FNSI/Un articolo indecente

Un brutto episodio, che ha però il pregio di render chiaro come con i tempi che corrono aumenti l’importanza del Fondo Complementare: del quale i colleghi dovrebbero interessarsi molto di più e per il loro interesse. Ma andiamo per ordine.

Lo scontro si fa duro, tanto da arrivare ad augurare la morte all’avversario. Che in questo caso non è un terrorista dell’Isis o un “cane infedele” del fronte opposto, bensì il giornalista Franco Abruzzo.

Ex presidente di lungo corso dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia dopo una vita di lavoro a Il Giorno come cronista giudiziario milanese, il collega Abruzzo assieme a me e altri volenterosi ha fondato il 25 novembre 2013 l’Unione nazionale pensionati per l’Italia, in sigla UNPIT. E il suo impegno contro i soprusi da ormai troppi anni a danno dei pensionati titolari delle cosiddette “pensioni d’oro”, che in gran parte non sono neppure d’argento, ha finito col fare infuriare qualche collega. Nascono così due vere perle pubblicate incredibilmente da un sito che si definisce “Il nuovo blog delle sindacaliste e dei sindacalisti delle Associazioni regionali di stampa della FNSI”. E ancor più incredibilmente anonimo perché firmate con un nome falso, o se si preferisce con uno pseudonimo: Fred Stand. Che chiaramente allude alle parole “Freddo Stando”: vale a dire, freddo come cadavere. Grave, anzi gravissimo che la FNSI tolleri di queste vigliaccate.

Prima perla:

“Una volta, quando moriva un vecchio giornalista i giovani colleghi esprimevamo cordoglio. Oggi i collaboratori si fanno in segno della croce e dicono “Grazie Dio, una pensione in meno”.

Seconda perla, chiaramente destinata proprio a Franco Abruzzo e metaforicamente a tutti i giornalisti in pensione:

“Ti consiglio di vivere solo per far arrabbiare coloro che stanno pagando per la tua pensione. È il solo piacere che mi è rimasto: disse una volta Voltaire, autore nel 1737 dei famosi Conseils à un journaliste. Mi sembra un buon motto per le mummie strette di culo dell’Unpit. L’Inpgi, nonostante la forza miracolosa di Nostra Signora delle Grazie (e che Grazie!) Mimma Iorio [NDR: direttore generale dell’Inpgi] , non garantisce l’eternità. Cari colleghi che temete di perdere la ricchezza per pochi euro al mese, l’ora dell’ultimo trasferimento non è molto lontana nel tempo. È bene garantirvi la pace eterna presentandovi davanti a Dio, che non considererà quanto avete dato in più o in meno a Camporese [NDR: Andrea Camporese, presidente dell’Inpgi], ma quanto avete trattenuto per voi, per la vostra avidità”.

L’intero capolavoro, dal titolo cartesiano “Pensio, dunque sono”, lo si può leggere tramite il seguente link: https://assostamparegionali.wordpress.com/2015/10/19/pensio-dunque-sono/

L’autore, o più probabilmente gli autori – un collega e una collega dei quali è facile indovinare il nome – che definiscono “mantenuti” e dediti “al Lotto e al Viagra” i pensionati Inpgi, dimenticano alcune cose:

1) – i pensionati ricevono in restituzione mensile ciò che hanno man mano versato mensilmente all’Inpgi come contributi previdenziali e ciò che è il frutto degli investimenti fatti dall’Inpgi con i soldi di tali contributi;

2) – se per incapacità dell’Inpgi di investire adeguatamente ci sono oggi “coloro che stanno pagando per la tua pensione”, cioè per quella di Abruzzo come per quella di tutti gli altri pensionati, c’è da aggiungere che a loro tempo Abruzzo e tutti gli attuali pensionati hanno “pagato” per la pensione di chi li ha preceduti. E dunque, dov’è lo scandalo? Perché Abruzzo e gli altri cosiddetti “pensionati d’oro” non dovrebbero usufruire oggi di quanto grazie ai loro contributi previdenziali d’oro hanno usufruito i pensionati di ieri? Prima di tirare in ballo Cartesio e la sua logica scimmiottando il suo “Cogito ergo sum” si dovrebbe essere in grado almeno di sapere cos’è la logica e come la si esercita.

3) – Fino a qualche tempo fa gli anziani, o vecchi che dir si voglia, vivevano in famiglia, sotto forma di nonni e vecchi zii,  motivo per cui certi costi o non c’erano o erano molto ridotti o coperti da tutti i familiari, che erano anche numerosi, motivo per cui non c’era bisogno per esempio di badanti o di parcheggio nelle cosiddette case, assai costose, di riposo per anziani in attesa del riposto eterno gratuito. Poi è arrivato il tempo in cui i pensionati, rimasti senza figli in casa perché ormai al lavoro e quindi autonomi, le pensioni se le godevano per intero: viaggi, vacanze, mutuo per compare casa  da lasciare in eredità, ecc. Poi sono arrivati i tempi attuali, delle vacche magre.

