Ora le barzellette si faranno sui tedeschi

Quando ascoltai distrattamente la prima volta la notizia pensai a uno scherzo. Pensai a una di quelle storielle che si inventano, per ridere, e che sfruttano i luoghi comuni su alcuni gruppi di persone, per esempio i napoletani. Vi ricordate quando fu introdotto l’obbligo della ricevuta fiscale nei ristoranti? Subito uscì la storiella che a Napoli era stata istituita la figura dell’ “accompagnatore fiscale”, cioè di un signore che stava immediatamente fuori il locale pubblico con una ricevuta fiscale buona, che veniva utilizzata per tutti gli avventori che uscivano, i quali venivano accompagnati per duecento metri, cioè il raggio entro il quale la finanza poteva chiedere l’esibizione.

Quando ho distrattamente sentito di una casa automobilistica che aveva inventato un software grazie al quale un motore inquinante diventava ecologico non appena si accorgeva di essere collegato a un sistema di controllo, ho pensato alla solita storiella sui napoletani: “si tratterà dell’Alfasud” … Ma l’Alfasud non esiste più, ho riflettuto. E allora? Allora ho seguito la notizia con più attenzione e ho sentito pronunciare il nome “Volkswagen”. “Avrò sentito male”, mi sono detto. Ma il nome veniva ripetuto, e allora era vero: la Volkswagen, l’ “auto del popolo”, l’industria automobilistica che aveva più di tutte l’immagine della perfezione, del rispetto delle regole, della correttezza, che aveva tra il suo azionariato il governo tedesco, che aveva i rappresentanti dei lavoratori nel consiglio di gestione, questa industria aveva spudoratamente bluffato sull’ecologia, come un qualsiasi truffatorello.

E adesso come farà la Germania a chiedere agli altri paesi le famose “riforme? A fare i suoi sermoni sul rispetto delle regole? E gli storici e gli analisti politici? Come faranno più a sostenere la superiorità dell’etica e della cultura politica protestante rispetto a quella cattolica, più permissiva quest’ultima perché “tanto poi c’è la confessione”? E’ caduto un mito? La storia sta svoltando? Chissà!

Comunque anche qui, pensandoci bene, si vede chiara l’impronta tedesca, lo scarso senso pratico, perché si tratta di una truffa che era inevitabile che venisse prima o poi scoperta. Ne erano presumibilmente a conoscenza troppe persone: i progettisti del software, se mai appartenenti pure a qualche ditta esterna, quelli del motore, i vertici gestionali. Sì, troppe persone! E in un’epoca di forte spionaggio industriale prima o poi qualcuno doveva capitolare e “parlare”. Chissà! Può darsi pure che la notizia è stata diffusa ad arte con ritardo per far sì che la Volkswagen si impelagasse sempre di più e la sanzione risultasse poi più esemplare.

Ormai si parla di undici milioni di auto in circolazione da ritirare, di multe miliardarie, di class action in preparazione, di processi penali appena aperti, ecc. ecc. Ce n’è a sufficienza per far inserire il fallimento della Casa tedesca nel novero delle possibilità.

Un aspetto positivo comunque questa vicenda mostra: la possibilità per un sistema economico serio di pervenire alla scoperta di queste truffe, con qualsiasi mezzo. Il rispetto delle regole è fondamentale per il buon funzionamento della concorrenza, altrimenti qualcuno più “furbo” si avvantaggerebbe rispetto a un altro. Il capitalismo ha bisogno di uno stato forte e vigile, per il suo stesso bene.

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