RCS/Smantellato il gruppo a casa i giornalisti. E il sindacato sta a guardare

Questa mattina i 168 giornalisti della RCS Periodici sono chiamati a votare un verbale d’accordo che prevede l’adozione di un contratto di solidarietà (al 30 per cento) contestualmente all’avvio di un nuovo stato di crisi. E questo per far fronte ai nuovi esuberi (77) chiesti dall’azienda, pochi mesi dopo averne ottenuti altri 98, a seguito della chiusura e cessione di 10 testate. Ma nel frattempo le testate liquidate sono diventate 20.

Sono necessari alcuni spunti di riflessione prima del voto:

Con il primo stato di crisi (novembre 2009) la RCS ha ottenuto che l’organico minimo di funzionamento delle redazioni dell’area Periodici venisse abbassato a 195-198 unità, con la conseguente uscita di 34 giornalisti tramite incentivi e prepensionamenti forzati.

Con il secondo stato di crisi (ottobre 2011) questo organico minimo è stato ridotto ulteriormente a 178 unità, con l’uscita di altri 18 giornalisti.

Violando gli impegni sottoscritti con le controparti sindacali, lo scorso giugno RCS ha nuovamente annunciato degli esuberi, a seguito della decisione di chiudere e cedere complessivamente 10 testate. E così a partire dall’agosto 2013 sono usciti altri 98 giornalisti; di questi 37 si trovano ancora oggi in cassa integrazione.

Ma neanche quest’ennesima misura di «efficientamento» è bastata. Perché lo scorso novembre, quattro mesi dopo aver sottoscritto un accordo che oltre ai tagli prevedeva impegni di investimento nella testate core (con «verifiche a cadenza trimestrale», si scriveva nel verbale d’accordo) ecco che RCS ha chiesto altri 9 esuberi nell’area infanzia (Sfera), a seguito della chiusura di altre due testate.

Dopo di che ora arriva un ulteriore annuncio di 23 esuberi nelle 6 testate sopravvissute al totale smantellamento del settore periodici (Io Donna, L’Oggi, Amica, Dove, Style, Living).

Sì perché nel frattempo, senza che arrivassero mai comunicazioni ufficiali e prese di posizione da parte del sindacato, RCS ha chiuso altre 10 testate, da ultimo Il Mondo e Abitare. 10 testate che si vanno ad aggiungere alle altre 10 liquidate lo scorso agosto.

Con il risultato che ai 37 giornalisti ancora in CIGS andranno ad aggiungersene altri 23+9+18 (le redazioni del Mondo e Abitare), per un totale di 50 colleghi. Sono 87 esuberi, dopo i 52 già incassati nei due stati di crisi precedenti. E fanno 139 in tutto.

A questo punto sorge spontanea la domanda: esiste per RCS ancora un organico minimo di funzionamento per l’area Periodici, e se sì qual è, e quali testate comprenderebbe? E se dovesse partire un terzo stato di crisi (caso unico nel panorama editoriale di ristrutturazione aziendale pagata con i soldi dei contribuenti per sei anni di fila), come prevede il verbale d’accordo che oggi sarà sottoposto al voto dell’assemblea, è disponibile RCS a impegnarsi a mantenere un organico minimo di funzionamento dell’area Periodici per i 24 mesi successivi? O si vuole invece procedere allo smantellamento definitivo di tutto il settore, con l’eccezione di quelle testate che si appoggiano al Corriere (Io Donna, Dove, Style, Living), coerentemente con quanto vagheggiato dal management, con la teoria dei rami che si appoggiano all’albero, i canali verticali, e altre favolate simili?

Ma allora che si dica chiaramente che questo ennesimo piano di ristrutturazione – dopo che negli ultimi 12 mesi il numero di testate periodiche è sceso da 32 a 12 – è solo un passaggio intermedio di un’operazione che punta a una «soluzione finale», con la conseguente liquidazione a breve delle 6 testate di Sfera, dell’Oggi e di Amica.

Così che ognuno in assemblea possa fare le valutazioni migliori con la consapevolezza di ciò che l’attende. Senza essere ulteriormente preso in giro.

Senza Bavaglio
www.senzabavaglio.info
twitter @sbavaglio

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