Ex fissa: 30 anni di inganni, mala gestione e mancata trasparenza

Senza Bavaglio
Milano, 10 febbraio 2020

La cosiddetta “EX FISSA” FIEG-FNSI/INPGI 1 era una sorta di 2^ liquidazione aggiuntiva rispetto al TFR corrisposto da ogni azienda e/o dal Fondo di previdenza complementare dei giornalisti italiani (Fondo controllato dalla COVIP), che veniva pagata dall’INPGI 1 (l’ente previdenziale funge, però, solo da Gestore contabile nei limiti delle proprie risorse disponibili senza quindi risponderne con il proprio patrimonio) ai giornalisti lavoratori subordinati all’atto del loro pensionamento e poteva variare a seconda dell’entità dello stipendio mensile incassato dai giornalisti della carta stampata – cioé quotidiani e periodici – agenzie di stampa, oltre a tv come Mediaset, Sky e La7, ecc..

Il Fondo EX FISSA, nato nel 1985 da un Accordo sindacale tra FIEG-FNSI-INPGI, era finanziato con un versamento da parte degli editori con un contributo mensile dell’1,5% sulle retribuzioni corrisposte ai giornalisti. Ma questa aliquota dell’1,5% non è stata mai elevata nel tempo, pur essendosi rivelata da sempre insufficiente tanto che i bilanci dell’EX FISSA hanno chiuso costantemente “in rosso”. Si è quindi continuato con lo stesso demenziale e discriminatorio sistema fino all’estate 2014 quando il Fondo EX FISSA FIEG-FNSI è stato messo in liquidazione senza nemmeno informare in dettaglio preventivamente tutti i creditori, né convocarli, cliccare su http://www.inpgi.it/?q=node/1472.

Gli assurdi meccanismi di calcolo e di regole dell’EX FISSA gravemente discriminatori, calcolati sull’ultimo stipendio lordo mensile moltiplicato un numero di mensilità variabili da 7 a 13 più una mensilità in regalo per chi ha lavorato per almeno 20 anni nella stessa azienda, cliccare su http://www.inpgi.it/?q=node/1363, hanno creato ingiustificate e profonde sperequazioni tra giornalisti, favorendo alcuni (soprattutto caporedattori, direttori e vicedirettori) e danneggiando altri. Ad esempio, c’é chi ha incassato anche un milione e mezzo di euro e c’è anche chi ha versato per oltre 30 anni senza percepire nulla. C’è chi ha ottenuto 4 EX FISSE e chi non ne ha percepita alcuna. A partire dal 1985 si sarebbe dovuto, invece, prevedere un proprio “castelletto” per ciascun giornalista formato dai versamenti effettuati per suo conto dalla FIEG e rivalutato nel tempo, così come avviene per il Fondo di Previdenza Complementare dei Giornalisti Italiani. In tal modo nessuno si sarebbe potuto poi lamentare.

LA SVOLTA AVVIENE NELL’ESTATE DEL 2014

L’ex fissa FIEG/FNSI rimane nella misura piena dovuta e senza sconti per tutti quelli andati in pensione entro il 31 luglio 2014 e che ne avevano maturato il diritto. Per tutti gli altri cambiano le regole. Ma, al pensionamento, spetteranno loro solo queste cifre:
– 65.000 euro lordi di “tetto” massimo per chi al 31 dicembre 2014 ha un’anzianità di almeno 15 anni nella stessa azienda. Cambia, però, anche la base di calcolo della prestazione. Finora si basava sull’ultimo stipendio percepito, il più alto quindi, comprensivo dei ratei di tredicesima e indennità redazionale. Ora sulla media retributiva mensile degli ultimi 15 anni. E questo vale molto per abbassare la cifra;
– 10.000 euro lordi di tetto massimo per chi alla data del 31 luglio 2014 ha almeno 14 anni di anzianità sempre nella stessa azienda;
– 8.000 euro lordi di tetto massimo per chi alla data del 31 luglio 2014 ha almeno 13 anni di anzianità sempre nella stessa azienda;
– 6.000 euro lordi di tetto massimo per chi alla data del 31 luglio 2014 ha almeno 12 anni di anzianità sempre nella stessa azienda;
– 4.000 euro lordi di tetto massimo per chi alla data del 31 luglio 2014 ha almeno 11 anni di anzianità sempre nella stessa azienda;
– 2.000 euro lordi di tetto massimo per chi alla data del 31 luglio 2014 ha almeno 10 anni di anzianità sempre nella stessa azienda;
SOLO IN CASO DI DIMISSIONI, chi ha, al 31 luglio 2014, un’anzianità di almeno 10 anni nella stessa azienda, avrà 10.000 euro.

