E’ stato reso noto il primo rapporto dell’Ue sulla corruzione. E’ inutile dire che l’Italia ne esce malconcia, e questo non tanto per la posizione in classifica nelle ultimissime posizioni con Romania, Bulgaria e Grecia, visto che era già nota, ma per tutte le considerazioni di contorno.
L’immagine che ne esce è quella di un paese allo sbando, governato da una classe politica corrotta e collusa. Un paese dove il potere politico anziché agevolare l’opera di quei pochi organi che ancora combattono quel cancro della democrazia e dell’economia, cerca in tutti i modi di mettere il bastone tra le ruote. Un paese dove le “grandi opere” costano un multiplo di quanto costano negli altri paesi e nessuno se ne cura di capire il perché.
Chi ha la bontà di leggermi sa che indico nella corruzione la causa principale del declino italiano, da essa derivano il dissesto delle finanze pubbliche e il calo vertiginoso della produttività totale dei fattori. Ma proprio per questo, per evitare il rischio che possa essere considerato prevenuto, riporto di seguito alcuni passi del capitolo dedicato al nostro paese:
“In Italia i legami tra politici, criminalità organizzata e imprese e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono oggi tra gli aspetti più preoccupanti … Uno studio del 2010 a cura del “Center for the Study of Democracy” considera il caso italiano tra i più esemplari per capire quanto stretti siano i legami tra criminalità organizzata e corruzione. (Sentite ora) Secondo lo studio è soprattutto la corruzione diffusa nella sfera sociale, economica e politica a attrarre i gruppi criminali organizzati e non già la criminalità organizzata a causare la corruzione”;
“E’ degno di nota il caso di un parlamentare indagato per collusione con il clan camorrisitco dei casalesi … soprattutto per il riciclaggio di rifiuti tossici. Il Parlamento ha rifiutato ben due volte l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti, impedendone la carcerazione preventiva”;
“I tentativi di definire un quadro giuridico in grado di garantire l’efficacia dei processi e la loro conclusione nei casi complessi sono stati più volte ostacolati”;
“non esistono codici di comportamento per le cariche elettive a livello centrale o regionale. Quanto al conflitto di interessi non sono in essere specifici dispositivi di verifica”;
“I termini di prescrizione previsti dalla normativa italiana, sommati alla lunghezza dei processi … hanno determinato e determinano tuttora l’estinzione di un gran numero di procedimenti. La revisione della normativa che regola attualmente la prescrizione rientra tra le raccomandazioni specifiche per paese che il Consiglio [d’Europa] ha rivolto all’Italia a luglio 2013”;
“Nel solo caso delle grandi opere pubbliche la corruzione (comprese le perdite indirette) è stimata in ben il 40% del valore totale dell’appalto. Grandi opere di costruzione come quelle per la ricostruzione a l’Aquila dopo il terremoto del 2009, per l’Expo Milano 2015 o per la futura linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione sono viste, nella sfera pubblica, come particolarmente esposte al rischio di distrazione di fondi pubblici e infiltrazioni criminali”;
“Secondo gli studi, l’alta velocità in Italia in Italia è costata 47,3 milioni di euro al km nel tratto Roma-Napoli, 74 milioni tra Torino e Novara, 79,5 milioni tra Novara e Milano e 96,4 milioni di euro tra Bologna e Firenze, contro gli appena 10,2 milioni di euro al km della Parigi-Lione, i 9,8 milioni di euro della Madrid-Siviglia e i 9,3 milioni della Tokio-Osaka”; e mi fermo qui perché comincia a prendermi il volta stomaco. E pensare che per qualcuno il debito pubblico deriva dal fatto che “gli italiani hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità”.
Per quanto riguarda la cosiddetta nuova legge sulla corruzione, il rapporto la indica più come occasione persa che altro.
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