RCS/Parentopoli e Sindacalopoli al Corriere?

In Rcs non si fermano i tentativi per assicurare un “posto al sole”, ovvero nel quotidiano di via Solferino, a chiunque possa vantare qualche tipo di benemerenza. Termine, quest’ultimo, da usare fra virgolette, perché quelli di cui si tratta sono meriti piuttosto particolari, che poco hanno a che vedere con la professionalità e molto, invece, con l’attività sindacale o addirittura con i legami di parentela.

Da qualche giorno circola con insistenza la voce che fra i giornalisti dei periodici in predicato di approdare al Corriere vi sarebbero un membro del CdR e una parente molto prossima di un giornalista del quotidiano, la cui assegnazione avverrebbe, a quel che si sa, al di fuori delle specifiche competenze.

Due casei emblematici di ciò che può fiorire sul terreno inquinato del pessimo accordo firmato nel febbraio scorso fra RCS e il CdR dei periodici assistito dal vicesegretario della FNSI (e dipendente RCS) Daniela Stigliano. E le cui perverse conseguenze rischiano di coinvolgere, suo malgrado, anche il CdR del quotidiano, il quale, per allontanare giustamente da sé ogni sospetto di complicità, è già stato costretto ad alzare la voce con un durissimo comunicato emesso a ridosso della firma dell’intesa.

Ora il CdR del Corriere sarà chiamato a un’attenta opera di vigilanza, in nome dei principi di equità e trasparenza e in difesa del proprio buon nome.  L’accordo della periodici – lo ricordiamo per chi si fosse perso le precedenti puntate –  contiene palesi elementi di discriminazione che mirano a favorire alcuni giornalisti a danno di altri.

I privilegiati sono i redattori del Mondo, testata che ha cessato le pubblicazioni. Per cinque di loro l’accordo prevede il passaggio al Corriere entro pochi mesi. Il privilegio, che inizialmente era stato giustificato con la prossima nascita di un’iniziativa editoriale su temi economici, si è rivelato, dopo la smentita sull’esistenza di un tale progetto arrivata direttamente dal direttore del quotidiano, appunto un privilegio, privo di qualunque fondamento oggettivo.

Un beneficio doppio, peraltro, perché non solo apre ai prescelti del Mondo le porte del primo quotidiano italiano, ma li esonera anche dal contratto di solidarietà in vigore nei periodici, assicurando loro pieno stipendio. Ma il Mondo è la testata in cui lavorano sia Stigliano sia il membro più “influente” del CdR periodici.

Il sospetto che dietro la garanzia di un passaggio al Corriere si nascondesse una sorta di “sindacalopoli”, ovvero uno scambio fra l’azienda e chi ha agevolato un accordo che ne recepisce per intero i desiderata, è stata verosimilmente all’origine della dura presa di posizione del CdR del Corriere che (insieme alla denuncia di Senza Bavaglio sul conflitto d’interesse) ha obbligato Stigliano a dichiarare pubblicamente la propria rinuncia a un eventuale trasferimento (ci si domanda, del resto, quale avrebbe potuto essere l’apporto al quotidiano di un vicesegretario impegnato quattro giorni su cinque in vertenze e incontri istituzionali).

Per i giornalisti dei periodici l’esistenza di una “sindacalopoli” è più di un sospetto: in via Rizzoli è ancora vivo il ricordo del passaggio a Io donna, allora il periodico di punta della casa, di tre componenti del CdR che firmò l’accordo sulla cassa integrazione per oltre 100 giornalisti.

Era il 1995 e uno dei tre è l’attuale presidente della Lombarda. Tornando a oggi, accanto al capitolo delle ricompense per meriti sindacali, rischia di aprirsi quello della meritocrazia fondata sulla parentela di cui si parla in questi giorni. Che cosa ne diranno i giornalisti della periodici che, non avendo congiunti al quotidiano, sono costretti nella UOR? Come reagiranno? Sarà questa la goccia che fa traboccare il vaso, spingendoli a impugnare un accordo che, creando una corsia preferenziale per alcuni, nega ogni principio di uguaglianza fra i dipendenti?

Senza Bavaglio
www.senzabavaglio.info
twitter @sbavag

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