Per tutti i giornalisti dipendenti rimasti fuori dall’ex fissa e per gli assunti dopo il 1° agosto 2004 c’è comunque un contentino. Avranno un contributo aggiuntivo destinato al Fondo pensione complementare, se iscritti, pari allo 0,25% della retribuzione mensile e, dal primo gennaio 2026, pari allo 0,50%. Viene stabilito il pagamento in rate di 12/15 anni solo per chi ha il “tetto” di 65.000 euro (per gli altri le cifre sono talmente piccole che verranno versate in un’unica soluzione) e per tutti coloro che aspettano il saldo dal 2010, con cifre generalmente più consistenti. Importante: per chi è andato in pensione entro il 31 luglio 2014 è confermato il pagamento senza tetto rateizzato in 10-12 rate con interesse annuo del 2%. Ma con successivi Accordi segreti unilaterali FIEG/FNSI l’interesse annuo viene azzerato senza neppure chiedere il beneplacito ai giornalisti pensionati creditori. Insomma, l’ex fissa è destinata a sparire progressivamente, ma chi ha maturato il diritto deve essere comunque saldato senza più interessi per il ritardato pagamento.

Va anche sottolineata un’altra grave anomalia perché l’INPGI 1 fino all’agosto 2014 gestiva parallelamente un secondo Fondo EX FISSA riguardante i soli giornalisti RAI per effetto di un vecchio Accordo con INTERSIND, FNSI ed USIGRAI. Ebbene da 6 anni la RAI provvede così direttamente al pagamento dell’EX FISSA con regole molto più vantaggiose per i giornalisti del servizio pubblico, i quali vengono liquidati per intero in pochi mesi dopo il loro pensionamento. Ma dal 2017 non viene più rispettata la rateazione di 12/15 anni prevista dagli accordi dell’estate 2014. Le ultime tre rate sono state risibili. Tremila euro lordi all’anno per tutti. Di questo passo non basterà ai pensionati l’intera vita per riscuotere il proprio diritto. Chi deve riscuotere, per esempio, 90.000 euro lordi, ora come ora li avrà – se li avrà – in 30 anni, quindi si spera che viva fino a 95 anni. Anche per chi ha il tetto di 65.000 euro lordi, saranno necessari – sempre col passo dei 3.000 euro lordi annui – 22 anni. In molti casi passerà quindi agli eredi. Ma in mancanza di eredi il credito andrà in cavalleria.

Si ricorda inoltre che non è stato mai reso pubblico l’elenco dei nominativi dei giornalisti creditori del Fondo EX FISSA – naturalmente senza indicare le singole cifre per tutelare la loro privacy – a partire dal 2008 ad oggi al fine di poter verificare se un collega avesse per ipotesi “scavalcato” in graduatoria qualche altro collega, magari per gravi motivi di salute (peraltro mai codificati, né resi pubblicamente noti prima d’ora) e/o per decisioni adottate dalla magistratura anche in via d’urgenza.
Un capitolo a sé riguarda l’intero debito relativo ai cosiddetti “Accantonamenti” in favore dei colleghi che durante la loro vita lavorativa avevano cambiato azienda dopo almeno 15 anni ininterrotti ricevendo ogni anno dall’INPGI una raccomandata con indicato l’importo del loro credito maggiorato degli interessi che una volta erano del 12% l’anno, poi erano scesi al 5%, quindi al 2% e poi addirittura si sono di fatto azzerati con accordi “segreti” FIEG/FNSI. In realtà questi “accantonamenti” si sono rivelati una solenne “presa in giro” perché le somme relative – a totale insaputa dei giornalisti pensionati creditori – non sono state mai realmente accantonate presso l’INPGI, né in un conto bancario. Di conseguenza il debito complessivo di circa 133,5 milioni di euro per l’EX FISSA sarebbe stato oggi certamente inferiore se queste somme fossero state effettivamente accantonate in una banca.

