Senza Bavaglio
Roma, 9 febbraio 2017
La maggioranza al Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti, senza dirlo esplicitamente, sta riscrivendo le regole previste dal “Nuovo regolamento per l’organizzazione del Consiglio nazionale e la trattazione degli affari di sua competenza”, pubblicato dal Bollettino ufficiale del Ministero della Giustizia del 15 agosto 2017.
Di come nell’esecutivo possano anche sedere professionisti iscritti ad altri ordini professionali, ve lo abbiamo già spiegato con l’affaire Stornello , ora però rischia di venire minato anche il voto segreto, come abbiamo sperimentato nel Consiglio nazionale del 6 febbraio 2018.
Il Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia del 15 agosto 2017 alla voce ‘Disciplina delle votazioni’ art. 20, al comma 4 prevede che “i provvedimenti vengono posti in votazione finale dal presidente. Le votazioni possono avere luogo per alzata di mano, per appello nominale e per scrutinio segreto.”
Al comma 5 aggiunge che: “nel concorso di diverse domande quella per scrutinio segreto prevale, se sostenuta da almeno 1/10 dei consiglieri in carica, su quella per appello nominale, e per quella per appello nominale prevale su quella per alzata di mano”.
Tenete presente che nel precedente Consiglio Nazionale, a detta di alcuni consiglieri, veniva concesso il voto segreto su richiesta a voce di un solo consigliere. Anche se poi veniva formalizzata con una semplice e rapida richiesta scritta, ma senza pretesti e senza “sospensioni” ad hoc. Bei tempi andati.
Sapete che cosa abbiamo scoperto nel Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti del 6 febbraio 2018? Che bisogna raccogliere la firma di almeno 6 consiglieri su 60 e questo corrisponde all’1/10 del comma 5. E finora saremmo alle famose disposizioni previste dal ‘Nuovo Regolamento’.
Però membri dell’esecutivo hanno comunicato durante il Consiglio che le sei firme devono essere per iscritto e che per raccoglierle e formulare la richiesta bisogna chiedere sempre la sospensione.
Come immaginate il voto segreto serve a capire chi sta con te. Magari su una certa votazione la maggioranza non è tutta d’accordo ed è utile capire i pesi invece che vedere la solita maggioranza cammellata votare in massa e tre o quattro sparuti minoritari continuare a pensare e votare a modo loro.
Guarda caso era proprio il caso del voto sull’istituzione di un gruppo di lavoro che deve porre le basi per la futura riforma dell’Ordine dei giornalisti. Un argomento di importanza vitale per tutta la categoria. Nello scorso mese di novembre, mentre venivano elette all’interno del Consiglio dell’Ordine le varie cariche e commissioni, si era parlato anche della creazione di una Commissione ad hoc che lavorasse, appunto, a un’ipotesi di riforma. Ma nei giorni scorsi il comitato esecutivo, che rappresenta il governo dell’Odg, ha approvato al suo interno la creazione di un gruppo di studio che dovrebbe anticipare quello che sarà il lavoro della commissione riforma ancora inesistente.
Come si legge nel Resoconto sommario della riunione del Comitato Esecutivo del 16 gennaio 2018: “Il Presidente Verna, nel ribadire l’urgenza di avviare al più presto un tavolo di lavoro sulla riforma dell’Ordine, ha proposto la costituzione di un nucleo iniziale di lavoro da denominare “Comitato Speciale Riforma” costituito, oltre che dall’intero Comitato Esecutivo, anche dai consiglieri nazionali Roberta Serdoz e Michela Canova nonché dagli esperti esterni Felice Salvati (per il quale propone il ruolo di segretario), Giancarlo Ghirra, Lino Zaccaria, Federica Sali e Gabriele Dossena. Il Comitato Esecutivo ha approvato la proposta. La decisione è sottoposta a ratifica del Consiglio Nazionale.”
Il Comitato esecutivo ha dunque deciso che di questo gruppo di studio facciano parte tutti i membri dell’esecutivo più cinque giornalisti ‘esterni’, vale a dire non eletti durante l’ultima tornata elettorale, vicini alle posizioni del gruppo di maggioranza. Con buona pace delle minoranze presenti in Consiglio.
Durante la seduta del 6 febbraio 2018 ci sono state molte divisioni sulla ratifica di questo provvedimento, così mentre il presidente procedeva alla votazione per alzata di mano, abbiamo chiesto il voto segreto. Momento di sconcerto. “Siete solo in due”, hanno detto. “Contateci”, abbiamo risposto. Hanno preso tempo. Allora abbiamo chiesto la sospensione per contarci. A quel punto hanno contato che quelli a favore del voto segreto erano diventati 6 e con grande sollievo hanno decretato che si sospendeva per un’ora e mezzo mettendoci anche la pausa pranzo.
Ma torniamo al voto segreto: obbligare i consiglieri a chiederlo per scritto è una prima limitazione non prevista dal Bollettino. Abbinarla poi alla sospensione obbligatoria è un altro sistema per permettere alla maggioranza di riunirsi e di tirare le orecchie ai dubbiosi o a chiunque si discosti di uno zic dal pensiero dominante (quello dell’esecutivo).
Siamo contrari a ogni forzatura di una legge di Stato.
Senza Bavaglio
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