Fondo Sicuro
Roma, 25 maggio 2019
Cambio ai vertici del Fondo Pensione Complementare dei giornalisti italiani. La maggioranza della FNSI perde il controllo di uno degli organismi di categoria, forse il meno importate ma sicuramente il più significativo, perché gli iscritti sono giornalisti contrattualizzati che formano la spina dorsale degli elettori delle correnti che gestiscono il sindacato.
Il nuovo consiglio di amministrazione si è insediato il 24 maggio e ha votato le nuove cariche. Per la parte giornalistica arriva aria nuova, espressione del voto del 16 marzo scorso che ha segnato un cambio di maggioranza, con una coalizione formata da Senza Bavaglio, Unità Sindacale-MIL, Movimento Liberi Giornalisti (Milano), Puntoeacapo, Informazione@futuro (Roma), Fare Squadra Senza Bavaglio (Abruzzo) e gruppi di giornalisti organizzati in Campania e Sicilia.
Raffaele Alessandro Serrau, espressione dei consiglieri designati dagli editori ai quali spettava la guida per il meccanismo di alternanza previsto dallo statuto, è il nuovo presidente. Bolognese, proveniente dal gruppo Riffeser, era stato vice presidente nella precedente consiliatura. Ha gestito il primo CdA con grande equilibrio e questo consentirà un proficuo lavoro. Per i giornalisti è stata eletta vicepresidente Simona Fossati (Senza Bavaglio), milanese – già Consigliere di Amministrazione dell’INPGI in rappresentanza della Gestione Separata e con un’esperienza maturata anche nel CdA del Fondo. E’ stata indicata dai consiglieri Corrado Chiominto (Puntoeacapo), Marco Lo Conte (Unità Sindacale-MIL) e Tiziana Stella (informazione@futuro) che, insieme alla stessa Fossati, hanno vinto le passate elezioni facendo l’en plein per la lista sotto le insegne di “Fondo Sicuro”.
Inizia ora il lavoro al servizio dei colleghi con la volontà di favorire un clima costruttivo che aiuti lo sviluppo del Fondo, promuova una maggiore informazione sulle opportunità finanziarie offerte e garantisca una gestione attenta di questo importante presidio di welfare economico al fianco dei giornalisti.
E’ questa la filosofia che ha prevalso alla fine anche nel primo CdA, nel corso del quale è stato però necessario superare alcune insidie che nascono da una concezione sindacale di chi, perse le elezioni, vuole comunque prevalere e preferisce l’utilizzo del “venticello” e non quello del confronto. Così è stato per la verifica dei requisiti dei nuovi consiglieri, in particolare del collega Marco Lo Conte che, detto per inciso, è senza tema di smentita, il giornalista economico più esperto di fondi pensione che ci sia in Italia.
Qualcuno aveva sollevato timori sul rispetto dei rigidi requisiti previsti dalla legge, tanto che il direttore del Fondo, Giancarlo Tartaglia, aveva chiesto un parere alla Covip, l’organo di vigilanza dei fondi. Il parere, che fino al momento del voto era stato tenuto inspiegabilmente strettamente riservato, ha invece contribuito a sciogliere i dubbi: pur demandando al CdA la valutazione dei requisiti, ha evidenziato che l’attività giornalistica è un’attività professionale che certo, per essere considerata favorevolmente ai fini dei requisiti per un consigliere di un fondo previdenziale, deve essere stata esplicata negli specifici settori di previdenza, finanza, banche e assicurazioni, indicati dalla legge.
Dopo l’esame della documetazione – tra cui gli articoli, le dichiarazioni del “Sole 24ore” e quello delle consulenze fatte ad alcuni fondi pensioni, anche in materia di formazione – sia i consiglieri della parte datoriale, sia il collegio dei sindaci, hanno espresso parere favorevole. La nomina ha così superato le forche caudine di un rigido esame. Non avevamo dubbi, visto che – non avendo proprio perso del tutto il senso della realtà – avevamo sostenuto la sua candidatura.
Si tratta di una vittoria, poiché – nemmeno troppo velatamente – alcuni esponenti che si rifanno alla maggioranza FNSI avevano sollevato dubbi sulla sua candidabilità: averla negata sarebbe invece stata un’operazione di piccolo cabotaggio e avrebbe fatto perdere al Fondo un esperto che rappresenterà una risorsa importante per migliorare rendimenti e informazioni.
L’altro nodo da sciogliere è stata la presentazione di due candidature contrapposte per la vice presidenza dei giornalisti, che avrebbe messo in serio imbarazzo i consiglieri editori e creato impasse per la designazione dei vertici. Dopo la candidatura di Simona Fossati, fatta dalla maggioranza dei giornalisti presenti al Fondo, il presidente uscente Enrico Castelli, al quale è stato riconosciuto l’onore delle armi per l’impegno nella gestione della precedente consiliatura, aveva avanzato anche la propria candidatura, nonostante potesse contare sul voto solo di un altro consigliere giornalista.
Certo un’operazione irrazionale, di disturbo, francamente inspiegabile e poco rispettosa dell’esito del voto e che avrebbe potuto passare solo se anche i rappresentati degli editori avessero deciso di appoggiarlo, cosa che non è responsabilmente accaduta e che avrebbe rappresentato un grave vulnus. Dopo un confronto nato dalla richiesta degli editori di trovare una soluzione, la candidatura di minoranza di Castelli è stata ritirata, consentendo la votazione di Simona Fossati che rappresenta la sintesi delle componenti che hanno vinto le elezioni.
E’ questa una novità che segna un primo importante risultato realizzato da un “cartello” che in futuro potrebbe incidere in maniera decisiva sulla vita degli enti e delle istituzioni dei giornalisti anche fuori dal Fondo. La sfida – fuori dalle sterili querelle sindacali che interessano sempre meno i giornalisti – è quella di costruire un fronte di colleghi impegnati per la difesa attiva della professione giornalistica, vera missione della coalizione che si oppone all’attuale gestione della FNSI.
Un altro paio di annotazioni a margine sono necessarie. Con la nuova gestione del Fondo, la corrente di Stampa Democratica, maggioranza dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, il più grande sindacato regionale italiano e sostenitrice della dirigenza che governa la FNSI, perde la sua unica posizione di vertice a livello degli organismi di categoria.
Ma non solo: dal cambio di gestione del Fondo esce sconfitta anche la RAI. I colleghi del cosiddetto servizio pubblico erano ai vertici di tutti gli enti di categoria: Ordine Nazionale (Carlo Verna), FNSI (Giuseppe Giulietti), Casagit (Daniele Cerrato), Fondo Complementare (Enrico Castelli). Ora con il cambio della guardia al Fondo l’egemonia dei giornalisti dell’emittente di Stato (i meno colpiti dall’attuale crisi dell’editoria) è finalmente saltata.
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