Questa mala gestio si è protratta per circa 30 anni tanto che ad oggi vi sono addirittura circa 2.200 giornalisti pensionati INPGI 1 creditori per un complessivo importo stimato in circa 125 milioni di euro. Il 1° in lista di attesa deve essere pagato dal settembre 2010, cioè da quasi 10 anni!

Solo nel gennaio 2018 la FNSI ha fatto mea culpa dei propri errori commessi nel passato, leggere l’articolo “Ex fissa, la storia di un fallimento annunciato”, che compare sul suo proprio sito diretto dal Segretario generale Raffaele Lorusso, cliccare su http://www.fnsi.it/ex-fissa-la-storia-di-un-fallimento-annunciato. Era risaputo dall’inizio, ma si è preferito far finta di niente, prendere fino a quando possibile, lasciando ai posteri l’onere del default.” Come lavarsene le mani dicendo: “noi all’epoca non c’eravamo”. Ok, ma il sindacato sì (e c’era anche quando dal 2000 sono cominciate le raffiche di prepensionamenti e non ha battuto ciglio). E questo Sindacato é gestito sempre – allora come oggi – dalla stessa corrente di maggioranza, quella che da qualche anno si chiama “Controcorrente”. Le persone saranno cambiate, ma la corrente di riferimento no. Insomma, non è come in politica, in cui l’opposizione può dire: “Noi non eravamo al governo, quindi non c’entriamo”. I pasticci e i privilegi non li ha creati una corrente di opposizione, ma quella di sempiterna maggioranza. Il default del Fondo Ex fissa è anche responsabilità della FNSI che ha sottoscritto l’accordo EX FISSA ed ha fatto parte del Comitato FIEG/FNSI. E perché la FNSI ha firmato questi accordi sapendo fin dall’inizio che il Fondo EX FISSA sarebbe finito malissimo? Si sa che negli anni ’80 tutto era diverso, era il tempo delle vacche grasse, ma gli scricchiolii del Fondo si sono subito appalesati. Bisognava davvero arrivare al 2014 per porvi rimedio, dopo aver sganciato allegramente soldi a gogò non supportati dalle contribuzioni?

In base all’art. 59, comma 28, della legge n. 449 del 27 dicembre 1997 (legge finanziaria del 1998) l’esatta denominazione del Fondo EX FISSA é “Fondo integrativo di previdenza per i giornalisti professionisti, gestito dall’INPGI”. E’ questa l’unica legge che riconosce in qualche modo l’esistenza del Fondo EX FISSA. Nell’unica decisione emessa finora dalla Cassazione (ordinanza n. 6131/2017 della 6^ sezione Civile, cliccare su http://www.italgiure.giustizia.it/xway/application/nif/clean/hc.dll?verbo=attach&db=snciv&id=./20170309/snciv@s6L@a2017@n06131@tO.clean.pdf) l’EX FISSA FIEG-FNSI è definito un Fondo contrattuale avente natura “previdenziale”.

