Giovanni La Torre
Roma, 17 giugno 2018
La reazione del presidente francese al comportamento di Salvini e dell’intero governo italiano, conferma una percezione che stava maturando: una certa inconsistenza sostanziale di Macron.
Non si può permettere il presidente di un governo che fa affrontare da poliziotti con le armi cariche in pugno i migranti che tentano di oltrepassare i confini, e i quali poliziotti addirittura penetrano, sempre armati, nel territorio di un paese confinate per inseguire gli immigrati; non può un presidente simile, dicevamo, permettersi di criticare il governo italiano, che da parte sua ha senza dubbio sbagliato, con i toni con cui lo ha fatto nei giorni scorsi. Inoltre, e non capisco perché la cosa non sia stata fatta notare con la stessa gravità dai media, l’ambasciatore francese è stato convocato dal nostro ministro degli esteri ma non si è presentato e ha mandato dal ministro un incaricato d’affari dell’ambasciata con la motivazione di “precedenti impegni assunti”. Mi chiedo quali possano essere questi impegni non superabili per un ambasciatore quando viene convocato dal ministro degli esteri del paese che lo ospita.
È solo l’ennesimo esempio della nota spocchia francese? Non solo. Qui pare che emerga anche l’inconsistenza totale di un leader che non si rende conto delle cose che dice, che pronuncia parole senza che le faccia passare per il filtro della logica e del principio di non contraddizione. Noi italiani in questi ultimi anni abbiamo avuto la ventura di conoscere un tipo simile e del quale, a quanto pare, non riusciamo ancora a liberarci definitivamente. Per queste persone la parola è tutto, mentre i fatti sono secondari o comunque possono essere anche opposti alle parole.
E pensare che fino a qualche settimana fa il presidente francese sembrava l’uomo giusto per far virare la politica europea, per ridimensionare la portata dei diktat tedeschi. Un leader che finalmente avrebbe fatto pesare la superiorità politica e militare francese. Ma poi abbiamo cominciato a notare che la Merkel non gli rispondeva neanche più, e allora sono cominciati i sospetti che si trattasse di bluff di un leader debole. Di un governante che pensava bastasse farsi precedere nelle manifestazioni dall’Inno alla Gioia di Beethoven per aspirare alla leadership in Europa. Insomma un altro leader di quelli, come notò una volta Juncker a proposito di Renzi, che fanno i duri di fronte a microfoni e telecamere, ma che poi sono silenziosi e ubbidienti alla Germania nelle riunioni e nelle decisioni che contano.
La conferma a questa nostra sensazione l’abbiamo avuto nella giornata del 12 giugno leggendo un articolo di Piketty su Repubblica (l’originale è su Le Monde), nel quale viene appunto detto che Macron fa dichiarazioni roboanti senza far seguire, non dico i fatti, ma neanche le proposte concrete per attuare quei propositi.
Macron sembra quindi fatto della stessa pasta inconsistente di Sarkozy e Hollande. Speriamo comunque di sbagliarci.
Giovanni La Torre
(giovlatorre@gmail.com)
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