straordinario di chi invece l’ha fatto.
E quando e se l’Impero americano verrà a prendere Assange, a distruggerlo, a bloccarlo come monito per spaventare i futuri giornalisti, noi li guarderemo negli occhi e determinati, con un’unica voce gli diremo “dovrete passare sopra i nostri cadaveri!”.

*Traduzione del discorso integrale di Roger Waters


 

Il vicedirettore di Amnesty International per l’Europa, Massimo Moratti, ha dichiarato in una nota stampa che: “Il potenziale effetto raggelante verso i giornalisti e altre persone che denunciano le malefatte dei governi rendendo note informazioni ricevute da fonti credibili potrebbe avere profonde conseguenze sul diritto delle opinioni pubbliche a conoscere cosa stanno facendo i loro governi. Tutte le accuse mosse nei confronti di Julian Assange a seguito di tali attività devono essere annullate. Le accuse contro Julian Assange derivano direttamente dalla pubblicazione di documenti segreti nell’ambito del suo lavoro con Wikileaks, attività che in quanto tale e di per sé non dovrebbe essere punita e che il giornalismo investigativo porta regolarmente avanti nell’ambito professionale. Tutte le accuse su cui si fonda la richiesta di estradizione degli Usa dovrebbero essere annullate per consentire il pronto rilascio di Julian Assange. In caso contrario, le autorità britanniche hanno l’obbligo chiaro e inequivocabile di non trasferire Julian Assange negli Usa, dove egli rischia di subire gravi violazioni dei diritti umani. Negli Usa, Julian Assange potrebbe essere sottoposto a condizioni detentive equivalenti a maltrattamento e tortura, compreso l’isolamento prolungato. Anche il rischio di subire un processo iniquo è molto concreto, data la campagna ostile promossa nei confronti di Julian Assange da funzionari Usa fino ai più alti livelli, che ha fortemente compromesso il suo diritto alla presunzione d’innocenza“.

Amnesty ricorda che “le norme e gli standard del diritto internazionale vietano il trasferimento di una persona verso un altro Paese dove questa possa rischiare di subire gravi violazioni dei diritti umani. Se Julian Assange venisse estradato o trasferito in qualsiasi altro modo negli Usa, il Regno Unito violerebbe questo divieto”.

Nella prima settimana di udienze sono emersi tutti i punti di preoccupazione in merito alla richiesta di estradizione di Julian Assange: “Le udienze di questa settimana hanno evidenziato la minaccia ai diritti alla libertà di espressione e all’accesso alle informazioni che deriverebbero dall’eventuale decisione di estradare Julian Assange negli Usa per rispondere di accuse di spionaggio – ha commentato in una nota ufficiale Julia Hall, esperta di Amnesty International sui diritti umani in Europa -. Il potenziale effetto paralizzante sui giornalisti e su altre persone che cercano di rivelare informazioni in nome dell’interesse pubblico è evidente. I giornalisti nel mondo potrebbero essere accusati di spionaggio o di violazione delle leggi antiterrorismo solo per aver reso noti crimini di guerra o altre violazioni dei diritti umani. E noi resteremmo all’oscuro di fatti e informazioni necessarie per chiamare i nostri governi a rispondere delle loro malefatte. Abbiamo appreso con preoccupazione come, negli ultimi giorni, Assange sia stato sottoposto a perquisizioni corporali e tenuto ammanettato. La direzione della prigione deve assicurare che tali misure siano necessarie e proporzionali. Amnesty International intende sollecitare le autorità britanniche a garantire che Assange non sia sottoposto a maltrattamenti nella prigione di BelmarshNegli ultimi giorni Assange ha più volte cercato di segnalare alla corte che non era in grado di ascoltare lo svolgimento delle udienze, di comunicare in modo efficace con gli avvocati e di mantenere la concentrazione nella gabbia del tribunale dove era trattenuto a causa delle medicine che stava assumendoTemiamo che, se non verranno prese misure adeguate per consentire ad Assange di partecipare in modo effettivo alle udienze di maggio, l’equità del procedimento sarà a rischio“.

Noi di Senza Bavaglio ci uniamo alla protesta. Dobbiamo tutti impedire che Julian Assange sia estradato negli Stati Uniti.

Francesca Canino

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