La riunione del direttivo della Lombarda dello scorso martedì 18, dedicata quasi per intero al bilancio e a una panoramica delle molte e pesanti vertenze sindacali in atto con gli editori, a causa di impegni del presidente collega Giovanni Negri è terminata prima che io potessi porre alcune questioni relative al Circolo della Stampa. Le pongo ora, con riserva di esporle al prossimo direttivo.
1) – Proprio la stessa pesante realtà delle ben 70 trattative in atto con gli editori – e in particolare quella con il gruppo RCS, gruppo editoriale storico e centrale non solo per Milano e non solo perché proprietario del Corriere della Sera – sta a indicare che chi si deve occupare di vertenze sindacali non può purtroppo occuparsi d⒠altro. La collega Daniela Stigliano è vicesegretario nazionale della FNSI, veste nella quale si occupa di vertenze sindacali molto impegnative come quella appunto con la RCS, inoltre se non sono male informato ricopre anche un incarico sindacale giornalistico di livello europeo. E⒠ evidente l⒠inopportunità per chiunque di cumulare questi incarichi almeno in una fase occupazionale drammatica come quella attuale e di pesante crisi dell⒠editoria.
2) – Il Circolo della Stampa ha perso molta dell⒠importanza che ha sempre avuto per il mondo culturale milanese, per il quale era il punto di riferimento più importante. Il Circolo ha cioè bisogno di una cura da cavallo per recuperare il molto che ha perso del proprio ruolo. E⒠ quindi inopportuno che chi è alle prese con un simile impegno, da non prendere né sottogamba né come routine.
A giudicare anche dal bilancio della Lombarda, non pare che il Circolo brilli per iniziative nuove, in particolare di grande respiro. Peraltro, mi pare evidente che una associazione che si ponga obiettivi di larghe vedute, anche culturali e di espressione del meglio della società di una metropoli, meglio sarebbe che venisse diretta da una personalità in grado di avere anche rapporti di alto livello, qualitativi e significativi. Meglio un direttore di giornale, uno scrittore di fama o comunque una personalità della cultura, che un Pino Nicotri della Lombarda o foss’anche della FNSI. I compiti di un sindacalista infatti hanno orizzonti diversi, necessariamente più angusti, di chi si occupa di società, comunicazione in senso lato, e di cultura intesa come sua produzione, comunicazione e divulgazione. Un sindacalista ha necessariamente rapporti prevalenti nel mondo dell’editoria giornalistica e in quello delle associazioni regionali della stampa. Nel mondo cioè dell’industria e del settore e del mondo dei suoi occupati. Mondi che non bastano certo per fare del Circolo della Stampa ciò che era una volta e che deve tornare a essere oggi e domani.
A suo tempo ho sostenuto la candidatura della collega Stigliano alla direzione del Circolo anche contro molti pareri in Senza Bavaglio, ritenevo infatti che candidare una donna fosse un segno comunque positivo. L’acuirsi della crisi nel mondo del giornalismo e l’ulteriore perdita di peso milanese del Circolo hanno però dimostrato che tenere assieme due responsabilità così diverse non è possibile. Si rischi solo il logoramento in due settori anziché il forte rilancio o anche solo l’adeguata conduzione di entrambi.
3) – Data la sempre più allarmante situazione occupazionale, insistere a volere che la direzione del Circolo sia affare del sindacato e delle sue componenti appare ormai incomprensibile agli occhi della quasi totalità dei colleghi. Il Circolo appare, più esattamente, come una delle prede da spartirsi, quando invece dovrebbe essere quanto di più super partes ci possa e debba essere.
4) – L’anno prossimo a Milano si aprono i battenti dell’Expò, che non dimentichiamo è nata e cresciuta come Esposizione Universale, per giunta di natura non commerciale. Non si tratta cioè di qualcosa del livello di una fiera, foss’anche la Fiera di Milano, ma di qualcosa di enormemente più grande, impegnativa e responsabilizzante.
Non so se sia vero che la città di Milano è in ritardo nel portare a termine tutte le opere e gli impegni necessari per non sfigurare e per realizzare un’edizione di alto livello dell’Expò. Quello che è certo però è che il Circolo della Stampa non s’è neppure posto il problema di come e cosa fare per diventare ed essere degnamente il punto di riferimento della gran massa di colleghi anche stranieri che verranno a Milano per occuparsi dell’Expò.
C’è il rischio che le sale stampa, i centri Internet e quant’altro dell’Expò finiscano con l’eclissare la stessa esistenza del nostro Circolo della Stampa agli occhi dei colleghi stranieri inviati a Milano per l’esposizione universale. Quando invece proprio l’Expò dovrebbe e deve assolutamente essere l’occasione per il rilancio del Circolo facendogli assumere anche notorietà, ruolo e importanza di livello ben più che milanese. Detto in termini più crudi, c’è il rischio che di questo passo ci si riduca al livello più o meno di un dopolavoro o di una bocciofila.
5) – Infine: propongo di cambiare il nome: non più Circolo della Stampa, ma Circolo del Giornalismo. La stampa infatti è ormai in via di veloce superamento da parte dell’online. Non c’è testata che non abbia una sua edizione online. Mentre invece ci sono sempre più testate e siti giornalistici che non hanno un’edizione stampata, cioè cartacea.
Già al XXIV congresso nazionale della FNSI, tenuto a Saint Vincent nel novembre 2004 – long time ago! – proposi di cambiare il nome della FNSI in FNGI: da Federazione nazionale della stampa italiana a Federazione nazionale del giornalismo italiano. Oltretutto, a ben vedere, la stampa è affare anche se non soprattutto di editori, mentre il giornalismo invece è anche e soprattutto affare di noi giornalisti. La mia proposta, con annessa spiegazione, venne accolta come cosa balzana, tanto che non venne neppure raccolta, non venne cioè messa in votazione.
Sono passati 10 anni. Che hanno dimostrato quanto sia stato infelice quel fare spallucce. In questi anni è infatti emersa con sempre maggiore evidenza tutta l’arretratezza del vertice della FNSI di fronte alla realtà moderna del giornalismo e dell’editoria giornalistica, ai loro cambiamenti e alle sfide che comportano. Anzi, che impongono.
Pino Nicotri
Senza Bavaglio
Membro del direttivo della Lombarda
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