Lettera aperta ai ministri dell’Economia Pier Carlo Padoan e del Lavoro Giuliano Poletti

Senza Bavaglio
Salvatore Rotondo
Milano, 21 marzo 2017

Onorevoli ministri, mi chiamo Salvatore Rotondo e sono uno dei 1162 ingenui giornalisti pensionati che hanno firmato l’appello dell’8 ottobre 2016 affinché i Vostri dicasteri respingessero la pretesa dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei giornalisti di imporre amministrativamente, a dispetto dell’unanime giurisprudenza, un prelievo forzoso sull’assegno mensile.

Appello inascoltato, poiché il 21 febbraio scorso, rovesciando la scelta dell’anno precedente, questa pretesa ha avuto il Vostro nulla osta. Personalmente mi è venuto il dubbio di essermi rivolto e di aver invitato i colleghi a rivolgersi alle persone sbagliate. Qualunque cittadino dovrebbe facilmente rispondere alla domanda sulle “funzioni di un ministro”. Io non più. Così, come da mia abitudine, sono andato a sfogliare la Treccani per trovare una risposta.

Giuliano Poletti

E intanto ho scoperto che un ministro può essere svariate cose. Non tutte tra loro conformi. Ma a me interessava comprendere se almeno una di queste vesti possa giustificare una decisione tanto… discutibile? Sì, fermiamoci all’aggettivo discutibile. E allora guardiamo insieme chi o che cosa può essere un ministro.

“In genere, chi è al servizio di una persona, di un’autorità, di un’amministrazione, con funzioni esecutive di assistenza, di collaborazione o anche con mansioni più propriamente servili”. Vi riconoscete in questa prima definizione? Al servizio di chi siete? Ma certo, dei cittadini. E non certo con mansioni servili ad esempio nei confronti di un Istituto di previdenza. Un lavoro complicato quello del ministro. Bisogna ammetterlo.

Ma non Vi hanno mai spiegato che facilita molto l’operare rigorosamente all’interno delle leggi? Chi viceversa pretende, in una veste istituzionale, di violarle impunemente è un ingenuo, persino più di un pensionato che scrive a un ministro chiedendo giustizia.

Ma leggiamo più nel dettaglio altri casi elencati dalla Treccani. “Chi esercita un alto ufficio, agendo in nome e per conto di un’autorità superiore”, e si fa l’esempio dei ministri del re. No. Questo non va bene perché in Italia non c’è un monarca e per ora neppure un dittatore.

“Con senso più generico, chi è alle dipendenze di qualcuno come esecutore e strumento dei suoi ordini” e si cita il caso del Nibbio “uno de’ più destri e arditi ministri delle sue enormità (Manzoni)”. Non Vi vedo tuttavia nelle vesti di capi dei bravi, come non vedo la presidente Inpgi Marina Macelloni nelle vesti di un Innominato in gonnella.

“In funzione predicativa, e con senso fig., nell’espressione ormai letter. essere, farsi ministro di qualche cosa, compiere opera attiva per la sua diffusione o instaurazione”. Ecco, questa potrebbe essere una veste calzante. Forse ci stiamo avvicinando ad una definizione plausibile. I Sig.ri Padoan e Poletti potrebbero aver deciso di farsi ministri per l’instaurazione di una nuova prassi, cortesemente richiesta loro da un istituto previdenziale sull’orlo del fallimento. Ci sta, ma si tratta di un percorso compatibile con la funzione per cui tutti noi credevamo foste stati nominati?

Pier Carlo Padoan

Ancora: “Chi è addetto al servizio e all’assistenza di altri”, ad esempio “i ministri degli infermi”. Marina Macelloni tuttavia non è bisognosa di cure. E’ solo una brava donna che vuole salvare la sua paga da cancelliera tedesca. E poi: “Nella celebrazione liturgica, la persona addetta a un ufficio che le è proprio per l’ordine sacro ricevuto”. Ecco ci siamo. Quale celebrazione liturgica si sta perpetuando a danno dei pensionati? La liturgia che vede da anni i politici mettere le mani nelle tasche della categoria più indifesa perché incapaci di trovare risorse là dove sarebbe equo rivolgersi. Non so se siete d’accordo, ne dubito, con questa immagine che mi sono fatta di voi in vesti sacerdotali. Per quanto ci riguarda noi abbiamo ancora fiducia, come il mugnaio Arnold, nel fatto che “c’è un giudice a Berlino”. A cui ci affidiamo.

Chiudo chiedendoVi sommessamente se fa parte della Vostra celebrazione liturgica negare ai pensionati la possibilità di conoscere, a pochi giorni dall’arrivo del cedolino di aprile, le ragioni addotte nel decreto interministeriale. Dopo una settimana dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (n. 63 del 16/03/2017) di una nota di otto righe, l’Inpgi mantiene infatti secretato il testo integrale e i ministeri vigilanti si guardano bene a loro volta dal pubblicare le complete motivazioni. Ma forse la richiesta dovrebbe essere rivolta ai ministri della Repubblica e non a due celebranti di una liturgia. Ringraziando per la cortese attenzione, invio distinti saluti.

Salvatore Rotondo

 

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