A quanto scritto da Daniela Stigliano sul sito di Franco Abruzzo in risposta alla nostra lettera aperta del 7 febbraio, abbiamo replicato dicendo che eravamo tutti pronti a firmare le nostre dimissioni, controfirmate dall’azienda, alle condizioni secondo lei valide in base agli accordi (“con riserva e con clausola di nullità e conseguente rientro in attività, nel caso non si perfezioni il prepensionamento da parte dell’Inpgi”), assistiti dai rappresentanti sindacali presso la Lombarda che hanno seguito le varie fasi dell’accordo.
Ma eravamo anche certi che la nostra proposta sarebbe caduta nel vuoto. Così è stato, a dimostrazione che quanto scritto da Daniela Stigliano era privo di qualunque fondamento e non era previsto nell’accordo da lei sottoscritto con l’azienda: gli avvocati dei colleghi Hearst in cassa integrazione avevano già proposto alla casa editrice questa via d’uscita dall’impasse, ovvero una lettera di dimissioni con una clausola di garanzia controfirmata dall’azienda. I vertici Hearst avevano rifiutato.
La dichiarazione di Stigliano non avrebbe potuto avere alcun seguito e così è stato, i quattro “giornalisti Hearst in possesso dei requisiti” continuano a giacere in cassa integrazione.
A rendere la questione ancora più problematica, un altro fatto: in Hearst è in corso da gennaio un’ispezione del Ministero del lavoro volta a verificare la correttezza di tutti i requisiti e delle procedure inerenti la richiesta di prepensionamenti. Conseguenze? Ulteriori ritardi si accumulano sui tempi della firma ministeriale che renderà effettivo l’accesso al prepensionamento.
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