LIBERTA’ DI STAMPA/Pronto un altro bavaglio: la proposta del garante della privacy

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti in  tre giorni di riunione, 25/26/27 marzo, ha affrontato, tra l’altro, due temi rilevanti: Il nuovo “Quadro di Indirizzi” per il riconoscimento, la regolamentazione e il controllo delle scuole di formazione al giornalismo e il nuovo “Codice di Deontologia” proposto dal Garante della Privacy.

SCUOLE DI GIORNALISMO

Il Quadro di Indirizzi è stato elaborato dal Comitato Tecnico Scientifico (CTS), il gruppo del Consiglio preposto alle Scuole e alla Formazione. Ricordiamo che da quest’anno la Formazione, diventata obbligatoria per legge, è uno dei cardini di questa consigliatura.

Il pensiero di Senza Bavaglio, per la verità, è che In un mondo editoriale in cui non si assume quasi più nessuno, dove il mercato del lavoro e la profonda crisi editoriale portano a prepensionamenti, licenziamenti, cassa integrazione, contratti di solidarietà, disoccupazione di massa, sia quantomeno singolare che le Scuole riconosciute dall’Ordine diano il praticantato e permettano quindi l’accesso all’esame di Stato, creando di fatto giornalisti professionisti pronti ad entrare nel mercato del lavoro, perlopiù come “inoccupati”. Ma tant’è.

Il CTS ha comunque svolto un lavoro di tutto rispetto che alza la qualità delle Scuole di Giornalismo. La nuova normativa, più restrittiva ed esigente, farà in modo che solo chi darà garanzie di eccellenza nell’insegnamento potrà continuare a fregiarsi del riconoscimento dell’Ordine. Le Scuole quindi continueranno a esistere, ma dovranno davvero essere in grado di rispettare i principi e gli indirizzi e saranno sottoposte a regolari verifiche da parte del CTS.

CODICE DEONTOLOGICO

Il nuovo Codice Deontologico proposto dal Garante pesa invece come un macigno sulla professione. Senza dubbio destano perplessità alcuni aspetti relativi al principio di lealtà, alla tutela dell’identità personale, al diritto all’oblio, alla diffusione delle immagini, alla cronaca giudiziaria, agli atti del procedimento e mezzi di ricerca della prova, agli archivi personali e alle banche dati di uso redazionale.

Data l’importanza della materia, il Consiglio ha formato una commissione che ha redatto un documento di risposta al Garante, approvato poi all’unanimità, in cui si richiede più tempo per un serio approfondimento della materia.

LA CHIAREZZA DI KATIA MALAVENDA

Non dimentichiamo che la divulgazione di questo Codice ha scatenato la categoria, con prese di posizione molto dure da parte dell’Unione Cronisti. C’è stato anche l’intervento sul Corriere della Sera di uno dei più esperti e preparati avvocati penalisti italiani, l’avvocato Caterina Malavenda.

Dall’intervento dell’avvocato si evince in modo chiaro come questo nuovo Codice sulla Privacy, se diventasse effettivo, potrebbe risultare molto pericoloso per la libertà di stampa e renderebbe assai complicato lo svolgimento della professione di giornalista.

LA DIFESA DEI POTENTI

Basterebbero questi stralci dell’intervento dell’avvocato Malavenda per far capire la gravità della questione. A proposito dell’oblio: “Una coltre di silenzio potrebbe calare così sul passato di personaggi pubblici, ancora sulla scena e certo pronti a sostenere che una certa vicenda o un’antica condanna siano oramai acqua passata e a chiedere pesanti sanzioni per chi abbia osato rivangarle. Davvero sorprendenti sono poi i limiti introdotti, per via amministrativa, alla cronaca giudiziaria, là dove persino la politica si era fermata.

TAPPARE LA BOCCA E SPUNTARE LA PENNA

Così il giornalista dovrà tacere l’identità di chi è stato sentito in un procedimento giudiziario, a meno che sapere chi è non sia necessario per comprendere la notizia; ma soprattutto e questa volta senza nessuna eccezione, non dovrà consentire l’identificazione delle persone, a qualunque titolo citate negli atti del procedimento, ma non coinvolte, mentre nel citare gli indagati, “valuta comunque i rischi”. Non è peregrino immaginare la schiera di coloro che sosterranno, a pieno titolo, l’inutilità e, quindi, la illegittimità della diffusione della loro identità.”…….omissis……….

“La struttura del nuovo Codice è, dunque, omogenea, una somma di divieti chiari e di facoltà di deroga, dai contorni assai sfuggenti e dalla cui corretta  interpretazione dipenderà la sorte del giornalista.”……..

DIFFONDERE I SEGRETI

Noi pensiamo che sarebbe bene che tutti ricordassero quello che ha scritto il giornalista argentino Horacio Verbitsky: “Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia, il resto è propaganda”.

E comunque una stampa meno libera vuol dire un Paese meno libero.

Nella classifica mondiale della libertà di stampa del 2013 l’Italia è al 57° posto, ben lontana da tutti gli altri Paesi europei. Se passasse questa proposta del garante scenderebbe ancora più giù.

 

Simona Fossati, Nicoletta Morabito, Alessandra Fanelli
Consiglieri Nazionali Ordine dei Giornalisti
Senza Bavaglio
www.senzabavaglio.info

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