E alla fine è sceso in campo Siddi in difesa di Stigliano. Come? Da buon giornalista, con un elenco di fatti e circostanze che provano senza ombra di dubbio la correttezza e la bontà del di lei agire sindacale, penserete. E invece no.
Lo fa con un comunicato nel quale, in mezzo a un diluvio di livorosi insulti nei nostri confronti, scrive che Stigliano è “valorosa”. Proprio così. Neppure competente, preparata, esperta; al limite, combattiva: aggettivi che hanno una loro concretezza, anche in rapporto all’azione sindacale. No, per Siddi Stigliano è valorosa. E se lo dice lui, non resta che credergli.
Ma il valore di qualcuno lo si misura sui risultati. E noi che alle parole del segretario della FNSI preferiamo i fatti, ci limitiamo ad osservare che, fra le vertenze aperte nell’ultimo anno dai grandi gruppi, quella di RCS è l’unica che si è chiusa sui numeri con cui si era aperta. Cioè, quelli chiesti dall’azienda.
Gruner und Jahr aveva inizialmente dichiarato 34 esuberi ma l’accordo si è chiuso su 17; alla Domus, nonostante le polemiche nate con il sindacato aziendale, si è comunque arrivati a un dimezzamento delle cifre. Ottenendo, in entrambi i casi, il proseguimento delle pubblicazioni di alcune delle testate che i due editori avevano intenzione di smantellare.
In RCS, invece, la vertenza aperta un anno fa con la dichiarazione di vendita o chiusura di 10 periodici e di 115 esuberi si è chiusa a luglio con la soppressione di 5 testate, la vendita delle altre 5, e 107 esuberi. E la differenza nel numero degli esuberi, per quanto ridicola, non è neppure attribuibile alla negoziazione del “valoroso” sindacato aziendale e nazionale guidato da Stigliano, ma il banale risultato della sottrazione di dimissioni e prepensionamenti intervenuti nel frattempo.
Insomma, RCS, unico caso nella grande editoria, ha portato a casa il 100 per cento delle sue richieste. Le redazioni vendute sono finite alla PRS, dove stanno lavorando in condizioni che definire difficili è un eufemismo, mentre per i giornalisti delle testate chiuse il sindacato ha accettato che venissero dichiarati “esuberi strutturali” e messi in CIGS a zero ore. Un grande risultato, degno di una sindacalista di razza.
E veniamo all’accordo di questi giorni. Viene sbandierato come un successo l’aver ottenuto l’applicazione del contratto di solidarietà, che consentirà ai giornalisti in cassa integrazione di ritornare al lavoro, grazie al sacrificio economico di tutti. Ma in quali condizioni avverrà il loro rientro?
Come abbiamo già scritto verranno collocati in unità redazionali tematiche, tutte sotto un’unica direzione (!), e chiamati a fornire pezzi ai diversi giornali dell’azienda. Ma quel che è peggio, è che anche con il nuovo accordo restano esuberi strutturali, quindi, per definizione, destinati a uscire. A meno che, nell’arco dei due anni, non si liberino posti stabili nelle redazioni residue o in nuovi progetti.
Perché si capisca quali chance ci siano perché ciò avvenga, si guardino i numeri: 34 esuberi strutturali, 7 testate rimaste, 0 progetti. Nelle testate superstiti, peraltro, vi sarebbero, scritto nero su bianco nell’accordo negoziato da Stigliano, 20 esuberi “congiunturali”.
Dunque, riassumendo, in 7 giornali che già avrebbero 20 giornalisti di troppo, dovrebbero trovar posto, nei prossimi due anni, 34 colleghi. Nemmeno con un miracolo.
E i 15 prepensionamenti previsti, su cui i poveri ex CIGS contano per un rientro in una redazione vera, più o meno lo sarebbero, un miracolo. In realtà sono molto più che incerti; basti dire che nell’accordo di questi giorni è stata inserita una clausola di garanzia per coloro che, negli ultimi mesi, hanno già dato le dimissioni in attesa del prepensionamento. Se il trattamento non sarà concesso l’azienda si impegna a riassumerli. Ma RCS potrebbe sempre chiedere che vadano a scalare dai 20 esuberi già dichiarati all’interno delle testate sopravvissute.
