Dopo il precedente “gessetto” dell’8 marzo, qualche lettore mi ha chiesto se ci sono dei dati oggettivi che possano dimostrare l’eccesso di liquidità che persiste in Europa e che rende superfluo, se non dannoso, il benedetto Qe di Draghi.
Dico subito che non c’è un numero singolo indicato il quale si ha subito la misura del problema, ma al massimo dei dati indiretti. Per esempio dall’ultimo bollettino Banca d’Italia (gennaio 2015) si rileva che mentre M3 (la massima espressione di quantità monetaria comprendente non solo i depositi bancari e postali di qualsiasi scadenza, ma anche i pronti contro termine, le obbligazioni emesse dagli intermediari, le quote dei fondi comuni monetari) è continuato sempre a crescere dal 2008 ad oggi, i prestiti alla clientela sono diminuiti, evidenziando un saldo crescente inutilizzato. Ma vi è da dire che la liquidità inoperosa è anche quella che le banche potrebbero attivare, per esempio ricorrendo alla banca centrale che sarebbe lieta di darla, e non lo fanno perché non saprebbero cosa farne.
Gli operatori comunque la percepiscono la situazione. Per esempio quando aumentano le telefonate ai direttori finanziari delle imprese (ovviamente quelle in buona salute) da parte dei direttori di banca i quali, tra una battuta e l’altra, dicono “perché non mi manda un po’ di carta commerciale?”, che tradotto vuol dire “perché non mi porti delle cambiali allo sconto che non sappiamo a chi dare i soldi?”.
Ad ogni buon conto la questione, paradossalmente, è bene espressa dalla stessa Bce. Nel bollettino economico di questo istituto del febbraio 2015 è detto, sin dalla sintesi introduttiva (ma il concetto viene ripetuto anche nell’analisi successiva): “nei mercati finanziari dell’area dell’euro i tassi a breve termine del mercato monetario hanno registrato un’ulteriore flessione in un contesto di aumentata liquidità IN ECCESSO, raggiungendo temporaneamente nuovi minimi storici. I tassi a lungo termine sono scesi su nuovi minimi storici”. Più avanti “Nonostante il miglioramento delle condizioni di finanziamento, i criteri di erogazione dei prestiti rimangono relativamente restrittivi”.
Dopo queste considerazioni, che inequivocabilmente fanno capire che il problema del cosiddetto credit crunch non è dovuto all’assenza di liquidità, il bollettino conclude apoditticamente (e incomprensibilmente) sul punto: “Le misure di politica monetaria adottate dalla Bce dovrebbero sostenere un ulteriore miglioramento dei flussi creditizi” (beati loro!).
Le stesse considerazioni si possono leggere nel citato bollettino della Banca d’Italia: “E’ proseguita, con una lieve moderazione rispetto ai mesi precedenti, la contrazione dei prestiti alle imprese, risentendo, dal lato della domanda, della debolezza degli investimenti e, dal lato dell’offerta, della persistente rischiosità dei prenditori di fondi … Continua il calo dei tassi sui prestiti alle imprese e alle famiglie”. Anche qui è evidente che la restrizione creditizia ha tutt’altre motivazioni che l’assenza di liquidità.
Spero di aver risposto agli amici che chiedevano ulteriori chiarimenti. Leggeremo cosa diranno i prossimi bollettini, i salti mortali che faranno per far credere che il Qe è stata una mossa azzeccata.
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