Oggi è stata resa nota la classifica redatta da Transparency International sulla base dell’Indice di Percezione della Corruzione. Come viene detto all’inizio del documento: “Based on expert opinion around the world, the Corruption Perception Index mesures the perceived level of public sector corruption worldwide”. In altre parole l’indice rappresenta quello che il mondo qualificato pensa di ogni singolo paese in termini di moralità pubblica.
Ebbene l’Italia anche quest’anno si è piazzata al 69° posto con un voto di 43/100, insieme a Brasile, Bulgaria, Grecia, Romania, Senegal e Swaziland. In Europa risultiamo ultimi insieme agli altri paesi già indicati (l’anno scorso l’ultima era la Grecia e noi penultimi). I paesi con cui ci dovremmo confrontare ci staccano sensibilmente: Germania 12° con voto di 79/100, Regno Unito 14° con 78/100, Francia 26° con 69/100, Portogallo 31° con 63/100, Spagna 37° con 60/100. Più onesti di noi vengono considerati paesi come (a titolo di esempio): Turchia, Oman, Cuba, Ghana, Rwanda, Namibia, ecc. Da tener presente che, visti i tempi di rilevazione ed elaborazione dei dati, l’indice non tiene ancora conto degli scandali Mose ed Expo.
Come ho già detto in altre occasioni, il livello di corruzione entra nel paniere di dati che le società di rating utilizzano per determinare il “rischio paese”, e quindi influenza non solo il livello dei tassi di interesse, ma anche le decisioni di investimento delle imprese di livello internazionale.
La corruzione del nostro sistema politico e amministrativo è la causa principale del crollo degli investimenti esteri in Italia e di quelli degli imprenditori nazionali onesti, ed è all’origine anche di buona parte dell’evasione fiscale.
Purtroppo la nostra classe dirigente (non solo politica) continua a far finta di niente, tanto è pervasa dal malaffare, e preferisce dare la responsabilità del declino ai sindacati e al costo del lavoro.
Noi cittadini ci sentiamo sempre più impotenti. Non ci resta che ricorrere all’ostracismo sociale, come hanno fatto gli studenti dell’Università di Venezia che hanno impedito all’ex sindaco prof. Orsoni, coinvolto nello scandalo del Mose, di tenere lezione “per mancanza dei requisiti etici”. Se questo esempio venisse replicato in tutte le occasioni forse qualche effetto lo avremmo.
Le nostre periferie protestano perché non vogliono avere come vicini di casa gli zingari e gli extra comunitari, molte volte a causa della totale latitanza dell’autorità pubblica, ebbene quando faremo analoghe manifestazioni nei quartieri residenziali dove alloggiano i corrotti?
Leave a Comment