4) – E così oggi sono molto spesso i pensionati, “d’oro” o no, a mantenere o contribuire a mantenere i propri figli anche ben oltre il 30esimo anno di età e spesso anche i figli dei propri figli. Cosa che accade solo in Italia e in nessun altro Paese europeo. Quando per gli attuali pensionati sarà arrivata “l’ora dell’ultimo trasferimento”, e quindi per la loro famiglia e parenti vari spariranno i soldi della pensione – Inpgi e Inps che sia – di cosa vivrà questa massa di giovani e giovanissimi oggi mantenuta almeno in parte con i quattrini del pensionato?

5) – Sono ormai vari i governi che hanno privato le pensioni del parziale adeguamento agli aumenti del costo della vita registrato dall’Istat. Il cosiddetto “contributo di solidarietà” va ad aggiungersi a quella notevole erosione del potere di acquisto. In altre parole: le pensioni “d’oro”, cioè superiori ai 1.500 euro mensili LORDI (!!!), ovvero di poco superiore ai 1.100 euro mensili netti, da vari anni vengono gravate da quelli che in realtà sono altre tasse inflitte con trucchi vari.

6) – Pensare e affermare che l’Inpgi sarà salvata dai “contributi di solidarietà” da “10 – 15 – 20 euro al mese sulle pensioni che vanno da 3.000 a 6.000 e più euro al mese” è semplicemente demenziale. Oltre che fuori dalla realtà.

7) – Perché si chiama contributo “di solidarietà”? Solidarietà verso chi? Forse che questo nuovo prelievo dalle tasche dei pensionati, finisce nelle tasche di disoccupati o male occupati? Chiamiamola col suo vero nome: una nuova tassa. Che come le altre servirà a poco o a niente.

8) – Non ci capisce quale sia il vantaggio per i giornalisti non ancora in pensione e soprattutto per i giovani (sotto)pagati a singolo pezzo o collaboratori con i contratti più precari e strampalati e da fame se crepa un pensionato o anche se crepassero tutti. Forse qualcuno per festeggiare aumenta i loro guadagni mensili?  Gli aumentano la retribuzione per ogni singolo pezzo o gli migliorano il contratto? Assumono a tempo indeterminato quelli che oggi sono i precari?

9) – Non s’è mai visto un istituto previdenziale proporre la diminuzione delle pensioni in essere e un sindacato approvare tale diminuzione come invece ha fatto la Fnsi riguardo la bella trovata “solidaristica” dell’Inpgi.

10) – Sarei ben felice di vedere decurtare anche di molto più la mia pensione, cioè aumentare le tasse, se i quattrini delle tasse non fossero dilapidati con gli sprechi della pubblica amministrazione e col dilagare della corruzione, ormai gli scandali a tutti i livelli non si contano più, anziché essere investiti per il bene del Paese.

11) Infine: se oggi ci sono i giornali, i gruppi editoriali, le televisioni, i mass media, ecc., – così come del resto se esiste la Repubblica italiana con le sue libertà – lo si deve a chi, come i pensionati attuali e precedenti, ha contribuito col proprio lavoro a farli nascere e vivere, oltre che a farli prosperare per un lungo tempo. Qualcuno vuole forse sostenere che la crisi dei giornali e gruppi editoriali, come quello per esempio del Corriere della Sera, è dovuto “all’avidità” dei pensionati anziché all’inadeguatezza dei giovani dirigenti oltre che al cambiamento dei tempi e delle tecnologie?

CONCLUSIONE: in attesa che l’Inpgi esca dalle turbolenze, è evidente che bisogna valorizzare il Fondo complementare perché garantisce o una pensione complementare, per quanto piccola, o un buon gruzzolo quando si va in pensione o si dovesse restare disoccupati.

 

Pino Nicotri
(Senza Bavaglio Candidato alle elezioni per il Fondo Complementare)

 

Post Scriptum: Certo, gli autori dell’intervento anonimo contro Abruzzo e i pensionati tutti andrebbero sia espulsi dal sindacato che radiati dall’Ordine. Ma l’Ordine dei giornalisti eviti di intervenire e punire sia chi si nasconde dietro lo pseudonimo Fred Stand sia chi gli ha permesso di pubblicare un tale indegno – e disinformato – articolo. Che vale la pena leggere per intero per avere più chiaro a che punto di bassezza si sia arrivati. Per certi cialtroni la peggiore condanna è infatti il perdono: quello che nasce dal capire che anche loro “non sanno cosa fanno”. E neppure cosa scrivono.

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