Tira una brutta aria, ma Bersani ha detto una c…ta

Si leggono e si ascoltano di nuovo tesi che si pensava ormai morte e sepolte dalla storia e dalla speculazione giuridica, economica, filosofica, ecc., e che l’ultima volta che sono state riesumate, a cavallo degli anni settanta e ottanta del novecento, hanno portato alla crisi globale da cui ancora non siamo usciti. Mi riferisco per esempio alla diceria che la sinistra ha un pregiudizio contro la ricchezza (Polito sul Corriere della Sera del 18 ottobre), o che con le tasse vuol togliere ai ricchi per dare ai poveri (Panebianco e altri qualche settimana fa). E che la progressività delle imposte deriverebbe da questi pregiudizi ideologici. Oppure che la sanità privata è migliore di quella pubblica, perché lì non si fanno le file per una visita o per un’analisi. E altre cose di questo genere.

Trattasi di tesi prive di alcun fondamento storico, prima ancora che teorico. La progressività delle imposte ha senz’altro anche un fine redistributivo, ma non è l’unico e neanche il principale. Essa trova fondamento nel fatto che la stessa organizzazione statale va più a beneficio del ricco che del povero. Tutto l’apparato giudiziario, quello poliziesco, quello militare, le infrastrutture (porti, aeroporti, autostrade, ecc.) a chi servono di più, al ricco o al povero?

Servono al povero che in Tribunale ci va solo quando subisce lo sfratto o servono al ricco e alle imprese che hanno da tutelare (giustamente) i propri interessi? La polizia che difende (giustamente) la proprietà privata, difende il televisore e il frigorifero del povero, o il patrimonio del ricco? I militari che difendono i confini servono più al povero o al ricco? Le grandi infrastrutture servono al povero che ha una Panda e la domenica va in gita fuori porta o in pizzeria, o al ricco e alle imprese per sviluppare (giustamente) i propri affari e per godersi le meritate vacanze all’estero? Si tratta di concetti così elementari e acquisiti che provo perfino imbarazzo a ricordarli.

La sanità privata è migliore perché non fa fare le code? Può darsi, ma vogliamo dire quanto costa? Vogliamo dire che per la sola degenza si paga da 300 a 1.000 euro al giorno? Vogliamo dire che nella stragrande maggioranza delle cliniche private si fanno solo interventi “sicuri”, tipo appendicite, tonsillite, ernie, unghie incarnite, e cose di questo genere? E quando c’è qualche complicazione durante un intervento banale mettono il malcapitato in ambulanza e lo portano all’ospedale pubblico più vicino? Dove, se il malato se la cava i medici pubblici hanno fatto il loro dovere, se il paziente muore perché in clinica l’hanno rovinato, la colpa è della struttura pubblica? In questo caso l’ospedale pubblico che dovrebbe fare? Dovrebbe rifiutare il ricovero, visto che è stato disprezzato, e invece accoglie lo stesso il malato. Quando capita un incidente stradale, perché non corre una clinica privata, visto che è più veloce?

Anche in questo caso si tratta di concetti fin troppo banali che mi imbarazzano a ricordarli. Ma forse una cosa po’ meno banale è il ricordare che tutte le ricerche fatte hanno mostrato che laddove la sanità è soprattutto privata, come negli Usa, il costo per il cittadino è quasi doppio di quello che costa in Europa dove è prevalentemente pubblica. Anche questo i paladini della sanità privata si guardano bene dal dire.

Detto questo, dobbiamo purtroppo rilevare che molte volte anche i difensori dei giusti principi dicono cretinate. È il caso di Bersani il quale, pur condannando giustamente la proposta renziana, ha detto che la nuova Imu e Tasi sarebbe “incostituzionale” perché non progressiva. Ora, chi scrive non è professore di Scienze delle Finanze, né tanto meno di Diritto Pubblico, però per laurearsi ha fatto due esami su quelle materie e questi sono stati sufficienti per sapere che l’art. 53 della costituzione dice che “il sistema tributario è informato a criteri di progressività” e non la singola imposta. Se fosse riferito a ogni singola imposta tutta l’imposizione indiretta, a partire dall’Iva, sarebbe incostituzionale perché oggettivamente “regressiva”. Il nostro sistema tributario diverrebbe invece certamente incostituzionale se passasse il principio, che la destra neo liberista da anni sta cercando di introdurre, di spostare ancora di più il peso della tassazione dalle imposte dirette a quelle indirette, che oltre tutto comporterebbe anche un vantaggio indiretto per i ricchi dovuto al fatto che l’Iva è l’imposta più evasa in Italia.

Tornando alle considerazioni iniziali, c’è da dire che tira brutta aria, che quasi tutti i commentatori e giornali si stanno allineando alla svolta neo liberista e di destra di Renzi, che tutto questo contesto culturale, unito a scelte di politica economica e monetaria, come quella dell’Ue e di Draghi, il quale sta solo foraggiando la speculazione, stanno creando, se non cambiano, di nuovo i presupposti per il prossimo crack.

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