Senza Bavaglio
Roma, 15 gennaio 2015
Alcuni interventi di questi giorni da parte di autorevoli colleghi, professionisti del sindacato da anni, ci hanno sorpreso per il modo tranquillo e pacifico e per la faccia di bronzo con cui si sostengono posizioni insostenibili. Abbiamo quindi deciso di costituire il “Premio Faccia di Bronzo”, che sarà di volta in volta attribuito a chi più si è distinto nella categoria “Fuori dalla Realtà”.
Il primo premio spetta alla confessione, che oseremmo definire storica, scritta inconsapevolmente da Carlo Muscatello, inossidabile presidente dell’Associazione Stampa del Friuli Venezia Giulia e membro della giunta della FNSI, che chiarisce finalmente come i dirigenti del sindacato intendano il loro ruolo.
Rispondendo a Salvatore Rotondo, uno degli animatori del gruppo “Giornalisti No Prelievo”, Muscatello sostiene che “l’emergenza della nostra professione sta nel precariato e nella drammatica emorragia di posti di lavoro che mette a rischio la stessa sopravvivenza del nostro istituto di previdenza. Non certo nei contributi di solidarietà o nell’ex fissa, sorta di liquidazione supplementare che i giornalisti di oggi e di domani non avranno mai, e il cui fondo è in liquidazione dal 2014”. E fin qui, ovviamente, niente da obiettare.
Colto però da un’improvvisa amnesia, Muscatello si è dimenticato che una certa responsabilità di questa emergenza va ricercata proprio nell’atteggiamento della FNSI che, firmando il contratto del 2014 (sì, quello che ha sancito “una serie impressionante di concessioni agli editori” e queste parole sono contenute in un documento di Stampa Romana, non di Senza Bavaglio), firmato anche da lui.
Ma non è finito: Muscatello colto da un rigurgito di arroganza sostiene che i giornalisti riuniti nel gruppo dei “Giornalisti No Prelievo” (definiti “un’agguerrita e rumorosa minoranza di giornalisti – molti dei quali nemmeno iscritti al sindacato”) sono “pronti a dar lezioni a chi per il sindacato lavora”, cioè anche a lui.
Grazie Carlo, grazie! Grazie per la tua confessione. Hai ragione. Tu e gli altri dirigenti lavorate per il sindacato. Noi lavoriamo per i colleghi. Questa è la differenza. Fai lo stesso ragionamento di Pierluigi Bersani, quando votava quelle immonde riforme volute da Renzi, inclusa la riforma costituzionale e il job act che ha distrutto il lavoro, compreso quello dei giornalisti, nel nostro Paese. Si giustificava sostenendo che doveva difendere “la ditta”, cioè il PD.
Il giornalismo crolla e i giornalisti sono allo stremo e tu difendi la ditta. Geniale.
Senza Bavaglio
Vale proprio la pena di leggere il fervorino di Carlo Muscatello, l’uomo che lavora per il sindacato (per favore vietato ridere!). Eccolo qui:
Ringrazio Salvatore Rotondo, che mi attribuisce poteri che purtroppo non possiedo. Rappresentare la Fnsi nell’Unione Giornalisti Pensionati significa infatti operare come raccordo fra il sindacato unitario e il gruppo di base, cosa che faccio collaborando con il presidente Guido Bossa e il suo direttivo, e partecipando alle riunioni tutte le volte che posso. Per risolvere invece un pasticcio come quello dell’ex fissa, che ha origine oltre trent’anni fa, ci vorrebbero superpoteri che non ho. Tutta la questione è stata esaurientemente spiegata nella nota della Fnsi, per tutti quelli che hanno occhi per leggere e orecchie per intendere, e magari riescono a guardare oltre i propri interessi di portafoglio.
I consigli sul “che fare” li ho dati e continuo a darli a tutti i colleghi che me li hanno chiesti e me li chiedono. Ma rimango dell’idea che l’emergenza della nostra professione stia nel precariato e nella drammatica emorragia di posti di lavoro che mette a rischio la stessa sopravvivenza del nostro istituto di previdenza.
Non certo nei contributi di solidarietà o nell’ex fissa, sorta di liquidazione supplementare che i giornalisti di oggi e di domani non avranno mai, e il cui fondo è in liquidazione dal 2014. Anche se un’agguerrita e rumorosa minoranza di giornalisti – molti dei quali nemmeno iscritti al sindacato, ma pronti a dar lezioni a chi per il sindacato lavora – vuol far credere il contrario alla categoria, composta ormai anche da colleghi che guadagnano 1000 o 1500 euro al mese.
Buon anno a tutti
Carlo Muscatello
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