Simona Fossati
Nairobi, 23 febbraio 2017
Evviva la solidarietà! Tutti contenti e felici in casa INPGI perché è arrivata l’approvazione alla famigerata riforma, ormai da tempo in giacenza presso i Ministeri competenti.
L’attesa più grande era per il contributo di solidarietà, soldi sottratti ai pensionati che se pur godono di una buona pensione hanno nella gran parte dei casi lavorato per molti anni e sostenuto l’Istituto proprio con i loro contributi forti.
Già perché le entrate contributive ora sono in caduta libera, in cambio di contributi risibili versati dagli sparuti nuovi assunti escono pensioni buone e l’INPGI non ce la fa più. Ma va?
Chi l’avrebbe mai detto, quando tutti insieme appassionatamente, sindacato, INPGI ed editori sponsorizzavano stati di crisi e prepensionamenti a gogo. Già, ma guarda un po’: buttati fuori dalle redazioni un bel po’ di giornalisti di grande professionalità e che versavano contributi forti. Tra l’altro fomentando il divide et impera tra generazioni: con la storia del “ricambio generazionale” sono stati rottamati i “più anziani” illudendo i giovani che via questi sarebbero entrati loro.
Mai fiducia fu peggio riposta. Quei pochi che sono entrati hanno avuto contratti indecorosi e con stipendi che a mala pena permettono il sostentamento.
Così pure la qualità dei giornali è scesa a picco, pochi assunti e un esercito di collaboratori talmente mal pagati da non poter più nemmeno garantire la verifica delle fonti e, soprattutto, sotto continuo ricatto.
Ma come mai la dirigenza dell’INPGI non pratica direttamente un po’ di solidarietà magari dimezzandosi i cospicui stipendi? Una domanda che sorge sulla bocca della gran parte dei giornalisti.
Anche perché se da una parte i pensionati si vedono ridotta la pensione per tre anni, quando il costo della vita invece aumenta, dall’altra l’introduzione del sistema contributivo anziché retributivo per il calcolo delle future pensioni, significa pensioni risibili per i giovani di oggi.
Infine aumenta l’età in cui si può andare in pensione, magari per qualcuno è una cosa positiva, ma per la maggior parte dei giornalisti che non reggono più il sistema editoriale oggi allo sfascio, è una vera iattura.
Simona Fossati
www.senzabavaglio.info
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