Ma ancora una volta, a dare la misura del “valore” del negoziatore, è la differenza fra richieste aziendali ed esito della trattativa. Una distanza, anche in questo caso, pari a zero: 72 sono gli esuberi dichiarati da RCS, fra strutturali, congiunturali e “temporaneamente congiunturali” (ah le gioie del sindacalese!) e registrati a verbale.
Un buon accordo, oltre che a una riduzione dei numeri complessivi, avrebbe dovuto ottenere una distribuzione degli esuberi nelle redazioni rimaste, anche nella forma dell’assegnazione temporanea: un incremento degli organici per consentire la riduzione del tempo di lavoro previsto dal contratto di solidarietà. Che è poi il modo in cui tipicamente viene applicato questo strumento.
Non solo: da una ricognizione fatta nelle redazioni era risultato che alcune sono già sotto organico e stanno impiegando giornalisti non contrattualizzati (un’informazione che forse potrebbe interessare gli ispettori dell’INPGI). Insomma, un “valoroso” sindacalista strade da percorrere in alternativa all’aberrazione delle UOR ne avrebbe trovate, anche tenendo ferma l’entità dei risparmi chiesta da RCS.
Invece con questo accordo si è concessa all’editore la vittoria su due punti cruciali: l’impostazione di un nuovo modello organizzativo, che disarticola e perciò indebolisce ulteriormente le redazioni, e il riconoscimento di 34 esuberi strutturali
Ci sembra evidente che la valorosa sindacalista non sia in grado di condurre efficacemente una trattativa, specie, vorremmo aggiungere, se si tratta di RCS, l’azienda di cui è dipendente.
Come abbiamo già scritto, per non incorrere in un conflitto d’interesse, Stigliano avrebbe dovuto farsi da parte e lasciare ad altro dirigente sindacale il compito di condurre questo negoziato. Altrimenti i sospetti sono inevitabili. Soprattutto se si guarda al trattamento di favore riservato alla redazione de il Mondo, giornale per cui Stigliano lavora – e nel quale è impiegato, guarda caso, anche un membro del CdR aziendale – e che cesserà le pubblicazioni a fine febbraio.
A differenza dei giornalisti delle testate chiuse in luglio messi senza troppi complimenti in cassa integrazione a zero ore, ai colleghi del Mondo viene riservata la qualifica di “esuberi temporaneamente congiunturali” e per cinque di loro si aprono più o meno subito le porte del Corriere. Un privilegio privo di motivazione, visto che direzione e CdR del quotidiano hanno smentito che vi siano progetti in ambito economico.
Ma anche se tali progetti vi fossero, chi stabilisce che fra gli altri giornalisti rimasti senza testata non vi siano colleghi in grado di occuparsi di economia? Non sarebbe stato più onesto e trasparente lasciar decidere al direttore, come peraltro prevede l’articolo 6? Invece nell’accordo negoziato da Stigliano si stabilisce che i cinque redattori debbano provenire esclusivamente dal Mondo. Se non è conflitto d’interesse questo.
E, a quanto sembra, non siamo più gli unici a pensarlo. Pare che la conduzione della vicenda RCS non sia piaciuta troppo neppure a Nuova Informazione, componente sindacale che non può certo definirsi pregiudizialmente critica verso Stigliano, dal momento che sono suoi alleati ai vertici della FNSI e in Lombarda.
Guido Besana ha scritto un commento decisamente critico, che si concludeva con la richiesta a Siddi di smentire, attraverso un comunicato e “i testi dell’accordo”, le voci di un uso privato della vertenza. Un comunicato in cui Stigliano viene definita “valorosa” e un testo dell’accordo che favorisce i giornalisti della testata in cui la sindacalista lavora non ci sembra che soddisfino la richiesta di Nuova Informazione. Besana e N.I. che cosa ne pensano?
Vicende come questa fanno male all’immagine del sindacato. Per questo riteniamo indispensabile e urgente che la Federazione si doti di un regolamento che regoli il conflitto di interesse e vieti a un dirigente sindacale di occuparsi delle vertenze che riguardano l’azienda di cui è dipendente.
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