Senza Bavaglio
Milano, 15 gennaio 2018
Paolo Perucchini è stato riconfermato presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti per il rotto della cuffia. Ha avuto infatti 17 voti contro i 13 andati alla candidata di Senza Bavaglio, Marinella Rossi. Ma, mentre nel 2015 Perucchini venne eletto con 25 voti su 29 (e 4 schede bianche), stavolta l’ha spuntata per soli 2 consensi, arrivati a sorpresa dai consiglieri Antonello Capone e Massimiliano Saggese, estranei alle liste che sostengono l’antico establishment. Dopo una quarantina d’anni, la maggioranza non c’era più e così il vecchio presidente si è dovuto arrangiare per inventarla…
Un colpo da maestro ottenuto spostando il voto di un consigliere eletto con l’opposizione, Massimiliano Saggese, bollato subito come “traditore” dalla componente che l’ha portato in Consiglio, il Movimento Liberi Giornalisti.
Ci meravigliamo che la compravendita dei deputati e dei senatori sia ormai prassi comune, ma eticamente assai scorretta, in politica, ma non pensavamo che potesse concretizzarsi tra i giornalisti. Ebbene, invece è accaduto ieri all’Associazione Lombarda dei Giornalisti. E questo la dice tutta sull’etica e la correttezza di alcuni colleghi.
Il Movimento Liberi Giornalisti, il cui leader è Giuseppe Gallizzi, in un comunicato diffuso ieri sera, ha rilevato “che un consigliere eletto nella nostra lista, Massimiliano Saggese, ha tradito il patto stretto con la nostra componente non seguendo la linea del gruppo. Un vero tradimento consumato senza aver avuto il coraggio di rivelarlo attraverso un dialogo schietto e democratico. Per questo, abbiamo avviato la procedura per la sua espulsione”.
E’ interessante sapere che Massimiliano Saggese, pur avendo sostenuto e superato l’esame da professionista, ha voluto rimanere pubblicista proprio perchè la componente MLG è assai forte tra i pubblicisti all’Ordine e tra i collaboratori al sindacato. Come collaboratore il Movimento Liberi Giornalisti gli ha potuto garantire un’elezione che come professionista (e professionale) non avrebbe mai potuto assicurare.
Anche Antonello Capone, che manifestava idee anti-establishment, alla fine si è schierato con il potere. Saranno i suoi elettori a dovergli chiedere conto.
Ha sfiorato la clamorosa elezione a presidente Marinella Rossi, sostenuta da Senza Bavaglio, dal MLG e da Unità Sindacale-Mil, il gruppo che fa capo a Daniela Stigliano. In caso di arrivo in parità 15 a 15, sarebbe stata eletta perché più anziana d’iscrizione alla Lombarda rispetto a Perucchini. Rossi ha fatto un accorato appello sul valore dell’alternanza, soffermandosi sulla debolezza della passata gestione.
Un discorso accompagnato da applausi. Insomma, qualcosa è cambiato. La vecchia maggioranza è appesa a un voltagabbana e a un “alieno”. Se ne rendano conto i colleghi quando si troveranno nel bel mezzo di vertenze per la difesa del loro posto di lavoro.
I giornalisti della Lombardia avrebbero voluto cambiare rotta e dirigenza, ritenuta responsbile di una gestione fallimentare. Il fallimento si può misurare con il numero di posti di lavoro andati perduti, con l’avvallo della contrattazione individuale entrata prepotentemente alla Mondadori, con il tentativo di modificare lo statuto della Lombarda utilizzando metodi che una prima sentenza della magistratura ha giudicato scorretti, con l’illegalità commessa prorogando di un anno il mandato del presidente e con la difesa dell’ultimo contratto di lavoro che contiene “una serie impressionante di concessioni agli editori”, per dirla con l’exsegretario di Stampa Romana, Paolo Butturini.
Una gestione che – tra le altre cose – ha indebolito colpevolmente il sindacato: molti degli iscritti, infatti, negli utimi anni si sono dimessi e se ne sono andati: chi sbattendo la porta con una lettera di dimissioni, chi non pagando più la quota. Soprattutto i non contrattualizzati hanno lasciato: perché restare iscritti a un sindacato che non è capace di difenderli?
E così a colpi di tradimenti e di scambi di poltrone si è consumato l’ultimo atto tra chi, come noi, tenta di cambiare il sindacato per renderlo più partecipativo, più democratico e più attento nella difesa dei lavoro e chi invece vuole mantenere uno status quo con atteggiamenti molto compiacenti con gli editori e particolare attenzione alle poltrone e alle prebende.
La coalizione di opposizione, che comprende Senza Bavaglio, Unità Sindacale – MIL e Movimento Liberi Giornalisti, ce l’ha messa tutta ma ha scontato, oltre ai tradimenti e ai voltafaccia, la paura che serpeggia tra i colleghi, molti dei quali non hanno voluto candidarsi con noi per il timore di ritorsioni. Un atteggiamento comprensibile ma non giustificabile. Il risultato della Lombarda giova agli editori che ora sul loro cammino di distruzione delle redazioni non troveranno più ostacoli consistenti.
Senza Bavaglio
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