Cosenza, stabilizzare la cronista minacciata nel silenzio di Ordine e Sindacato

Speciale per Senza Bavaglio
Alessio Algeri
Cosenza, 24 aprile 2019

Una bambola mutilata inserita in una busta gialla. È stato questo l’inquietante avvertimento che una giornalista del Quotidiano del Sud ha ricevuto la scorsa settimana. La bambola, con la testa mozzata, senza braccia e con i capelli strappati, è stata rinvenuta dalla collega Morena Gallo su una ruota della propria auto, parcheggiata nel cortile privato della sua abitazione. Nella busta anche un foglio di carta con la scritta “giornalista”.

Una macabra intimidazione che ha lasciato sgomenta la giovanissima cronista di nera del Quotidiano del Sud, intimidazione su cui si sono immediatamente concentrate le indagini dei Carabinieri intervenuti sul posto. Il materiale rinvenuto è stato sequestrato e inviato agli esperti del Ris per i rilievi. Sono state anche acquisite le immagini delle telecamere di videosorveglianza situate nel circondario.

Un fatto raccapricciante che non ha, però, ricevuto la dovuta attenzione da parte dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, del sindacato regionale e della FNSI, solitamente celeri a inviare messaggi di solidarietà quando si verificano episodi del genere e a inserire nelle apposite sezioni dei loro siti web le notizie sui giornalisti minacciati. Invece, il caso della giornalista Gallo, da anni impegnata sul pericoloso fronte della cronaca nera calabrese, è stato completamente ignorato da Ordine e Sindacato e liquidato con un breve articolo dalla testata che si avvale del rischioso lavoro della collega.

Troppo poco per chi ogni giorno riporta i fatti criminosi di una regione con un alto tasso di criminalità mafiosa, mettendo a repentaglio la propria incolumità per svolgere un lavoro mal retribuito e senza tutele di alcun genere. Il disinteresse su questa vicenda è indicativo di quanto appena scritto: cala il silenzio per non far emergere situazioni lavorative al limite della liceità che tanti colleghi subiscono per adempiere al loro dovere di informare.

La collega minacciata è precaria e se dovesse subire dei danni non sarebbe neppure assicurata. Il suo lavoro è esattamente quello di un articolo 1, cioè di un giornalista assunto a tempo pieno. Insomma una situazione che dovrebbe essere intollerabile per un sindacato e invece non solo è tollerata, ma anche accettata come ineluttabile e inevitabile.

Ma non è così. Un sindacato forte e serio dovrebbe evitare di limitarsi a lodevoli ma ininfluenti dichiarazioni di facile solidarietà obsoleta che serve solo a mettere in salvo la coscienza senza alcun risultato pratico. Un sindacato che si rispetti dovrebbe obbligare l’editore del Quotidiano del Sud e tutti gli altri a stabilizzare coloro i quali si trovano e si trovavano nella stessa situazione lavorativa.

Alessio Algeri
algerialessio2@gmail.com

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