Editoria, la crisi è grande, occorre reagire subito per non perdere altri posti

Speciale per Senza Bavaglio
Andrea Montanari
Milano, 19 luglio 2019

Qua c’è ben poco da fare. Il nostro settore è in crisi dal 2008: sono passati 11 anni e nessuno, salvo qualche rara eccezione, ha trovato la ricetta per sopravvivere. Il costante crollo della raccolta pubblicitaria – la carta è distrutta dal digitale e dal web – e la perdurante mancanza di appeal dei giornali in edicola – o se si vuole, il minor interesse dei lettori nel pagare una copia cartacea di quotidiani o periodici – legata anche alle peggiori condizioni di vita (salario, stipendio ecc ecc) ci hanno affossati.

Qua si ciurla ancora nel manico (espressione milanese che significa “si imbroglia”, “si bara”, ndr). Mentre invece ci sono poche cose da fare:
1) gli editori devono investire nel rilancio;
2) il sindacato deve contrastare realmente lo strapotere degli editori con azioni mirate e concrete;

3) l’Inpgi – nonostante ciò che dica il suo cda – deve essere inglobato subito nell’Inps;

Poi smettiamola di organizzare questi simposi sul nulla, questi vertici o summit sull’aria fritta. Ci sono da fare scelte drastiche. Probabilmente, guardando esclusivamente all’offerta cartacea – la radio se la passa bene anche se l’informazione è solo una piccola parte del palinsesto e la tv generalista regge perché l’Italia è un paese di vecchi che stanno ore davanti al piccolo schermo –  bisogna ammettere che ce n’è troppa, di offerta. Troppi quotidiani, troppe testate online, troppi settimanali, troppi mensili, troppi periodici: insomma, troppi giornali.

Una sana, corretta, oculata e strategica rivisitazione dei portafogli editoriali non sarebbe una scelta errata. Magari se affiancata da un ripensamento complessivo dell’informazione, orizzontale e verticale, e da un potenziamento VERO dell’offerta digitale (quindi niente video di donne o calciatori, di gatti e cani ecc. ecc), magari a pagamento.

Dopo di che, tutti quanti, editori e giornalisti, dovremmo riflettere su una cosa: l’informazione, seppure bene vitale e decisivo per la democrazia, è un prodotto. E come tale va venduto. Per fare breccia nel consumatore-utente-lettore bisogna proporre un “articolo” (inteso come giornale o testata, non come pezzo) che sia interessante per lui. Non per noi giornalisti che lo scriviamo e che spesso, molto spesso, ci parliamo addosso.

Poi c’è tutto il resto…

Fnsi scende in campo con i “Contro-Stati generali dell’editoria” e avvia per settembre una campagna di iniziative nazionali e regionali sulla situazione della professione e del settore, mentre il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon della Lega, che si è incontrato con i vertici dell’organismo insieme ad altre associazioni di categoria, annuncia l’avvio già nei prossimi giorni di un tavolo occupazionale e previdenziale per il settore, con l’obiettivo di arrivare a fine luglio con una rosa di proposte pronte per settembre.

La ripresa dei lavori dopo la pausa estiva si preannuncia dunque frizzante, evidenziando tutte le tensioni interne al settore e soprattutto aprendosi alla verifica all’interno del governo delle posizioni sul delicato e cruciale tema dell’informazione.

“Dopo aver incontrato diversi esponenti e associazioni che mi hanno sottoposto i numeri allarmanti della crisi è giusto aprire immediatamente un confronto per capire quali strumenti possiamo mettere in atto, quali azioni sono fattibili e quali no, per la salvaguardia di questo importantissimo settore – spiega Durigon a Primaonline -. Nelle prossime ore comunicheremo l’apertura ufficiale del tavolo, che dovrebbe comunque concludersi entro luglio”.

Un’iniziativa, quella del sottosegretario Durigon, che inevitabilmente richiama alla mente quella del suo omologo alla Presidenza del Consiglio, Vito Crimi del M5S, da mesi alle prese con gli Stati generali dell’editoria. Si apre dunque un nuovo fronte di contrasto all’interno dell’esecutivo? “Assolutamente no – chiarisce Durigon – il mio punto di vista è strettamente occupazionale e previdenziale. L’obiettivo è quello di trovare subito strumenti capaci di dare risposte alla drammatica crisi occupazionale in atto, che porta inoltre i suoi riflessi anche sulla cassa previdenziale, Inpgi. Mio intento è quello di occuparmi innanzi tutto delle diverse tipologie di contratti in essere, penso a quelli a termine, per dar più rilievo al lavoratore, trovare sinergie con gli editori, verificare quali ammortizzatori sociali è possibile attivare”.

“In settembre ci proponiamo poi di verificare la situazione dell’Inpgi. I vertici della cassa stanno già avviando una serie di azioni per lo snellimento delle spese di gestione, così come richiesto dalla norma recentemente approvata. Vedremo poi come gestire la seconda fase, se procedere con l’ampliamento della platea dei contribuenti, che attualmente non è adeguata alle esigenze della cassa, o procedere con altre azioni di salvaguardia”.

“Non c’è però nessuna entrata a gamba tesa sulla Presidenza del consiglio. Io mi occupo di occupazione e previdenza, Crimi con gli Stati generali dell’editoria sta mettendo a punto il piano strategico del governo per il settore. Sono due cose letteralmente diverse: qui occupazione, lì editoria. Dirò di più, è evidente che anche sulle iniziative del tavolo ci sarà una fase di concerto. Come del resto da parte mia, con l’apertura del tavolo, intendo ricercare risposte a 360 gradi nel mio settore di intervento, verificando quanto si può fare, poi è normale che ci siano anche le leggi del mercato…”.

Andrea Montanari

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