Senza Bavaglio
Siracusa, 14 agosto 2019
Invitiamo tutti i colleghi che hanno subito e subiscono
le vessazioni di editori e direttori, nel silenzio di Ordine e sindacato,
a inviarci le loro testimonianze.
Il silenzio non aiuta e peggiora la già tragica condizione del giornalismo italiano.
Denunciamo per cambiare, per avere diritti,
per poter essere ancora e sempre i cani
da guardia della democrazia.
Aspettiamo le vostre lettere che pubblicheremo,
se richiesto perché si temono ritorsioni,
omettendo la firma e gli altri elementi dai quali si può
risalire all’identità del giornalista.
A seguire la testimonianza di Gaetano Scariolo,
giornalista de “Il Giornale di Sicilia”,
che dopo la soppressione della redazione siracusana è rimasto senza lavoro.
“Ci sono diversi modi per mettere bavagli a un giornalista. Il più eclatante, quello che scuote la serenità, è l’intimidazione, magari come è accaduto a me, con l’incendio dell’ auto. Poi, ce ne è un altro, irreversibile, ma altrettanto forte, e capita quando un giornale o un’edizione chiude. E anche questo mi è piovuto addosso, condiviso insieme gli altri colleghi della redazione di Siracusa de “Il Giornale di Sicilia”. Il sindacato mi ha sostenuto in questo difficile momento.
Ho sopportato e affrontato l’attentato incendiario, con il conforto della famiglia, degli amici e della mia passione per il giornalismo, seppur da precario da 20 anni, dal giorno in cui ho messo piede, per la prima volta, in una redazione. Lo riconosco: attorno a me si è creato un cordone di solidarietà commovente, che mi ha dato la forza per continuare a tornare al palazzo di giustizia per raccontare i fatti della mia città. Ma la decisione dell’editore di tagliare l’informazione su tutta la Sicilia orientale, non solo Siracusa, l’ho vissuta come una pugnalata alla schiena, facendo emergere un paradosso: a chiudermi la bocca non sono stati gli autori e i mandanti di quel messaggio, ma il mio stesso giornale.
Andrebbe, però, analizzata la scelta della proprietà di recidere un pezzo importante dell’informazione siciliana. Fino a 3 anni fa, Siracusa, così come le altre province siciliane, aveva una sua edizione. Era un esempio virtuoso, al punto da avere 5 giornalisti sotto contratto (di cui 2 assunti dopo una serie infinitiva di contratti a tempo determinato) ed una pletora di cronisti, in città e nei Comuni della provincia. Io, dal 2003, mi occupo di cronaca nera e giudiziaria, gli unici contratti avuti sono stati di sostituzione ferie, dal 2009 al 2018. Nonostante i numeri, su Siracusa, fossero tutto sommato in linea con il trend della carta stampata, nell’autunno del 2016 la vecchia proprietà ha decretato l’accorpamento in un’unica edizione, chiamata Sicilia orientale, di 6 province: Catania, Messina, Siracusa, Ragusa, Caltanissetta ed Enna. Da allora fino al 5 agosto del 2019 sono finiti, in un unico calderone, territori assai diversi, peraltro con Catania e Messina sedi storiche degli altri due quotidiani regionali, La Sicilia e la Gazzetta del Sud, quest’ultima diventata proprietaria de Il Giornale di Sicilia.
Solo che l’ingresso di Sicilia orientale ha, inevitabilmente, ridotto il numero di pagine per ciascuna provincia e di colpo, le vendite sono crollate. I lettori, specie quelli che vivono in realtà più piccole e che erano la forza della nostra edizione, hanno voltato, giustamente, le spalle a questo progetto di ridimensionamento. E’ arrivata La Gazzetta del Sud che ci ha dato speranza nel rilancio in questa parte della Sicilia, anzi con qualche collega de La Gazzetta si parlava di una edizione del Sud-est. Che meraviglia, pensavamo, ma era solo un’illusione, trasformatasi in dramma, professionale, con quell’ulteriore taglio.
Curiosa, però, la circostanza di “salvare” solo le edizioni di Caltanissetta ed Enna, stucchevole, invece, la motivazione ai lettori della direzione de “Il Giornale di Sicilia” a questo nuovo piano. In un box, di taglio basso, a pagina 12 (martedì 6 agosto) è indicato un passaggio chiave: “…. Caltanissetta ed Enna, province fulcro e crocevia strutturale e per questo anche economico e produttivo dell’isola”. Beh, questo è troppo. Sapete quanti aeroporti ci sono tra Enna e Caltanissetta? Zero. Sapete quanti ce ne sono sulla costa jonica? Due, Catania e Comiso. Sorvolo sulla rete portuale, considerata la geografia dell’isola, ma, analizzando la struttura economica del Sud-est, si conta il secondo polo petrolchimico in tutta Europa (si trova a Priolo), il terzo mercato ortofrutticolo in Italia (Vittoria), una filiera agricola attorno al pomodorino di Pachino ed una zootecnica tra il Siracusano ed il Ragusano, due aree definite patrimonio dell’Unesco (Siracusa ed il sud-est barocco), il turismo (il mare ed il patrimonio archeologico), per non parlare dell’icona Montalbano che ha accresciuto l’immagine di questa fetta della Sicilia. Sarebbe questo un territorio poco appetibile? Strano che negli ultimi due anni non sono stati avvistati agenti pubblicitari sul posto per la raccolta pubblicitaria. Di solito, le inserzioni, sono come le notizie: si cercano.
Magari chi l’ha scritto era distratto, a tutti capita, questo è comprensibile. Eppure il quotidiano “La Sicilia”, nonostante le vicissitudini giudiziarie del suo editore, oltre un mese e mezzo fa ha compiuto uno sforzo editoriale straordinario, aumentando il numero di pagine per ogni edizione, tranne per Palermo e Trapani (dove la Sicilia si è ritirata da anni), le storiche roccaforti de “Il Giornale di Sicilia”. Che, poco dopo, ha risposto con il taglio di 4 province, che saranno “informate” con l’edizione di Palermo. Si ripete così uno schema di oltre 30 anni fa con la suddivisione della Sicilia in due aree, ma con la differenza che un editore possiede due testate (Gazzetta e Giornale di Sicilia). E’ un caso tutto questo? Solo una coincidenza ha voluto che vi fossero questi cambiamenti repentini? E se, col tempo, il proprietario diventasse uno solo? Potremmo davvero stupirci? L’informazione sarà libera?”.
Gaetano Scariolo
Leave a Comment