INPGI, sulla ex fissa la FNSI faccia il suo dovere: difendere i giornalisti e non gli editori

Roberto Carella
ex consigliere d’amministrazione dell’INPGI
Trieste, 15 settembre 2017

Ormai è chiaro. In dicembre non verrà pagata la rata intera della ex fissa. 1500 giornalisti vedranno deluse le speranze. A meno che…

A meno che la FNSI non faccia il suo dovere e obblighi effettivamente la FIEG a pagare il suo debito.
Ma come mai si è giunti a questo? Andiamo per ordine.

All’indomani dell’accordo FNSI-FIEG (quando segretario del sindacato unico dei giornalisti era Franco Siddi, attuale membro del CdA RAI) sembrava che per i 1100 giornalisti in attesa fosse tutto risolto. Con l’accordo FNSI e FIEG decidevano di rateizzare il pagamento dell’importo della ex fissa (in media in 12-14 anni) e razionalizzavano la nuova “una tantum”. Veniva giustamente abolita la possibilità di poter ricevere due o tre ex fissa, ma si poneva un tetto al quantum: 65 mila euro lordi. Un tetto valido per tutti, anche i super-direttori dei grandi giornali nazionali. Un tetto che però non vale per ora per i giornalisti della Rai.

 

Inoltre, si prendeva atto che la FIEG non era più in grado di garantire tale esborso in eterno e quindi si riducevano gli importi per i giornalisti più giovani, sino di fatto all’estinzione di tale gettito.

Vennero effettuati laboriosi conteggi e quindi ai 1100 pensionati in attesa venne dato un acconto. Poi venne pagata una prima rata, ma già per la seconda (nel dicembre scorso) cominciarono i problemi perché il flusso di denaro fatto affluire dagli editori nelle casse dell’INPGI non poteva garantire tale pagamento.

Di fronte al sollevarsi della protesta popolare il segretario Lorusso fece pressione sulla Fieg affinché onorasse tale impegno. E così avvenne.

Da dove la FIEG ha fatto affluire i milioni mancanti? In molti lo hanno chiesto, ma nessuna risposta è stata convincente. Si è parlato del fondo infortuni all’INPGI, ma le smentite sono state secche.

Bisogna spiegare una cosa innanzitutto: L’INPGI fa da ufficio di tesoreria. Ha però l’obbligo di avvisare le parti sociali se nelle casse non vi sono denari sufficienti a pagare la rata ex fissa.

FNSI e FIEG hanno l’obbligo di sedersi attorno a un tavolo e di decidere di rifinanziare tale fondo. Rifinanziare perché vi sono due varianti negative che minano il quantum: vi sono sempre meno giornalisti in attività, e quindi il flusso dovuto dalla FIEG all’INPGI è ogni giorno più povero. Anche perché il livello medio degli stipendi è via via più basso.

Ma non basta: grazie all’emorragia di pensionamenti voluta dagli editori, il numero di coloro che sono in attesa della ex fissa è passato da 1100 a oltre 1500, e mentre scriviamo si avvicina a quota 1600 perché la nuova legge che ha rifinanziato i prepensionamenti è un volano perverso per una raffica di “espulsioni” dalle redazioni.

Insomma, se la FNSI non impone alla FIEG di onorare subito i patti e i debiti, gli editori avranno tutto l’interesse a provocare il default della ex fissa.

Nelle scorse settimane il segretario Lorusso ha fatto una dichiarazione roboante in cui minaccia di essere a fianco dei pensionati che faranno causa alla FIEG qualora non venisse più pagata tale ex fissa. Perché tale “ruggito” ora? Lorusso ha avuto notizia che la FIEG vuole dichiarare guerra a 1500 giornalisti? Ha paura che si ribellino anche quelli che lavorano? Infatti il default riguarderebbe non solo i 1500 attuali, ma anche alcune migliaia ancora in attività.

Insomma, la FNSI rischia di vedersi scoppiare in mano una bomba che non ha saputo controllare e gestire. L’INPGI ha sempre aiutato Lorusso ma la dichiarazione del segretario sindacale mette in profondo imbarazzo la direttrice generale (vero “capo indiscusso” dell’istituto).

Cosa deve fare Lorusso? Deve fare ciò per cui è stato eletto: il segretario di tutti. Deve imporre alla FIEG il tavolo delle trattative per rifinanziare il fondo. Tutto qui. Non serve emettere il “ruggito del topo” con un comunicato di mezza estate.

In caso contrario, che cosa potrebbe accadere? Vi sono tre possibilità.

  1. La rata di dicembre non viene pagata.
  2. La rata di dicembre slitta di diversi mesi, sino a quando l’INPGI non ha in cassa il denaro necessario.
  3. La rata di dicembre viene ridotta o addirittura dimezzata. In tale evenienza i “dannati” che attendono l’ex fissa anche da otto anni, potrebbero vedersi pagare le rate non in 12-14 anni, ma in 20-25 anni. E anche di più. E coloro che stanno andando in pensione ora dovranno attendere tempi altrettanto biblici.

Non serve il “ruggito del topo” che si perde nella calura estiva, ma occorre imporre alla Fieg la riunione della Commissione paritetica. Come previsto dall’articolo 7 dell’accordo Fnsi-Fieg.

Non servono ruggiti e non servono topi: la Federazione della Stampa deve solo fare il suo dovere. Ma vorrà farlo?

Roberto Carella
r.carella2@gmail.com

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