Il decreto salvabanche di Padoan nasconde favori e privilegi negati ai cittadini comuni

I gessetti di Sylos Labini
Giovanni La Torre
Roma, 5 luglio 2017

Quando scrivo questi “gessetti” ho sempre il problema di non essere troppo lungo per non scoraggiare i miei lettori, capita allora di dover selezionare tra le molte cose che vorrei scrivere. Nell’ultimo post ho elencato solo alcune delle anomalie di questo “salvataggio” delle banche venete, ma ora urge indicarne altre, perché l’operazione appare sempre più vergognosa. Si badi bene: non si sta dicendo che il salvataggio non andasse fatto, ma che andava fatto diversamente, senza approfittare della questione per fare un regalo a una grande banca italiana.

Almeno altre due cose vanno segnalate del famigerato d.l. 25 giugno 2017:

1)    Siccome nella cessione sedicente “a un euro” sono compresi anche gli immobili viene detto che non si applica la norma che prevede la nullità degli atti di cessione in caso di abusi urbanistici. Ci pensate? Se le due banche hanno in bilancio immobili abusivi la loro cessione non può comportare la nullità del trasferimento di proprietà, cosa che invece accade per tutti i normali cittadini;

2)    Dopo la cessione del ramo d’azienda, Intesa ha tre anni di tempo (diconsi tre anni) per restituire crediti ritenuti in bonis dalle banche cedenti ma che invece si rivelano non performing. Anche qui non è detto nulla sulla procedura di valutazione se la sofferenza sia pregressa o se invece sia sopraggiunta dopo la cessione e quindi da lasciare “in pancia” a Intesa. Inoltre, e se si trattasse di cliente che aveva rapporti anche con Intesa già da prima, siamo sicuri che Intesa non rifilerà dentro anche la sua parte? La questione è notevole perché su questa possibilità ad libitum di Intesa lo stato fornisce un’altra garanzia di ben 4 mld di euro, quindi il regalo a Intesa potrebbe raggiungere la cifra di 9 miliardi. Dov’è il rischio d’impresa?

Due parole vogliamo aggiungere sul comportamento della Commissaria Ue alla concorrenza, Margrethe Vestager, che ha dato il nulla osta. Leggendo il comunicato di questa si desume che l’ok è stato dato a seguito di queste due considerazioni:
a. Comunque una sorta di bail in c’è stato, perché pagano integralmente gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati;
b. I soldi dati a Intesa non costituiscono un aiuto di Stato in quanto le autorità italiane hanno garantito che è stata indetta una gara in maniera trasparente e la gara l’ha vinta Intesa, come avrebbe potuta vincerla qualsiasi altra banca europea.

Non nascondiamo che questa seconda motivazione ci lascia un po’ perplessi, e sa tanto di interpretazione “all’italiana” della norma. In pratica la Commissaria Vestager sembra che dica: l’Italia ha indetto una lotteria per regalare dei soldi, tutte le banche europee avevano diritto a comprare un biglietto, le autorità italiane ci assicurano che l’estrazione del biglietto vincente è avvenuta in modo trasparente, il biglietto vincente lo deteneva Intesa, quindi per noi è tutto regolare. Ottimo e abbondante!

Allora se posso permettermi di suggerire ai politici che mi leggono le mosse da adottare, segnalo queste richieste preliminari a qualsiasi dibattito parlamentare di approvazione del d.l.:

a) Il governo e Banca d’Italia devono fornire prove evidenti che la gara sia stata veramente “trasparente”, e poi perché si è scelto Intesa e non un’altra banca (non possiamo aspettarci che protesti qualche banca esclusa, perché se lo facesse sarebbe un affronto all’istituto di vigilanza e quindi avrebbe finito di operare);
b) I conteggi fatti per giungere a ogni singola cifra contenuta nel d.l.;
c) E comunque, dato che i 3,5 mld da dare a Intesa servono per rispettare i ratios di patrimonializzazione, perché lo Stato non diventa azionista per la stessa cifra?

Giovanni La Torre
giovlatorre@gmail.com
(2 – fine)

Il primo articolo:

Padoan fa il gioco delle tre carte, usa termini incomprensibili per coprire i ragali alle banche

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