Terzo settore, welfare e cronaca quotidiana, il volto buono delle notizie

Rossella Verga
Milano, 16 ottobre 2019

Cara collega, caro collega,
Da anni si parla di crisi del giornalismo, di decadimento della qualità dei contenuti, di superficialità e di bombardamento della rete a scapito dell’informazione autentica, corretta e verificata. Ma se c’è un ambito che può ridare energia e credibilità al nostro mondo martoriato è sicuramente quello del Terzo settore. Raccontarlo oggi ha senso e non solo per i numeri che lo caratterizzano. Certo, muove qualcosa come 5,5 milioni di volontari, dà lavoro a quasi 800 mila persone e si contano in Italia 340 mila istituzioni non profit. È quindi un settore in forte espansione in un contesto generale complicato ed è destinato sempre di più a diventare un punto di riferimento per lo sviluppo sociale ed economico del Paese. Ma sarebbe riduttivo considerarlo essenziale nella galassia della comunicazione solo per questo.

Raccontare la grande impresa del bene ha senso anche perché i suoi risvolti hanno direttamente a che fare con la vita delle persone. Promuovere la conoscenza del ruolo che il Terzo settore gioca nella realtà italiana può avere un effetto moltiplicatore, aumentando ad esempio la disponibilità a mettersi in gioco e di conseguenza l’impatto positivo sulla quotidianità dei singoli e sul benessere della collettività. Aspetto quest’ultimo non irrilevante in un momento di investimenti risicati da parte dello Stato per il welfare.

Proprio per tutto ciò nel sociale serve – ancora più che altrove – un giornalismo responsabile e di qualità. L’idea della Scuola di giornalismo Walter Tobagi di organizzare la prima Autumn School su “Terzo settore e nuovi media” nasce da qui, dalla convinzione che possa essere utile fornire un aiuto a chi lavora (o vorrebbe lavorare) nella comunicazione per affrontare le tematiche legate a questo mondo complesso. Scopo del corso – in programma dal 14 al 18 ottobre nella sede del Master in giornalismo dell’Università Statale di Milano – è quello di fornire a giornalisti e comunicatori le conoscenze di base per poter raccontare il “bene”, in uno scenario di grande evoluzione anche del lessico per l’avvio della Riforma del Terzo settore  (ad esempio, le onlus scompaiono e spuntano gli Ets, enti di Terzo settore). E la terminologia è importante anche per rappresentare la disabilità in maniera corretta,  evitando gli stigmi e il rischio di cadere nei pregiudizi.

Per documentare il sociale in tutte le sue sfaccettature la passione insomma non basta, non più: ci vuole professionalità. Occorre padroneggiare codici, leggi, termini, strumenti tecnologici e piattaforme. Solo così il giornalista riuscirà a essere davvero efficace e potrà contribuire a far circolare le buone idee e le buone notizie con il loro immenso potere magnetico. Con serietà e senza buonismo.

Rossella Verga
Consigliere Ordine giornalisti Lombardia
Membro del Consiglio direttivo Master in giornalismo Walter Tobagi

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