Expo 2015: messa a punto del “modello Italia”

Nel luglio 2013 su tutti i giornali nazionali e locali veniva strombazzato il raggiunto accordo sindacale per le figure professionali che lavoreranno nell’Expo 2015. L’aggettivo “storico”, ovviamente, si sprecò nelle dichiarazioni pubbliche, a partire da quelle dei rappresentanti del governo: Letta e Giovannini in testa. Addirittura questi ultimi dissero che quell’accordo doveva costituire da modello per le relazioni sindacali nell’intero paese anche per il futuro. Pensate che quell’accordo prevede che i più sfortunati, cioè quelli che non potranno disporre di una raccomandazione di livello, verranno classificati come “stagisti” e guadagneranno 516 euro al mese (diconsi cinquecentosedici euro al mese) più un buono pasto di 5 euro (sì e no un panino e una minerale). Per gli altri sono state previste altre deroghe alla normativa nazionale, il tutto per garantire la buona riuscita dell’evento e la diffusione del Made in Italy. Chi scrive, il quale, come avrete ormai capito, è fissato per certe cose, all’epoca scrisse un “gessetto” nel quale si augurava almeno che la corruzione mostrasse nella circostanza la stessa morigeratezza dei lavoratori, sarebbe comunque stata una consolazione. E invece …

E invece, le cronache giudiziarie di questi giorni ci fanno purtroppo capire che il sistema corruttivo è pienamente all’opera con tutta la virulenza di cui è capace in Italia. Quindi il modello è ora chiaro: bisognava risparmiare il più possibile sul costo del lavoro per dilatare il più possibile la corruzione, perché ogni euro sottratto al lavoro avrebbe incrementato il “bottino” destinato alla corruzione e all’arricchimento di politicanti e faccendieri. E diventano chiare anche le dichiarazioni dei nostri governanti dell’epoca che “il modello contrattuale Expo 2015 deve essere esteso all’intero paese”: cioè in tutta Italia i salari devono essere ridotti per lasciare più risorse alla corruzione, perché effettivamente gli imprenditori cominciano a non farcela più a reggere questo sistema corrotto e allora bisogna dare loro una mano. Ma diventa poi particolarmente evidente, lampante, la verità contenuta nel motto “l’Expo 2015 servirà a promuovere il Made in Italy nel mondo”. Effettivamente quello che in questo periodo riesce meglio al nostro paese, e che riscuote ampi “riconoscimenti” all’estero, è proprio la corruzione. E’ diventata il vero Made in Italy. Abbiamo quote di mercato ragguardevoli, in Europa addirittura giungiamo al 50% secondo i dati della Commissione Ue. E Milano, che è stata la protagonista del “miracolo italiano” degli anni cinquanta e sessanta, si sta qualificando sempre di più come la protagonista di quest’altro particolarissimo “miracolo italiano”, e sta proseguendo la tradizione inaugurata dalla “Milano da bere” del craxismo, proseguita dall’arricchimento spregiudicato e dal lusso trimalcionesco del berluconismo, e consolidatasi con l’affarismo sanfedista di Comunione e Liberazione e l’arraffamento plebeo della Lega.

A volte discutendo tra amici spunta la domanda “ma questi corrotti si rendono conto che stanno mandando il paese alla rovina?”. Cari amici, a questi signori non gliene importa un fico secco dell’Italia, per il semplice motivo che i soldi intascati, il giorno dopo sono già diventati dollari, sterline e yen. Quindi della rovina del nostro paese se ne fanno un baffo, anzi ci potrebbero pure guadagnare con il futuro cambio se l’Italia dovesse collassare.

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