Speciale per Senza Bavaglio
Paolo Barbieri
Milano, 27 novembre 2018
Una cara amica mi ha costretto ad una severa autocritica in relazione al mio disinteresse rispetto alle vicende sindacali. Le pressanti ma nello stesso tempo simpatiche sollecitazioni per farmi partecipare ad una riunione e per farmi firmare affinché “Senza Bavaglio” potesse presentare la lista alle prossime elezioni, mi hanno indotto a riflettere sull’importanza dell’impegno di ognuno di noi.
Da molti anni i partiti e i sindacati (non solo quello dei giornalisti) sono accusati di essere diventati una sorta di oligarchia. Non c’è dubbio che se c’è stata questa involuzione anche in organismi come il sindacato, la responsabilità non può essere addossata solo ai cosiddetti sindacalisti di professione.
Sono convinto che per essere un bravo e autorevole sindacalista sia necessaria una grande preparazione tecnica per cui non sono a priori contro chi sceglie di impegnarsi nel sindacato come in una professione a patto però che sia cosciente dell’imprescindibile necessità di un ricambio. Un incarico non può essere per sempre e se c’è chi, invece, si è convinto di ciò è bene che riceva una giusta lezione.
Perché ciò accada è però necessario l’impegno di tutti. Troppo spesso – io per primo – abbiamo rinunciato a partecipare alla vita sindacale salvo poi lamentarci per questa o quella scelta.
Oggi più che mai credo sia necessario un nuovo impegno da parte di tutti. La nostra categoria ha subito attacchi frontali da parte del liberismo sfrenato degli editori: prepensionamenti, stati di crisi molto spesso inventati, giovani schiavizzati e pagati una miseria, redattori costretti a più mansioni con carichi di lavoro, soprattutto a causa dello sviluppo del web un tempo impensati, con la conseguenza di una pessima qualità di giornali, televisioni, radio per non parlare dei siti.
Per tutto ciò mi sento di dire che voterò per Senza Bavaglio.
Paolo Barbieri
già inviato Ansa
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