Nessuno sa dove ha sede il Fondo EX FISSA FIEG-FNSI, né chi é il suo liquidatore o comunque il suo legale rappresentante, né quale sia il patrimonio del Fondo e dove é depositato. Fino al 2006 i bilanci dell’EX FISSA venivano approvati dal CdA INPGI. Gli ultimi bilanci che si conoscono del Fondo per le Prestazioni Previdenziali Integrative EX FISSA (Gestione FIEG e Gestione RAI) sono relativi al 2012 e 2013 perché la relativa documentazione é stata depositata al tribunale civile a corredo di alcune vertenze promosse singolarmente nel 2014 da un gruppo di giornalisti pensionati nei confronti dell’INPGI. Dai bilanci 2012 e 2013 si ricavano i dati contabili sia dell’EX FISSA pagata mensilmente dalla RAI all’INPGI, sia dell’EX FISSA pagata mensilmente dalla FIEG all’INPGI, nonché gli importi dei cosiddetti “Accantonamenti”. Stranamente, però, sono gli ultimi bilanci EX FISSA FIEG-FNSI/INPGI che si conoscono. Nessuno sa se sono stati approvati e da chi i bilanci consuntivi del FONDO EX FISSA FNSI-FIEG degli ultimi 6 anni, cioé dal 2014 al 2019 compreso, né dove sono consultabili. Devono, forse, restare segreti?Nessuno sa oggi chi sia il soggetto debitore: 
-non lo é la FIEG (vedere l’unica sentenza emessa sul punto dal Tribunale del Lavoro di Roma n. 9264 del 28 ottobre 2015 passata in giudicato);
– non lo é la FNSI;
-non lo é l’INPGI 1 (perché, tranne in un solo caso in cui un giornalista – nel frattempo deceduto – ha ottenuto ragione in 2° grado e si è in attesa del verdetto della Cassazione su ricorso dell’INPGI 1, vi sono state ben 16 sentenze della Corte d’appello civile di Roma tutte favorevoli all’INPGI 1 che hanno categoricamente escluso qualsiasi responsabilità dell’ente, cliccare sul sito http://www.inpgi.it/?q=node/1378).

Il Fondo EX FISSA FIEG-FNSI non ha una partita Iva, e non si sa se sia controllato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali o, invece, dal MEF – Ministero dell’Economia e delle Finanze (vista anche la possibile notevole perdita per il fisco italiano di circa 45 milioni di euro derivante dalla mancata trattenuta IRPEF sui circa 125 milioni di euro che rischiano di non essere più pagati o che potrebbero essere tagliati ai giornalisti pensionati creditori del Fondo EX FISSA FIEG/FNSI) oppure dalla Corte dei Conti – Sezione Controllo Enti, o dalla Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, o, infine, dalla COVIP.

IL COMITATO “DIRITTO EX FISSA”

Si è costituito a fine 2017, dopo la lettera inviata dall’INPGI sulla proposta di riduzione del credito. I colleghi pensionati erano nel panico, non sapevano a chi rivolgersi, la Fnsi – a meno di non conoscere personalmente i suoi dirigenti – era difficilmente raggiungibile e soprattutto non sapeva spiegare i pro e i contro di una scelta tanto delicata e, per di più, da decidere al volo, nell’arco di pochissimi giorni. Quindi un gruppetto di giornalisti pensionati ha deciso di muoversi in proprio e di cercare di offrire aiuto e consulenza, avvalendosi della collaborazione dell’avvocato Maurizio Lanigra, del foro di Roma (a Roma si discutono tutte le cause sull’ex fissa, perché la sede principale dell’INPGI é a Roma). Il Comitato ha inviato una marea di raccomandate alla presidente INPGI (uscente) Marina Macelloni e alla direttrice Iorio, alla FNSI, alla Commissione Paritetica, alla FIEG. Nessuna risposta, alla faccia della trasparenza e dell’informazione. Ha fatto la causa pilota su chi sia il debitore, con esito nullo, nessuna risposta dal giudice. Ha chiesto l’intervento della Commissione parlamentare di controllo degli enti previdenziali, che si è accontentata della risposta dell’Inpgi: “ i soldi non ci sono”.

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