Con la premessa canonica che faceva sempre Gianni Brera, e cioè che “le previsioni le sbaglia solo chi le fa”, comincio a pensare che Renzi abbia già toccato il massimo della sua parabola e ora comincia la sua fase discendente, pur non avendo avversari in questo momento, come ho già scritto.
La reazione alla manifestazione della Cgil è stata troppo arrogante, i valori in cui crede una buona fetta del partito che gli ha consentito di sedere a Palazzo Chigi sono stati troppo irrisi, l’ostentazione del suo operato è troppo esagerato in confronto ai risultati realmente conseguiti, confidando nella “comunicazione”, l’attacco agli intellettuali e ai commentatori è stato troppo becero, come un qualsiasi villano che considera i libri diseducativi, il collegarsi a quei giovani oggi precari e non protetti solo con le parole, perché poi nei fatti li sta umiliando con le sue leggi ancora più di quanto non lo fossero già prima, l’irridere i valori del “novecento” proponendo poi quelli dell’ “ottocento”, il contornarsi di personaggi improbabili come quel Serra, ecc. ecc., sono comportamenti che o portano a una svolta autoritaria, che non mi sembra possibile, o determinano la caduta di chi li adotta.
Penso che si rivolterà contro Renzi anche la Confindustria, che oggi plaude. L’organizzazione degli industriali sa che i regali del fiorentino non rimetteranno sulla strada della crescita le imprese, perché il problema vero è il livello della domanda, ma finora non l’ha fatto rilevare perché comunque conviene incassare i regali. Sennonché Renzi ha già detto che dopo queste concessioni “gli imprenditori non avranno più alibi per non assumere”; quindi ha già trovato l’altro capro espiatorio, insieme alla Cgil, se la congiuntura non si dovesse invertire nel breve termine, cosa assai probabile.
Ma gli industriali, ben sapendo tutto questo, lo molleranno da prima per non essere posti poi sul banco degli imputati.
Renzi comincia a indisporre anche le autorità europee con le sue battute e invettive frequenti contro i “ragionieri di Bruxelles”, senza peraltro porre al centro del dibattito il problema vero dell’Ue: l’eccessivo surplus e la politica deflattiva interna della Germania. E così sta buttando al vento il semestre di presidenza italiano.
In tutto questo Renzi sta somigliando sempre più a personaggi come D’Alema e Tremonti, cioè persone che si autoattribuiscono doti che assolutamente non possiedono, e in forza di questa convinzione non si avvedono delle difficoltà e le sparano sempre più grosse, con il risultato di passare prima come figure autorevoli e poi come patetiche macchiette.
Certo c’è sempre il problema di chi possa organizzare l’alternativa, e questo vuoto potrebbe prolungare la sopravvivenza del Nostro.
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